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Gennaioli Maria e la storia della Misericordia di Firenze
Fare volontariato superando i propri limiti
Giorno storico, evento memorabile. Per la prima volta, il 22 maggio del 2018, una persona non udente è entrata a far parte della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia in qualità di sorella attiva. Lei è Maria Gennaioli, 72 anni, madre di un Confratello, il sottoscritto Stefano Prizio.
Il fatto è degno di una certa nota poiché è la prima volta che una persona con un handicap sensoriale così invalidante entra in un Sodalizio dedito alla carità e al volontariato.
In nome del concetto che già il capo di guardia Maurizio Naldini definì “carità intellettuale” a Maria è stata affidata la gestione della pagina Facebook dedicata al Premio Poesia Sacravita.
Da alcuni anni a questa parte l’evolversi delle tecnologie nella comunicazione ha emancipato notevolmente le persone con disabilità come appunto i sordi.
Per carità non chiamateli più sordomuti!
La diffusione ormai capillare di smartphone, tablet e pc, consente, ad esempio, attraverso protocolli come sms, Whatsapp, Skype, Messenger e simili, di effettuare conversazioni, anche in video, veloci, affidabili e a basso costo. Si è così dato modo ai sordi di comunicare tra di loro o con persone udenti, sia attraverso la forma scritta della chat (usata soprattutto dai sordi molto alfabetizzati), sia con la forma video nella quale gli interlocutori guardandosi possono parlare in L.I.S. (lingua dei segni italiana) o usando la labiolettura per comunicare anche con persone udenti (il sordo legge le labbra dell’udente, l’udente sente quel che il sordo, non essendo per nulla muto, dice facendosi capire).
Questa tecnologia, quindi, è stata una vera e propria rivoluzione copernicana per i portatori dell’handicap di sordità, perché oggi, grazie agli strumenti di comunicazione, hanno nettamente ridotto il loro isolamento rispetto al vasto mondo udente.
Fino a qualche anno fa il sordo era immerso in un deserto di silenzio e incomunicabilità.
Egli era incapace e impossibilitato a farsi intendere dal mondo circostante e doveva, per comunicare, ricorrere ad un tramite umano: un parente o un amico che capissero ciò che egli diceva, grazie alla consuetudine, e lo traslassero poi ad un terzo soggetto.
Si trattava di una totale dipendenza piuttosto umiliante.
Oggi una persona sorda alfabetizzata (purtroppo permangono sacche di scarsa o insufficiente alfabetizzazione a causa dell’educazione scolastica poco omogenea per i portatori di handicap in genere) e un po’ “smanettona”, come si dice in gergo di chi sia molto pratico all’uso della tecnologia e dei suoi mezzi, comunica con il prossimo, sia esso sordo o udente, con le Istituzioni, con le banche, con la rete in maniera autonoma e indipendente.
E arriva, adesso, a poter svolgere anche opera di volontariato in un’Associazione come la Misericordia di Firenze.
S.P.
Fonte: San Sebastiano – Misericordia di Firenze ottobre/dicembre 2018
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