Di seguito il discorso del Ministro Fontana all’Audizione in Senato – I e XI Commissione – sulle linee programmatiche di giovedì 11 aprile 2019, ore 9:
Onorevoli colleghe e colleghi,
nel presentarvi le linee programmatiche e d’indirizzo sulle tematiche oggetto delle deleghe che mi sono state affidate, ritengo opportuno svolgere alcune considerazioni preliminari che prendono le mosse dalla consapevolezza dell’attuale quadro generale di severa crisi demografica che riguarda il nostro Paese.
Una fotografia delle dinamiche demografiche
In termini di fecondità, con 1,32 figli per donna il nostro Paese si attesta bel al di sotto della media dell’Unione Europea (UE) di 1,60. A partire dalla seconda metà degli anni Settanta il tasso di fecondità totale è sceso al di sotto del livello di sostituzione di 2,1 figli e da almeno trent’anni presenta valori tra i più bassi del Continente. Il minimo storico è stato toccato nel 1995 con 1,19 figli per donna.
In Italia, in particolare, la fecondità delle generazioni si è ridotta da una media di 2,3 figli per le donne nate all’inizio degli anni ‘30 a una media prossima a 1,3 figli per donna per le generazioni che stanno per completare la loro vita riproduttiva. A questo calo ha contribuito la drastica diminuzione nell’incidenza delle donne con tre o più figli (dal 36,2 al 10,4%) e la crescita nella quota delle donne rimaste senza figli (dal 13,8 al 25,4%) o con un figlio (dal 17,5 al 28%).
La situazione demografica italiana si presenta particolarmente preoccupante, per la presenza di diverse distorsioni strutturali – diminuzione donne in età feconda, contenuto livello di fecondità, quota elevata di anziani – che sono destinate a produrre per molto tempo un numero di decessi superiore a quello dei nati, una riduzione dell’ammontare della popolazione, un ricambio insufficiente nelle età lavorative e un calo dell’ampiezza delle nuove generazioni.
Continuano, inoltre, a diminuire le famiglie numerose con cinque e più componenti, che negli anni ‘70 erano oltre 3,4 milioni, una per ogni 5 famiglie, e oggi sono 1,4 milioni, una per ogni 17 famiglie. Famiglie che mostrano, per altro, un maggiore rischio di povertà ed esclusione sociale. Nel complesso, le famiglie con tre figli sono 902mila, 133mila sono le famiglie con quattro figli e appena 30mila quelle con cinque o più figli.
I primi interventi per la famiglia
Appare evidente allora come il tema del superamento della crisi demografica sia una questione di interesse nazionale, come emerso in questi ultimi giorni anche dalla mozione unitaria che abbiamo predisposto come maggioranza in materia di politiche della famiglia e calo demografico, e dalla disponibilità anche delle altre forze politiche a collaborare sinergicamente su questi temi.
In questa prospettiva, il Governo, nell’ambito della manovra di bilancio 2019-2021, ha iniziato a porre in essere una serie di misure selettivamente orientate al sostegno della genitorialità e della natalità. Sono stati stanziati oltre 444 milioni di euro al fine di prorogare gli assegni previsti per ogni figlio nato o adottato dai nuclei familiari con Isee fino a 25 mila euro, incrementandone gli importi in misura pari al 20 per cento per ogni figlio successivo al primo.
È stata inoltre aumentata del 50 per cento (da 1000 a 1500 euro annui) la misura dell’assegno destinato al pagamento delle rette per la frequenza di asili nido pubblici o privati autorizzati, ovvero per forme di assistenza presso la propria abitazione nelle famiglie con bambini affetti da gravi patologie croniche.
Al potenziamento degli interventi e della rete dei servizi a sostegno della famiglia, risponde anche la nuova disciplina del Fondo per le politiche della famiglia, il cui stanziamento strutturale è stato elevato a oltre 100 milioni di euro annui. Le risorse del Fondo saranno prioritariamente destinate a sostenere iniziative di conciliazione del tempo di vita e di lavoro, nonché di promozione del welfare familiare aziendale, in relazione al quale è stato avviato un apposito tavolo di confronto con le imprese, finalizzato a individuare le migliori esperienze in materia.
Tra le nuove finalizzazioni del Fondo per le politiche della famiglia voglio inoltre ricordare la valorizzazione del ruolo dei Centri per la famiglia.
In tema di minori, di infanzia e di adolescenza a valere sul medesimo Fondo potranno essere previsti interventi a tutela di situazioni di vulnerabilità socio-economica, con particolare attenzione al disagio minorile, anche con riferimento al contrasto del cyber-bullismo, a favore del quale è anche stata già avviata una campagna istituzionale di sensibilizzazione. Con il Miur abbiamo inoltre firmato un protocollo d’intesa per la prevenzione e la formazione di docenti, famiglie e minori sui rischi della rete. Ulteriori risorse pari a 55 milioni di euro annui per il triennio 2019-2021 sono state altresì destinate al rifinanziamento degli interventi, per il tramite delle fondazioni bancarie, di contrasto della povertà educativa minorile.
In favore delle famiglie numerose è stata, inoltre, finanziata e semplificata la Carta della famiglia, che in un nuovo formato telematico consentirà ai nuclei familiari con tre o più figli conviventi di età non superiore a 26 anni di usufruire di sconti sull’acquisto di beni o servizi e agevolazioni di carattere tariffario, pari ad almeno il cinque per cento del prezzo offerto al pubblico, concessi dai soggetti pubblici e privati che aderiranno all’iniziativa.
Sul piano delle misure volte a promuovere un migliore equilibrio tra vita professionale e vita familiare sono stati previsti due ulteriori interventi in materia di congedo di maternità e di paternità. Con il primo, in favore della madre lavoratrice è stata introdotta una modalità più flessibile di fruizione del congedo in base alla quale è oggi consentito, su base facoltativa, di fruire dell’intero periodo di cinque mesi di astensione obbligatoria dal lavoro dopo l’evento del parto, previa attestazione medica che l’esercizio di tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro. Con il secondo intervento, sono stati stanziati oltre 60 milioni di euro per l’anno 2019 al fine di prorogare il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente, elevandone la durata sino a sei giorni.
Maggiori opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sono, infine, riconducibili alle modifiche introdotte in tema di smart-working. In particolare, le donne che rientrano al lavoro al termine del congedo di maternità ora hanno la priorità nell’accesso al lavoro flessibile.
Nel quadro delle nuove finalità del Fondo per le politiche della famiglia, una attenzione particolare è stata esplicitata anche in relazione alle misure di sostegno alla componente anziana dei nuclei familiari.
Le prospettive di riforma
Gli interventi di rilancio delle politiche familiari che ho appena illustrato costituiscono solo un primo tassello di un disegno complessivo, al quale il Governo sta lavorando.
Occorre attuare, infatti, una vera e propria riforma strutturale, capace di agire, contestualmente, su tutti i fattori di sostegno alla famiglia: dai trasferimenti monetari diretti – quali le molte e diverse tipologie di assegni familiari, il bonus natalità, il premio alla nascita, il bonus per gli asili nido, ecc.– , ai trasferimenti indiretti – quali i diversi sgravi fiscali sotto forma di esenzioni, deduzioni e detrazioni -, sino al variegato universo delle prestazioni e dei servizi di welfare, a cominciare da quelli per la prima infanzia, e alle altre specifiche azioni di supporto a partire da quelle per la conciliazione famiglia-lavoro.
E’ sulla base di tali premesse che il Governo, come già detto, nell’ambito di una mozione parlamentare di maggioranza che discuteremo oggi alla Camera, si è dato un obiettivo ambizioso, anche attraverso l’avvio di un tavolo di lavoro aperto a tutte le forze politiche che hanno mostrato una particolare sensibilità in materia, ossia quello di predisporre un progetto di riforma organica del welfare familiare, finalizzato a razionalizzare i diversi istituti vigenti a sostegno della natalità e della genitorialità, con l’obiettivo di pervenire ad un sistema organico più semplice e coordinato delle diverse misure.
Nell’ambito di tale complessivo intervento di riordino – per il quale andranno attentamente valutati gli impatti sinora conseguiti dalle politiche familiari in tema di rilancio demografico e occupazione femminile – un aspetto strategico è costituito dalla definizione di un unico beneficio di natura monetaria destinato alle famiglie con prole, finalizzato ad assorbire la complessa varietà dei diversi assegni oggi esistenti.
L’intervento sul lato dei sussidi monetari dovrà essere affiancato anche da una revisione del sistema di tassazione, ossia da una rimodulazione dell’Irpef e, in particolare, del sistema di esenzioni, detrazioni e deduzioni dirette al sostegno delle spese familiari, al fine di ridurre l’intensità del prelievo fiscale in favore delle famiglie, segnatamente per quelle numerose e con figli in condizioni di disabilità, nonché introdurre specifiche detrazioni per il costo del lavoro domestico di baby sitter e per le spese destinate al novero dei prodotti per la prima infanzia, a partire dalle spese per i pannolini e gli altri accessori necessari al bambino nelle sue prime fasi di vita.
Un impatto significativo a sostegno della genitorialità potrà derivare anche dall’introduzione di forme di decontribuzione a favore dei datori di lavoro finalizzate a promuovere la fruizione dei congedi delle madri lavoratrici, nonché a ridurre la pressione contributiva anche nei casi di assunzioni sostitutive di lavoratrici in congedo di maternità, mentre una funzione essenziale potrà essere svolta dall’estensione del periodo del congedo di paternità anche per i dipendenti nella pubblica amministrazione al fine di promuovere una maggiore condivisione dei compiti di cura all’interno della famiglia.
Infine, ma non certo per importanza, si colloca l’esigenza di individuare, già a partire dalla prossima manovra di bilancio, adeguate risorse finanziarie da destinare al conseguimento dell’obiettivo di copertura su tutto il territorio nazionale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia definito dalla Strategia di Lisbona.
In tale ambito, occorrerà, inoltre, mettere in campo specifiche azioni per promuovere la diffusione dei nidi gestiti dalle assistenti materne (le cosiddette tagesmutter).
Specifiche iniziative di conciliazione dovranno essere assunte in favore delle madri lavoratrici autonome, sia mediante la reintroduzione della facoltà di utilizzo di c.d. voucher baby-sitting, sia mediante misure dirette ad armonizzare gli istituti di tutela della maternità per le lavoratrici professioniste e le altre lavoratrici autonome.
Ulteriori iniziative potranno poi essere assunte per riqualificare e potenziare le attività dei Consultori familiari e dei Centri per la famiglia, che sono i luoghi privilegiati per il sostegno alla maternità, alla paternità e alle responsabilità genitoriali e per l’assistenza alle famiglie più fragili, e dei quali occorre garantire una diffusione più omogenea sul territorio nazionale.
Da ultimo, particolare attenzione dovrà essere riposta in ordine ad una delle cause che sono alla base delle difficoltà delle giovani coppie nella formazione della famiglia, ossia l’accesso alla casa.
A tale riguardo, oltre al potenziamento di misure di sostegno quali il Fondo di garanzia per l’accesso ai mutui prima casa – per il quale il Governo nel Decreto Crescita ha stanziato 200 milioni di euro aggiuntivi – è necessario attivare un più ampio piano di rilancio e recupero dell’edilizia residenziale pubblica finalizzato a contrastare il disagio abitativo.
La sfida europea
Per realizzare obiettivi di riforma così rilevanti come quelli che ho appena evidenziato occorrono, naturalmente, adeguati spazi finanziari.
Ed è proprio sulla base di tale prospettiva – come ho già rappresentato durante i lavori della legge di Bilancio al Ministro Tria – che il Governo si assumerà l’impegno, che qui voglio anticipare, ad adoperarsi in sede di Unione Europea affinché, nell’ambito di una prossima necessaria riforma a livello europeo, sia introdotta una nuova fattispecie di “Golden rule” per gli investimenti nelle politiche familiari, ossia uno specifico spazio di flessibilità di bilancio da destinare a interventi di riforma strutturali specificamente rivolti ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese sino a traguardare almeno la media europea.
La natalità è, per eccellenza, l’investimento sul futuro e merita, dunque, un’attenzione particolare e specifici spazi di flessibilità di bilancio, anche a livello europeo. Ogni strategia d’investimento dovrà quindi avere in massima attenzione i fattori demografici, funzionali al mantenimento di solide finanze pubbliche.
Le politiche in materia di disabilità
Venendo alle questioni in materia di disabilità, posso affermare che il Governo, sin dal suo insediamento, ha profuso uno sforzo organizzativo e finanziario particolarmente significativo.
Come nel caso delle politiche familiari, ancora una volta la strategia sottesa è stata quella di predisporre – fin dalla manovra di bilancio – alcune prime misure di non trascurabile impatto. In primis, il Governo ha inteso definire, nell’ambito della manovra 2019-2021, un primo pacchetto di interventi che voglio qui richiamare.
In particolare, nella prospettiva dell’adozione del primo Piano triennale per la non autosufficienza, è stata anzitutto incrementata di 100 milioni di euro annui la dotazione del relativo Fondo, che si attesta ora a regime a 550 milioni di euro annui, importo che consente, per la prima volta in assoluto, di cominciare a pensare concretamente a un sistema di tutela della non autosufficienza, che, attraverso la definizione di più stringenti criteri per l’individuazione dei beneficiari e delle prestazioni a cui hanno diritto, possa superare la frammentarietà ed eterogeneità del nostro sistema di welfare con il fine ultimo di definire livelli essenziali delle prestazioni a partire dalle disabilità gravissime.
Contestualmente, è stata ripristinata, dopo il taglio operato dal precedente Governo, l’originaria dotazione del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (c.d. “Fondo dopo di noi”), cui sono assegnate risorse pari a 56,1 milioni di euro annui.
Tra gli interventi disposti con l’ultima manovra di bilancio è contemplato l’aumento, con risorse di carattere strutturale, della dotazione del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, nonché il cospicuo rifinanziamento, per un importo di 300 milioni di euro nel triennio 2019-2021, del Fondo per l’esercizio delle funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità.
Ai fini dell’inclusione scolastica, è stata invece disposta, nell’arco del triennio 2019-2021, l’assunzione di 40 mila insegnanti di sostegno.
Insegnanti di sostegno a cui è rivolto un progetto di formazione sulle esigenze dell’alunno sordo e con ipoacusia, anche con lo scopo di una formazione di base nell’utilizzo della Lingua dei Segni Italiana. E sulla Lis è stato inoltre istituito un apposito fondo per la diffusione dei relativi servizi di interpretariato, anche con l’utilizzo delle moderne tecnologie.
Ulteriori misure hanno riguardato l’innalzamento delle detrazioni fiscali in favore delle persone cieche per il mantenimento dei cani guida, nonché quelle per i giovani affetti da disturbi specifici dell’apprendimento. In tema di accessibilità, è stata avviata, grazie anche ad uno specifico stanziamento di bilancio, la procedura per l’attivazione e diffusione in Italia della “Disability card”, tessera unica per le persone con disabilità che permetterà, in condizioni di reciprocità con gli altri Stati membri, l’accesso a una serie di servizi e prestazioni anche su tutto il territorio europeo.
Raggiunti questi primi obiettivi, abbiamo impostato, poi, un progetto di riforma di più ampio respiro che si è sostanziato nell’approvazione nel febbraio scorso, da parte del Consiglio dei ministri, di un disegno di legge delega, collegato alla manovra di finanza pubblica, che mira a riordinare tutta la disciplina per la tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità attraverso una revisione complessiva volta a superare – mediante un apposito Codice della materia – la frammentazione normativa esistente e dare sostanza ad un nuovo modo di relazionarsi alla persona con disabilità, come richiesto dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 2006. Sul piano programmatico, il Governo, nelle more dell’avvio dell’iter parlamentare di approvazione della suddetta legge delega di riordino della materia, intende anzitutto proseguire nell’incremento delle risorse destinate alla promozione dei diritti delle persone con disabilità.
In particolare, nella prospettiva dell’adozione del primo Piano triennale per la non autosufficienza – nel cui ambito addivenire anche ad una prima definizione univoca di livelli di non autosufficienza, differenziate per necessità di sostegno intensivo – ritengo necessario potenziare ancora la dotazione del Fondo FNA, anche mediante il ricorso a interventi selettivi di contrasto agli abusi nella fruizione dei benefici. Parimenti, vanno rafforzati gli strumenti volti all’inclusione lavorativa, a partire dagli incentivi alle assunzioni dei lavoratori con disabilità, elevando la dotazione del Fondo per il diritto al lavoro delle persone con disabilità che si è rivelato uno strumento molto apprezzato dagli operatori.
Nel solco degli interventi prospettati nel richiamato disegno di legge delega è poi necessario rafforzare gli interventi di assistenza sanitaria domiciliare e proseguire con le attività di promozione dell’inclusione scolastica e universitaria, anche mediante la previsione di nuove opportunità di formazione a distanza.
Infine, particolare cura dovrà essere posta nel rafforzamento del sistema informativo, al fine di assicurare più avanzate attività di monitoraggio, raccolta dati e analisi statistica funzionali all’individuazione delle più efficaci politiche di settore, anche in vista dell’attuazione del secondo Programma d’Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, predisposto dall’Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità.
Le politiche antidroga
Nell’ambito delle politiche antidroga voglio rimarcare innanzitutto come il rilancio dell’azione di prevenzione e contrasto al consumo di stupefacenti rappresenti una delle priorità del Governo. A tal fine ricordo che con la legge di bilancio abbiamo istituito il Fondo per la prevenzione della dipendenza da stupefacenti, con la dotazione di 7 milioni di euro.
Pensiamo che occorra, in particolare, puntare su strategie di prevenzione sempre più precoci. L’obiettivo è sviluppare azioni che permettano di individuare precocemente la comparsa di comportamenti o condizioni individuali e socio-relazionali, anche attraverso la ricerca scientifica, in grado di incrementare il rischio di uso di sostanze e quindi lo sviluppo di dipendenza da sostanze psicoattive. A tale proposito implementeremo le attività nelle scuole realizzate in collaborazione con il MIUR, che prevedono attività di informazione e di sensibilizzazione di docenti, genitori e ragazzi e specifiche campagne di comunicazione.
Proseguiranno, inoltre, le attività in collaborazione con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza- Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno atte a potenziare i flussi di informazioni sulle sostanze stupefacenti, la tracciabilità dei percorsi del narcotraffico, la diffusione delle informazioni relative alle nuove sostanze psicoattive, le misure per la diffusione dei risultati delle analisi di laboratorio effettuate dalle forze di polizia nell’ambito del Sistema nazionale di allerta precoce, con l’arma dei Carabinieri (RACIS e NAS) per contrastare efficacemente le attività illegali delle “piazze di spaccio on line”, attraverso un’implementazione del monitoraggio della rete web, del dark web, dei social networks, anche con l’utilizzo di programmi informatici avanzati.
Nel settore della prevenzione dell’incidentalità stradale alcool-droga correlata si intende proseguire nell’azione di prevenzione e deterrenza degli incidenti stradali con un sensibile incremento numerico dei controlli effettuati, avvalendosi anche di avanzate tecnologie di rilevamento dei dati.
Oltre a questo verranno previste specifiche azioni che riguarderanno non solo il recupero ma anche il reinserimento sociale e lavorativo delle persone tossicodipendenti anche alla luce delle nuove sostanze psicoattive.
A livello internazionale, oltre alle attività di collaborazione in essere con l’Unione Europea, il Consiglio d’Europea e le Nazioni Unite, si intende dar seguito anche alle azioni previste dalla Rete Mednet, rete internazionale di cooperazione di 15 Stati sulle droghe di cui l’Italia detiene la Presidenza.