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San Serafino da Montegranaro e l’eppheta
San Serafino da Montegranaro (1540-1604) laico cappuccino.
Peregrinò per tutti i conventi delle Marche e dimostrò sempre tanta bontà, povertà, umiltà, purezza e mortificazione. Nel 1590 Serafino si stabiliva definitivamente ad Ascoli Piceno.
Due i «libri» fondamentali per lui: il crocefisso e la corona del rosario con cui si faceva messaggero di pace e di bene. Aveva 64 anni e la fama della sua santità si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico. La morte lo colse il 12 ottobre 1604.
Dopo essere spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzò l’accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767 e si ricorda il 12 ottobre.
La sua tomba è ad Ascoli Piceno nella chiesa dei cappuccini.
Fece molti miracoli anche da vivo, tra questi si narra che guarisse anche dei muti e un sordo con la semplice benedizione del suo prodigioso crocifisso… “col suo Crocefisso segnò devotamente il giovanotto nella bocca, e dopo breve tempo la lingua cominciò a disnodarsi e proferì alcune parole. Alla prima benedizione Fra Serafino ne aggiunse una seconda e una terza, e come se egli avesse ripetuta la onnipotente parola eppheta di nostro Signor Gesù Cristo, il fanciullo ottenne piena e spedita la facoltà di parlare. Ne questi fu il solo muto guarito prodigiosamente dal santo”.
P. Vincvenzo Di Blasio.
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