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Coronavirus: Misure preventive per le persone con disabilità
In questi giorni una delle notizie più diffuse dai mezzi di comunicazione e che sta mettendo in allarme tutto il mondo coronavirus 1riguarda la diffusione del Coronavirus, un genere di virus che, nell’essere umano, causa infezioni lievi alle vie respiratorie con tosse e raffreddore, mal di gola, tosse, cefalea e febbre. Dai sintomi appena descritti sembrerebbe una semplice influenza ma in realtà nei casi più gravi può provocare delle infezioni, polmoniti, insufficienza renale e persino la morte. Così come scrive S.B per i siti FAND (federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e segnalato al Capo del Dipartimento per la Protezione Civile e all’Ufficio di Gabinetto del Ministro della Salute, le misure straordinarie adottate potrebbero avere un impatto sulle persone con disabilità. L’obbiettivo delle misure adottate è quello evitare l’insorgere di ulteriori problematiche vista la situazione di fragilità. La loro condizione di disabilità, infatti, li espone a un rischio maggiore rispetto a una persona che non presenta nessuna inabilità, tanto che si sta valutando se applicare le stesse precauzioni adottate negli enti pubblici e privati, scuole dove sono state sospese tutte attività, ai centri diurni per disabili visto che i fruitori non sempre sono in grado di seguire le misure preventive indicate dal ministero alla salute; per evitare il contatto tra le persone il ministero ha esposto la necessità di un supporto domiciliare per gli utenti e le loro famiglie evitando così anche l’interruzione dei servizi di riabilitazione. Altra richiesta della FISH, rivolta all’ufficio per le Politiche in favore delle Persone con Disabilità della Presidenza del Consiglio, riguarda l’adozione di canali di comunicazione e di assistenza idonei ai cittadini che presentano delle disabilità dove è compromessa la comunicazione come le persone con capacità uditive ridotta. Ancora la FISH, lamentando che i numeri preposti per l’emergenza coronavirus non possono essere utilizzati dalle persone sorde o con ipoacusia (lieve riduzione dell’udito dovuto a un danno o alla degenerazione di uno o più dei suoi componenti), e che non sono state previste delle modalità di comunicazioni alternative come l’e-mail oppure l’adozione della lingua dei segni italiana per consentire anche alle persone sorde di poter usufruire del servizio.
Andrea Fornaia. Fonte: dedalomultimedia.it
“Tenuto conto che le persone con disabilità sono anche quelle più a rischio durante situazioni di emergenza, qual è quella presente, l’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, anche dietro segnalazioni pervenute dalle associazioni maggiormente rappresentative delle persone con disabilità, ritiene opportuno che dei punti di seguito esposti sia tenuto conto in sede di diffusione di direttive alle Regioni e alle articolazioni del Sistema Nazionale di Protezione Civile per le aree di focolaio di COVID-19:
- Il DPCM 23 febbraio 2020 all’art. 1, comma 1, prevede la sospensione di attività pubbliche e private, con l’eccezione dei servizi essenziali e di pubblica utilità, secondo le modalità e i limiti indicati con provvedimento del Prefetto territorialmente competente. Potrebbero rientrare, tra i servizi essenziali, i cosiddetti Centri diurni per disabili, i quali però a causa della natura delle prestazioni erogate sono caratterizzati da un alto tasso di frequentazione (operatori, familiari e soggetti terzi). Le persone con disabilità, specie intellettive e del neurosviluppo, non sempre sono in grado di assumere comportamenti consapevoli ed idonei ad evitare o ridurre i rischi di contagio. Trattandosi, inoltre, di persone con particolari patologie, correlate alla loro disabilità, rappresentano una popolazione maggiormente esposta al contagio. Ciò premesso, è quindi da valutare se comprendere i Centri diurni nelle aree di focolaio tra le attività soggette a sospensione. Contemporaneamente però si renderebbe necessaria un’azione compensativa di supporto domiciliare per gli utenti dei Centri e i loro familiari, in modo da non far venire meno i servizi di assistenza essenziali.
- Lo stato di emergenza comporta l’adozione di misure straordinarie, di “quarantena”, che potrebbero indebolire la rete di assistenza, supporto e protezione destinata alle persone con gravissime disabilità o con forme di non autosufficienza che vivono al proprio domicilio. Fra questi rientrano spesso soggetti con genitori molto anziani, o che vivono in assenza di una adeguata rete di protezione familiare. Tali soggetti, in caso di quarantena, potrebbero avere maggiori difficoltà ad autogestirsi e a seguire le istruzioni delle Autorità. Sarebbe quindi opportuno, nei limiti che la situazione di emergenza consente, assicurare il maggior possibile coordinamento fra le strutture del Sistema Nazionale di Protezione Civile su base locale, le Asl, le strutture di assistenza e le associazioni su base locale, al fine di garantire il censimento, il monitoraggio e il supporto per tali casistiche.
- Riteniamo necessaria l’attivazione di canali di comunicazione e di assistenza al cittadino che consentano il superamento delle barriere alla comunicazione. In particolare: i numeri verdi telefonici che sono stati istituiti a livello centrale e regionale non possono essere utilizzati da persone sorde o con ipoacusia. Pertanto andrebbe affiancata una modalità di comunicazione via email per questa categoria di persone. Inoltre andrebbero previste traduzioni delle principali comunicazioni di emergenza in Lingua dei Segni Italiana per consentire l’accesso alle informazioni utili anche ai sordi segnanti.”
PER SAPERE DI PIU’
FISH
FAND
Emergenza Sordi