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Monaci benedettini sordi Effathà
Il Capitolo VI della regola benedettina tratta del silenzio, raccomandando moderazione nell’uso della parola, ma non proibisce la conversazione quando è utile o necessaria. Molti benedettini usano anche comunicare con i gesti. Soprattutto per non disturbare la lettura, durante i pasti vige la regola del silenzio per cui ci si può esprimere solo a gesti.
San Mauro (512 – 584) abate benedettino e successore di San Benedetto nel passato è stato considerato protettore dei sordi come lo è attualmente, specie in Gran Bretagna, san Giovanni di Beverley (morto nel 721) per aver insegnato a parlare a un sordomuto.
Monaco benedettino fu pure Beda il Venerabile (673 – 735) autore della Historia ecclesiastica gentis Anglorum (Storia ecclesiastica del popolo degli Inglesi). Estese i suoi studi e le sue ricerche sull’antica chironomia e i sistemi di mimica, di dattilologia e di alfabeti manuali nel suo libro De loquela per gestumdigitorum. Scrisse pure la vita di S. Giovanni di Beverley, suo maestro.
È da notare che benedettino fu anche, lo spagnolo Pedro Ponce de Leon (1520-1584), il primo grande educatore dei sordomuti.
Superati pregiudizi religiosi, nella Chiesa non sono mancati via via sacerdoti sordi (cento anni fa, nel 1921, a Bordeaux veniva consacrato sacerdote Giovanni Maria La Fonta) e sordi e sorde con i voti religiosi o aggregati alle comunità religiose, come gli Oblati della Piccola Missione per i Sordomuti.
Oggi sono sordi pure i monaci della comunità spagnola Benedettini EFFATHÀ (Huelva-Spagna), fondata nel 2005 dal trappista sordo P. Juanjo Santos. Essi vogliono seguire Gesù Cristo e il suo Vangelo vivendo la vita monastica secondo la regola di San Benedetto.
Questi monaci si dedicano alla preghiera in comune e con il linguaggio dei segni, per lodare la Santissima Trinità nella sua infinita misericordia.
Con ubbidienza svolgono anche attività lavorativa nel frutteto, nella fattoria, nella stampa e in altri laboratori, in base alla capacità di ognuno.
Non trascurano naturalmente la formazione spirituale.
Vivono in un ambiente di silenzio e di povertà, ma anche di gioia e di fraterna amicizia.
I monaci di Effathà pregano e lavorano per l’evangelizzazione dei sordi, magari utilizzando in vario modo il web e i social media. Dicono: “I sordi cristiani debbono evangelizzare”. Fanno ospitalità e sono aperti anche agli udenti che vogliono far parte della loro comunità.
P. Vincenzo Di Blasio
PER SAPERE DI PIU’
Sito Monjes de Effathà