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Nasce lo Sport «Silenzioso» Internazionale 1924
Ecco come si crearono i Giochi Sportivi Internazionali “Silenziosi”:
Il 16 agosto 1924, in un locale del «Café de la Porte Dorée», al 275 di Avenue Dumesnil, presso la Porte de Vincennes, a Parigi, si riunirono:
– Per la Francia i sigg.E.Rubens-Alçais e A. Bascoul;
– Per il Belgio i sigg. A. Dresse e W. Dedecker,
– Per la Gran Bretagna il Rev. Vernon Tones,
– Per l’Olanda i sigg. G.M Koudys e H. Nederlof,
– Per l’Ungheria il sig.A. De Szalay,
– Per l’Italia il sig. R. De Marchi,
– Per la Polonia i sigg.K. Wlortowschi e J.Chriniawski,
– Per la Romania il sig. J. Mendersohn,
– Per la Cecoslovacchia il sig. J. Riha.
I rappresentanti delle nove nazioni hanno eletto una commissione provvisoria, conferendo la presidenza della stessa a E. Rubens-Alçais e nominando segretario A.Dresse
E.Rubens-Alçais sottolineò la necessità della formazione di una Federazione sportiva internazionale di sordomuti e, dopo un fruttuoso scambio di vedute con gli altri membri della Commissione, fu stabilito di chiamarla «Comité International des Sport Silencieux», avente per scopo di stabilire un’intesa fra tutte le federazioni sportive di sordomuti esistenti a quell’epoca e in futuro.
E’ stato poi Antoine Dresse a esporre i principi che sarebbero serviti per redigere lo Statuto del nuovo organismo, sia per amministrarlo, che per istituire i Giochi quadriennali dei sordomuti.
Il Comitato esecutivo fu poi così costituito: Presidente E. Rubens-Alçais (Francia), Vice presidenti G.E Koudy (Olanda) e Rtha (Cecoslovacchia), Segretario-tesoriere A. Dresse (Belgio) Consiglieri: Rev. V. Tones (Gran Bretagna), Bascoul (Francia) e De Decker (Belgio).
Fu da quel primo evento internazionale, seguito dal giovane Emidio Pacenza, milanese di adozione e napoletano di nascita, come accompagnatore e primo tifoso di Roberto De Marchi, questi si diede da fare, a Milano per costituire una società sportiva e, com’egli stesso ha diagnosticato, «…per uscire da questo doloroso marasma – la vita dei sordomuti del tempo, secondo Pacenza, era paragonabile ad un grave decadimento confusionale che generava caos – e balzare alla luce del sole, per vivere una vita di moto, di lavoro e di perfezionamento morale, per poi venire a contatto con quelli che mal ci giudicano. Ma per avere una più giudiziosa considerazione da parte del consorzio umano è assolutamente necessario convertire i nostri stati d’animo rozzi e quasi selvatici in quelli della comprensione e del reciproco rispetto, con tanta fiducia e buona volontà».
Gli anni difficili di Pacenza e del C.S.S.I.
Nel 1928, nonostante il grande impegno profuso da Emidio Pacenza (nella foto), l’Italia non fu ammessa alla seconda edizione dei Giochi Mondiali Internazionali, dei sordi, perché ancora mancante di una propria organizzazione nazionale.
Pacenza, diede quindi vita, con altri volenterosi sordi del tempo, al Comitato Sportivo Sordomuti Italiani, ma per attuare quel progetto dovette scontrarsi con l’ostinata incomprensione di non pochi elementi del suo tempo, i quali non credevano nel valore sociale e morale dello sport fra i sordi, di cui egli era, invece, un tenace assertore.
Fu quindi la Società Sportiva Silenziosa, non esistendo ancora un organismo sportivo a carattere nazionale in Italia, a prendere con grande determinazione l’iniziativa di indire il primo incontro internazionale, di calcio, con la Svizzera, che già aveva una federazione elvetica, per costringere gli organismi sportivi competenti ad appoggiare l’idea della formazione di una struttura sportiva nazionale fra i sordomuti.
E’ stato dopo quell’incontro, che ebbe un’influenza grandiosa nell’opinione pubblica, che Pacenza volle a tutti i costi rendere operativo il Centro Sportivo Silenzioso Italiano, C.S.S.I., pertanto chiese la collaborazione diretta delle altre società sportive di Sordi che nel frattempo si erano costituite in Italia, come Genova, Torino e altre.
Gli anni della sua presidenza furono durissimi per Pacenza e per il suo staff di idealisti sportivi, costellato di molte amarezze e poche gioie. Una grande contentezza fu per Pacenza il contributo che riuscì ad avere da parte del Governo per permettere agli atleti azzurri, calciatori e ciclisti, di partecipare alla terza edizione dei Giochi Internazionali Silenziosi, a Norimberga (Germania) nel 1931. Per ottenere quel contributo, egli dovette sudare le proverbiali sette camice, cercando raccomandazioni a tutti i livelli e chiedendo l’intervento delle autorità politiche per sboccare la situazione. Ebbe pure il sostegno da parte del direttore del “Popolo d’Italia”, il maggiore giornale quotidiano del tempo, dove Pacenza lavorava, al quale egli aveva esposto i suoi timori e il desiderio vivissimo di dimostrare sul campo la gran forza degli sportivi sordi italiani.
L’organo del Comitato continuò poi a funzionare fino al 1953, quando l’istituzione dell’Ente Nazionale Sordomuti ne assorbì la competenza, assicurandone il finanziamento, e fu riformato con la costituzione della Federazione Sport Silenziosi d’Italia (F.S.S.I.), che era propriamente il Centro Nazionale dell’educazione fisica e sportiva dell’ENS, e tale rimase fino al 1990, quando fu sciolto per confluire nella nuova federazione, unificata con altre categorie sportive di disabili, di cui in questo libro racconteremo più avanti.
LO SPORT «SILENZIOSO» IN ITALIA
Primi contatti fra Milano e Genova
Non bastava la sola città di Milano: «…per avere lo sport fra i sordomuti» ma, avvertiva Pacenza, occorreva diffonderlo anche in altre città, per essere in grado di formare una squadra nazionale, e poter competere contro i sordi dell’estero che nello sport, come riteneva il fondatore dello sport silenzioso italiano, a quel tempo erano già «nel massimo splendore», e tale concetto il giovane lungimirante Pacenza lo dichiarò durante la seconda assemblea della Società Sportiva Silenziosa, tenutasi a Milano il 14 giugno 1925.
Grazie all’intensa propaganda di Emidio Pacenza, lo sport fra i sordi cominciò a prender vita e forma. A Genova il giovane Circolo Sportivo, annesso all’Associazione «O. Assarotti», sorto per iniziativa dello stesso Pacenza dopo un suo discorso di propaganda tenuto ad Alessandria l’anno prima. Quell’anno, 1926, si disputarono due incontri di calcio, uno con i Sordomuti dell’Istituto Assarotti l’altro con una società Sportiva composta di udenti, vincendo consecutivamente entrambe le partite per 1-2 – 1-0. Era evidente come lo sport fra i sordomuti cominciava a farsi strada e a dar segni di buona volontà e capacità e nonostante le differenze e il pessimismo di certi sordomuti che non avevano altro pregiudizio che quello di rendere meno colorata e gaia la vita della maggior parte dei sordomuti desiderosi di ascendere e di competere con gli udenti, ben sapendo che lo sport è l’unica arma e l’unica forza capaci di risvegliare tutti gli assopiti valori morali portandoli alla viva luce del sole della vita che opera e guarda all’avvenire migliore; ma ormai lo sport in Italia aveva la sua ragione di essere.
La Silenziosa di Milano era sulla strada dell’avvenire, avendo definitivamente sistemato la sua posizione disciplinando tutti gli esercizi sportivi sul vastissimo campo della Società Sportiva «Forza e Coraggio» dove si potevano praticare i diversi rami dello sport secondo l’inclinazione dei propri associati. Gli allenamenti di foot-ball erano eseguiti con squadre complete, rappresentate da udenti, e ciò era di buon auspicio per quei soci sordomuti che diventavano presto esperti con l’inizio del ciclo di competizioni nazionali e Internazionali.
Il Presidente della «Silenziosa», Pacenza, aveva intanto preso accordi con la Società sportiva fra i Sordomuti di Genova per concretare un incontro dimostrativo delle due Società, e che sarebbe stato il punto di partenza delle future manifestazioni sportive nazionali e internazionali, avendo ormai l’Italia dei sordomuti la possibilità di formare la squadra nazionale composta di elementi di Milano, di Genova e di Cremona.
La notizia di quel prossimo incontro, disputatosi il 30 agosto 1926 (e dove i genovesi hanno vinto ben 6-0) aveva riscosso molto interesse fra i sordi del tempo, i quali si erano augurati di «… poter vedere presto la gioventù silenziosa affermarsi e rivelarsi all’Italia intera». E fu esattamente così!
Inizio dell’attività sportiva nazionale
L’inizio dell’attività sportiva dei sordi italiani in campo nazionale, ovvero i campionati di categoria, avvenne nel 1926, quando fu disputato un improvvisato campionato italiano di ciclismo, di cui l’albo d’oro dello Sport Silenzioso conserva i risultati: 1° Cermesoni, 2° De Francisci, 3° Arduino nel 1926 e poi, nel secondo campionato italiano di ciclismo disputatosi nel 1927, riconfermato 1° Cermesoni, quindi 2° Colombo e 3° De Francisci), ma nessuna cronaca è reperibile dei due eventi. La sperimentazione del campionato italiano di ciclismo si interruppe al secondo anno e riprese solo oltre venti anni più tardi, dopo la tragedia della seconda Guerra mondiale, nel 1948.
Il lodevole e instancabile lavoro compiuto da Emidio Pacenza per portare gli atleti italiani ai Giochi Internazionali di Amsterdam 1928 non fu coronata da successo, soprattutto perché mancava, allora, un’organizzazione nazionale dello sport silenzioso che nacque solo nel 1929 e fu chiamato Comitato Sport Silenzioso d‘Italia (CSSI).
E’ tuttavia significativo che solo un anno dopo la fondazione della Silenziosa milanese, capostipite delle attuali società sportive silenziose, oggi almeno una in ogni provincia italiana, già molti appassionati di sport aderirono a formare il consiglio direttivo di quella società. I mezzi finanziari e le prospettive conseguenti non erano certo floridi, ma era tenace la volontà e la certezza che la pratica agonistica servisse a «…balzare alla luce del sole e vivere una vita di moto, di lavoro e di perfezionamento morale…», come ha lasciato scritto lo stesso Pacenza, il quale ha rivelato doti culturali eccezionali, considerato che all’inizio del secolo scorso la maggioranza della popolazione, e la quasi totalità dei sordomuti, era analfabeta.
L‘organizzazione sportiva nazionale, che inizialmente si chiamò Comitato Sportivo Sordomuti Italiani, sorse nel 1929 per iniziativa di Emidio Pacenza, ed ebbe sede in un modesto locale di Via Piave, mentre la Società Sportiva Silenziosa, pure questa guidata dal dinamico Emidio, si trovava in un altro locale in via Panfilo Castaldi.
La costituzione del Comitato – composto di personaggi generosi, che affidarono la direzione allo stesso a Pacenza – si era resa necessaria per la partecipazione alla gara internazionale di calcio fra Italia e Svizzera, disputata appunto quell’anno, il 1° aprile 1929. La gara, Italia-Svizzera, si disputò sul campo dell’Arena Civica, dove a quel tempo giocava l’Ambrosiana, come allora si chiamava l’Inter del grande Meazza.
1925
Presidente: Emidio Pacenza
Consiglieri: E. Righetto, P. Solza, D. Fontana
Ufficialmente «Prima società sportiva fra sordi in Italia»
– «Il giorno 10 del mese di maggio 1925, alla scuola comunale «Giulio Tarra», in un salone gentilmente concesso, ha avuto luogo la prima riunione degli audaci iniziatori per la formazione di una Società Sportiva fra i sordomuti di Milano, con a capo il sordo parlante Emidio Pacenza, l’ispiratore di questa iniziativa.
… Infine il sig. Pacenza, ringraziando il sig. rag. De Blasio, che gli aveva offerto la sua collaborazione in qualità di Direttore Tecnico e come consulente, propone all’Assemblea la costituzione del sodalizio, perché la nuova generazione possa comprendere come ai sordomuti non manchi il senso del patriottismo e con il mostrare alla Patria sordomuti degni e virilmente educati attraverso le sane discipline sportive: e prega l’Assemblea di approvare il primo articolo dello Statuto che suona così:
Art. 1 – E’ costituita in Milano una Società Sportiva denominata “Silenziosa” allo scopo di diffondere l’Educazione fisico-morale e i sani esercizi sportivi fra i sordomuti».
I presenti approvano solennemente».
(dal verbale della 1^ Assemblea della S.S.Silenziosa di Milano)
ma…
«Non basta Milano ad avere lo sport fra i sordomuti, e voi dovete affiancarmi…
Se vedremo sorgere in altre città lo sport fra i sordomuti, allora potremo essere sicuri di formare una squadra nazionale per metterci contro i sordomuti dell’estero, che nello sport sono nel massimo splendore».
(dalla relazione di Emidio Pacenza alla 2^ Assemblea della S.S.Silenziosa di Milano, il 14/6/1925)
Marco Lué
PER SAPERE DI PIU’