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Cristina Abrami: ognuno è perfetto

Nel gioco mi sento uguale agli altri. Cristina Abrami

Cristina Abrami ha 23 anni, abita a Civitanova Marche ed è una ragazza sorda. Sin da piccola ha praticato sport a livello agonistico e attualmente lavora come istruttrice di Beach Tennis e Paddle presso la palestra Energym Sport Center di Civitanova Marche. Nel 2018 è stata vice campionessa mondiale di Beach Tennis ed è campionessa italiana in carica di seconda categoria.

1) Che cosa significa per te essere sorda?
Non significa nulla. Io mi sento uguale agli altri.

2) Com’è stato crescere in una famiglia di udenti?
Più che altro bisognerebbe fare questa domanda ai miei genitori e cioè com’è stato crescere una figlia sorda. Posso dire che sono stata tanto amata, accettata e che i miei genitori hanno lavorato sodo, insieme a me, per far sì che io potessi sviluppare una buona proprietà di linguaggio e inserirmi bene nella società. Mi hanno aiutato tantissimo a sviluppare il mio talento nello sport.

Cristina Abrami viverefermo.it

3) Com’è stata la tua esperienza scolastica?
Sicuramente più faticosa degli altri. Per un ragazzo sordo è difficile la comprensione di un testo e l’esposizione di un argomento. Anche nella scrittura siamo penalizzati perché non abbiamo un lessico molto ricco. Inoltre la confusione in classe non aiuta. Bisogna essere più attenti degli altri ma con scarsi risultati. Mi capitava spesso di tornare a casa con il mal di testa.

4) Come viene percepita la sordità in una cittadina di provincia?
Onestamente non ho percepito nessuna differenza. Certo, da piccola non avevo molto amici.

5) Perché hai esordito con il tennis?
Perché i miei genitori hanno intuito il mio talento per la racchetta. Nonostante a cinque anni dicessi poche parole, mi hanno portato al circolo tennis di Civitanova Marche. Vedevano in me delle grandi potenzialità e volevano sapere dai maestri di tennis se avevano visto giusto. Fortunatamente anche loro sono stati bravi: sono stata una vera e propria scommessa per i maestri Luca Sbrascini e Mauro Rotilio. Il tempo ci ha dato ragione e sono entrata subito nell’agonismo.

6) Com’è nata la tua passione per il Beach Tennis?
Ho giocato a tennis fino all’età di quindici anni con ottimi risultati. A quel punto avrei dovuto fare più esercizi di atletica ma a quell’età non mi andava molto. Non mi piaceva farli sempre da sola e così mi sono stancata. Ho iniziato a giocare a Beach Tennis per correre sulla sabbia e poi mi sono innamorata di questo sport.

7) Che cosa si prova a essere una vice campionessa mondiale?
È una sensazione bellissima. Una grande soddisfazione che ti ripaga di tutti i sacrifici e dell’immenso lavoro svolto.

8) Quali sono oggi le sfide del tuo quotidiano?
Fare sempre il meglio. Per esempio nel mio lavoro di istruttrice: cercare di trasmettere la passione che ho per questo sport alle persone cui insegno, soprattutto ai bambini.

9) Che ruolo ha la LIS nella tua vita?
La Lingua dei Segni è entrata tardi nella mia vita perché appunto i miei genitori sono udenti. Ho fatto il primo livello di LIS a 20 anni per curiosità e per una possibilità di lavoro. Il mio intento è quello di proseguire e di conseguire il diploma di insegnante di LIS. Attualmente mi esercito frequentando ragazzi sordi.

10) Ti senti parte della comunità sorda?
Non del tutto.

11) Quali sono le tue aspirazioni per il futuro?
Come ho già detto vorrei proseguire il percorso della LIS e prendere il secondo livello di istruttore di Beach Tennis e Paddle. Questo nell’immediato.

12) Qual è il tuo motto?
Non mollare mai e seguire sempre i propri sogni anche se la strada a volte va in salita.

Michele Peretti. Fonte: viverefermo.it

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