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La Rai e la disabilità uditiva
La ricetta possibile sulla disabilità per la Rai di domani
Immaginiamo un servizio pubblico alla portata di tutti, in grado di garantire un’informazione chiara e indipendente ma anche una narrazione coinvolgente, che valorizzi le storie quotidiane del mondo che lo circonda. Un servizio pubblico insomma che sperimenti linguaggi e contenuti nuovi per coinvolgere in misura sempre maggiore il pubblico, senza inseguirlo ma anzi educandolo.
La Rai non è certo nuova alle sperimentazioni. In questo solco si inseriscono ad esempio la recente nascita di un nuovo TG Lis in onda tutte le sere su RaiNews24, i buoni ascolti dello sport paralimpico; la presenza ricorrente della disabilità in uno show in prima serata come “Ballando con le stelle” o, all’opposto, le cinque puntate, andate in onda all’inizio del 2018, di “Inviati speciali”, il format nato dalla collaborazione tra la Rai e noi di InVisibili di Corriere.it. Fino ad arrivare agli “spaccati di umanità” raccontati da Domenico Iannacone in “I dieci comandamenti”. E’ la televisione che evolve con l’evolversi della società e della comunicazione, con la crescita del pubblico più sensibile a realtà per molto tempo nascoste, vittime dello stigma e dell’indifferenza.
La narrazione della disabilità in particolare è una conquista preziosa per la crescita umana e intellettuale di tutti, non solo i disabili. Ma affinché la Rai sia realmente servizio pubblico occorre fare un ulteriore passo in avanti: oltre che la visibilità nei contenuti serve una crescita sul fronte dell’accessibilità del mezzo televisivo. Creare una televisione realmente accessibile a tutti, anche ad esempio alle persone non udenti e non vedenti, è oggi un preciso dovere nei confronti dei cittadini, un percorso già iniziato ma che deve essere portato con serietà e competenza.
Entro il 10 luglio Camera dei Deputati e Senato voteranno per eleggere il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai. Sono 236 le persone che hanno presentato la propria candidatura (qui per sfogliare i curricula online), di questi pochissimi si presentano realmente con un profilo sociale. Tra loro, ai nostri occhi, balza il nome di Luca Mattiucci che, per coloro che frequentano questo blog, non sarà certo nuovo.
Mattiucci, 36 anni, è giornalista professionista da tempo è impegnato a raccontare il mondo del sociale e, qui su InVisibili, anche quello della disabilità. Libero docente universitario, esperto di comunicazione sociale e management è inoltre da tanti anni volontario di protezione civile. Ha imparato insomma a conoscere a fondo e da diverse angolazioni il mondo di cui poi ha deciso di occuparsi anche professionalmente, specializzandosi in un settore di cui oggi è una voce di riferimento. Ora ha scelto di confrontarsi con i cittadini e con i rappresentanti del mondo associazionistico sui social network per raccogliere proposte e suggerimenti da parte degli utenti digitali.
Sulla disabilità ha una visione chiara: una Rai che parla Lis, che investe anche nella sottotitolazione e nelle audiodescrizioni sia sui canali televisivi che online su RaiPlay. Che valorizzi, come anche suggerito già da alcuni utenti sul suo blog, le professionalità che si occupano di Lis, audiodescrizioni e sottotitolazioni perché riconoscere il loro lavoro significa dare valore al pubblico delle persone con disabilità. E contribuire alla crescita critica e civile di un Paese, purtroppo unico in Europa con il Lussemburgo a non aver riconosciuto ancora la Lis come lingua ufficiale.
Insomma, Mattiucci sostiene (e noi con lui) che la disabilità abbia bisogno di un racconto lucido, critico e investigativo ma anche partecipativo, basato sul rispetto delle persone e attento alle loro qualità. Lontano, comunque, da sentimenti pietistici. Sono questi, peraltro, gli obiettivi dichiarati da InVisibili sin dalla sua nascita sei anni fa. Crediamo che la Rai possa e debba essere sulla stessa lunghezza d’onda.
Per seguire l’impegno di Mattiucci e avanzare proposte: lucamattiucci.blogspot.it, o su Twitter: #laRaichevorrei
Fonte: redazione corriere.it
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