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Conoscere e praticare i santi segni
Un itinerario per gustare il sapore della vita, introducendo al mondo
dei segni liturgici: per consegnare alle nuove generazioni il fuoco dell’esistenza.
«Viviamo in un mondo di segni, ma la realtà che essi significano l’abbiamo perduta»: nel 1927 Romano Guardini scriveva un libricino prezioso su I santi segni, vergando pagine d’inarrivabile profondità. Franco Giulio Brambilla riprende e rivisita il tema da par suo, con gusto e linguaggio attuale, e ordina i “santi segni” raggruppandoli secondo la loro tonalità principale.
La mappa si apre con il segno della croce e si chiude con la benedizione.
Questi fanno da cornice a tre gruppi di segni connotati dal loro tratto prevalente: segni corporei sono segni che s’iscrivono nella postura del corpo (stare in piedi, inginocchiarsi, battersi il petto, alzare e imporre le mani). Il corpo infatti parla attraverso il suo linguaggio gestuale e verbale; segni creaturali che assumono elementi della creazione e del lavoro dell’uomo perché diventino significanti del loro dono di grazia (acqua, luce/fuoco, olio, pane e vino) e segni rituali, si tratta di simboli che provengono da elementi naturali o da creazioni umane in cui la Bibbia e la tradizione ecclesiale hanno riconosciuto un significato rituale (cero, cenere, incenso, vesti, campane), cui faranno seguito i segni temporali e quelli liturgici.
Ne risulta un percorso sorprendente, che rinnova sapientemente i simboli, nutrendone il senso alla fresca corrente della sacra Scrittura e della tradizione liturgica.
Si potrà approfondire la conoscenza dei simboli nel libretto del vescovo di Novara
Franco Giulio Brambilla, Praticare e narrare i santi segni, Queriniana, Brescia, 2020.
Per avere altri contributi con Video per i download, visitare il sito diocesinovara.it.
Tuttavia ricordo che è la pratica cristiana il grande canale con cui trasmettere di generazione in generazione la vita di fede, con i suoi segni sacri, che non sono dati solo per conoscere, ma anche per ben operare. Non basta spiegare i santi segni, ma il mezzo principale per trasmetterli è di insegnare a praticarli.
Per la mentalità biblica viene prima l’agire buono, trasmesso di padre e madre in figlio, perché è capace di introdurre al mestiere del vivere. È un sapere pratico, portatore di un senso che s’iscrive nel corpo, passa nell’orecchio attraverso il racconto, illumina la mente e scalda il cuore.
P. Vincenzo Di Blasio
PER SAPERE DI PIU’
Diocesi di Novara
Franco Giulio Brambilla
AUTORE
Franco Giulio Brambilla, Praticare e narrare i santi segni, pp.120. Queriniana, Brescia, 2020.