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Christchurch: da città ignota a tristemente oggi nota

Fino alla strage di venerdì 15 marzo 2019, con 50 morti e molti altri feriti fatta da un estremista pazzo armato di un cospicuo arsenale militare, nessun sordo italiano, a parte chi ci era stato trenta anni prima, aveva mai saputo di una città dal nome quasi impronunciabile, Chrischurch, ma i sordi atleti italiani che erano stati in New Zealand fra il 1988 e il 1989, ne hanno conservato un bel ricordo, ora appannato da un fatto incredibile e assurdo.

Christchurch

Ricordiamo i momenti migliori di 30 anni fa:

Quando al Congresso del Comitè International Sport des  Sourds, CISS, il 9 luglio 1985 a Los Angeles, USA, si stabilì che i XVI Giochi “Estivi” si sarebbero svolti a Christchurch, in Nuova Zelanda, io e Marzio Zanatta, allora capo-missione dell’Italia sportiva, e Technical Delegate dello stesso CISS, lui per il Football e io per il Wrestling, ci guardammo negli occhi per chiederci dove fosse la N.Z e dove si trovava la non decifrabile, né pronunciabile, cittadina di Christchurch, ma Zanatta era pratico di tutto e mi disse tranquillo che ci avrebbe pensato lui a organizzare quattro anni dopo, anzi no: solo tre anni e mezzo dopo, poiché quando là è estate, qua da noi è pieno inverno, siamo partiti il 28 dicembre 1988 e tornati il 21 gennaio 1989, per cui Zanatta si era dato molto da fare per  organizzare il viaggio e il soggiorno per quelle Olimpiadi “silenziose”. Raccontare per filo e per segno la storia di quei Giochi e il soggiorno di noi italiani nel capo opposto del Pianeta, sarebbe più logico andare a leggerlo sulla “Settimana del Sordo di allora

La Nuova Zelanda è un’isola che sorge nell’Oceano Pacifico sud/occidentale, ed è divisa dall’Australia dai 2.000 chilometri del mar di Tasman. Lo Stato è formato da due isole principali: l’Isola del Nord e l’Isola del Sud e da numerose isole minori La latitudine della Nuova Zelanda corrisponde all’incirca a quella dell’Italia, però si trova  nell’emisfero boreale, quindi le stagioni sono invertite
La Nuova Zelanda  spesso è arduo trovarla sulle mappe, ma è un paese che è più grande del Regno Unito ed è più di due terzi delle dimensioni del Giappone o della Germania – con un’area continentale che comprende un lago delle stesse dimensioni di Singapore, una catena montuosa più grande di tutte le Alpi europee e una costa più lunga di quelle della California, dell’Alaska e della Florida messe insieme E’ quindi incomprensibile come la Nuova Zelanda possa essere dimenticata, o è nascosta, sulle mappe.

Beh, io vorrei ricordare i momenti migliori di quando noi sportivi avevamo trenta anni meno di adesso e ci eravamo recati colà: il capo-missione della FSSI di quel tempo fantastico era Marzio Zanatta, il quale su due piani aveva predisposto tutto a puntino, era stato due o tre volte a Christchurch e aveva affittato un vasto appezzamento con locali per i 130 italiani che avrebbero soggiornato, suddividendoli per sport e per funzioni. C’era un vastissimo salone per la mensa, naturalmente ogni disciplina aveva le sue necessità culinarie e si erano portati dall’Italia gli ingredienti necessari.

Lo sport dei sordi italiani

Il primo problema tecnico, a quei Deaf Games, era venuto a galla all’atterraggio a Los Angeles, dove facevamo scalo da Alitalia, e gli addetti del mastodontico aeroporto USA chiedevano di mostrare per ciascun passeggero il lasciapassare per quell’atterraggio in suolo americano prima di  risalire su un altro jumbo-aereo, di una Compagnia Neozelandese per raggiungere la Nuova Zelanda. Il capo-missione, Zanatta, era sorpreso: lui (e come lui gli atleti e i dirigenti  già stati in USA nel 1985, erano in regola, tutti gli altri, dovettero fare la fila per mettersi in regola e rischiammo di perdere la coincidenza aerea per Auckland, ma evitammo di restare in usa e partimmo regolarmente quattro ore dopo per sorvolare l’immenso Oceano Pacifico e atterrare dodici ore più tardi nello scalo dell’Isola del Nord, dove avremmo dovuto attendere  una coincidenza locale per volare nell’Isola del Sud, al confronto dei due Boeing 747 che in circa 30 ore complessive ci avevano portati fin lì, pareva un giocattolo quel mini-aereo, confronto ai Boeing, e in volo quell’aereo  era anche poco stabile a causa del forte vento che soffiava sopra la N.Z., e atterrammo incolumi, ma senza più la nozione del tempo a Christchurch. Qui atleti e dirigenti furono accompagnati in pullman al villaggio olimpico, settore prenotato dal capo-missione Zanatta. Tutto regolare, oltre che perfetto. Eravamo il primo di oltre 100 gruppi nazionali ad arrivare, poiché Zanatta aveva previsto alcuni giorni di “ambientamento”, poi rivelatisi fondamentali, essendo passati dal gelo invernale dell’Italia al caldo “ferragostano” locale (in N.Z. il 1° gennaio è come Ferragosto da noi!). Per cui metà degli italiani, colpiti da febbre alta circa 50/60 fra atleti e dirigenti dovettero stare reclusi per tre giorni. Pare che il capo- missione avesse previsto anche quell’inconveniente e gli indisposti erano in un salone al piano sopraelevato che ava ampi finestroni, cosi potevano conversare in segni dietro le vetrate e scambiare informazioni con chi stava fuori all’aperto ed era andato a tuffarsi nell’Oceano-

Così sono poi cominciati i XVI World Games for the Deaf, ma qui, ora, non è il luogo per rivisitare e riscrivere la cronaca del Congresso e delle gare sportive, chi vuole può rileggere “La Settimana del Sordo” redatta nel 1989,.

Al ritorno, avevamo ripreso quel “giocattolo volante”, con scalo e mini-visita alla capitale, Wellington, e rientro quindi, altra traballante trasvolata verso Auckland nell’Isola del Nord, dove ci attendeva il Boeing 747 della New Zealand Airlines che ci ha riportato a Los Angeles, facendo scalo notturno intermedio ad Haiti, e poi trasbordo su un altro Boeing, questo di Alitalia, che è partito con quattro ore di ritardo sull’orario previsto, pare per vertenze sindacali in Italia, così l’arrivo a Malpensa è saltato per fitta nebbia e fatto scalo alle ore 21 a Roma Fiumicino, da là il capo-missione si è arrangiato alla meno peggio: chi doveva andare al Nord, come me che ora rammento, si è imbarcato su un aeromobile per Genova, e dalla Liguria sono partiti pullman per varie destinazioni, io per Milano, poi giunto a casa, a riabbracciare moglie e figlie quasi all’alba del 22 gennaio 1989.

Ora voglio dire che Christchurch, a quel tempo, era una città incantevole, mi pareva la copia esatta di una città balneare italiana in estate, ed era abitata da persone cortesi e gentili, anche se mi pare incredibile di esserci stato per quasi un mese, all’altro capo del Globo, e insieme con persone e amici sordi fantastici come lo era quel luogo.

Marco Lué

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