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Istituto statale per sordi, a rischio 20 anni di storia e posti di lavoro
Pubblicato il Mar 31, 2018 in Dignità e Sociale
Sara’ discusso a breve in Consiglio dei ministri il decreto che prevede la trasformazione dell’Istituto statale sordi di Roma in Ente specializzato per l’integrazione degli alunni sordi nelle scuole, con un’assimilazione di fatto dell’Istituto e della sua pluriennale storia alla scuola Antonio Magarotto. Ad oggi, come un comunicato dei lavoratori annunciava nei giorni scorsi, non esiste alcuna prospettiva di stabilizzazione per le persone che vi lavorano da 20 anni con contratti precari. “L’Italia ha fatto tanti anni fa una scelta coraggiosa: decidere che le persone con disabilita’ venissero incluse nella scuola ordinaria con tutti gli altri. E’ il diritto non solo dei disabili, ma di tutti ad avere a che fare con la diversita’ e a imparare a conviverci. Il mondo ci guarda. Non torniamo indietro di venti anni. Serve un Ente vero”. Con queste parole Luca Des Dorides, collaboratore precario dell’Istituto, intervistato dall’agenzia Dire, lancia un appello alle istituzioni e, proprio in questi giorni di limbo, al governo che verra’.
“Una storia travagliata- racconta- Con la legge del 1977 per l’inclusione, la scuola, una delle prime in Europa e prima in Italia, si sarebbe dovuta trasformare in un Ente per aiutare le scuole nell’integrazione scolastica degli alunni sordi. Serviva un regolamento sia per definire la pianta organica che i finanziamenti, e non e’ mai arrivato in 20 anni”. Des Dorides, che da anni lavora al centro di documentazione dell’Istituto senza un contratto stabile, ricostruisce quindi la storia di quello che e’ ormai diventato un modello di integrazione solo grazie all’impegno e alle competenze dei singoli, senza alcun aiuto da parte dello Stato. “Mai contratti, solo precari. Commissariati da 10 anni, senza prospettive e senza fondi. Per 20 anni- aggiunge- le persone che operano in Istituto hanno costruito servizi. Lo Stato non eroga alcun fondo e l’anno scorso, in un momento di grave crisi, abbiamo perso mensilita’ senza mai fermare i servizi. Ora e’ improvvisamente pronto il regolamento che assimila l’Ente alla scuola Magarotto, senza dipendenti in pianta organica, e tutti noi che per anni abbiamo sostituito lo Stato andremo a casa. Solo contratti autonomi, nessun dipendente, ne’ conservazione delle competenze. La meta’ dei dipendenti- ricorda Des Dorides- sono persone sorde e questo vuole dire che i servizi per la disabilita’ sono gestiti da persone con disabilita’: unico caso di amministrazione pubblica in cui viene seguita alla lettera la Convenzione Onu sui diritti di queste persone. Allora in un Paese che ha ratificato questa convenzione, ma che quasi mai riesce ad applicarla- sottolinea- come e’ possibile che un Ente pubblico in cui questa esperienza si e’ realizzata sia annullato, per risparmiare una ventina di stipendi? Quello che risparmiamo oggi sull’istruzione lo pagheremo domani. L’istruzione e’ un collo di bottiglia e non si possono lasciare le persone sorde sole, ne’ le scuole. Lo pagheremo tutti caro in futuro il prezzo di questa scelta”.
“Non disperdere questa esperienza pluriennale- ribadisce Luca Des Dorides- i servizi, ma anche la storia delle persone sorde dell’Istituto.Oltre 100 anziani, ex studenti che vengono tutti i giorni. Dai bambini al circolo ex studenti. Ci occupiamo della scuola, ma anche delle famiglie, dell’accessibilita’ al patrimonio culturale. Bisogna tutelare quest’esperienza dunque- ribadisce nel suo appello- perche’ non e’ replicabile”. I servizi che l’Istituto in questi anni ha portato avanti contro ostacoli di natura economica, senza alcuna programmazione, hanno cambiato la vita di tanti. Manuel Muzzurru, anche lui precario dell’Istituto, e’ una di queste storie. “Sono stato un allievo dell’Istituto- ricorda Manuel, esperto di produzione audiovisiva per le persone sorde, nella sua intervista alla Dire. “La scuola era anche un convitto. Nel 1700- spiega- nasceva come scuola speciale per bambini sordi. Con la legge del 1997 c’e stata la chiusura della scuola speciale, ma l’Istituto e’ rimasto attivo. Abbiamo uno sportello che offre assistenza alle famiglie, un centro di incontri, un punto di ascolto”. Anche l’insegnamento della Lis, la Lingua dei segni, rivolto a tutti, e’ una delle tante attivita’ di formazione previste.
“La Lingua dei segni- sottolinea- e’ una lingua vera e propria. Non esclude che si possa anche ricorrere alla voce, come suggerito dai cosiddetti oralisti. Conoscerla garantisce ad una persona sorda di capire sempre il messaggio, di avere un supporto in piu’ e un tipo di comunicazione alla pari con coloro che sentono. La sola lettura labiale puo’ rendere insicura la comprensione. Anche gli udenti possono conoscerla e utilizzarla. E’ un ponte in ogni ambito. La sordita’ nel tempo puo’ farti sentire isolato, ma possiamo svolgere le attivita’ di tutti, a parte l’uso del telefono- scherza Manuel- o l’utilizzo di un auricolare. Possiamo scegliere come esprimerci, come tutti. Ognuno fa le sue scelte. L’Istituto serve a questo. Abbiamo lavorato- conclude un emozionato Manuel- per rendere piu’ civile il nostro Paese. Se lo Stato non riconoscera’ questi servizi forse quest’Istituto chiudera’, ma le famiglie continueranno a rivolgersi a noi e non sapremo cosa fare. Non vogliamo essere messi da parte. Stiamo assistendo alla morte lenta dell’Istituto. Il Governo ci pensi, ci rifletta. Se ha dei dubbi chieda, ci chieda e venga da noi per capire”.
Fonte: dire.it
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