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XXIII Deaflympic a Samsun, in Turchia Ma l’Italia non è fra le prime…
XXIII Deaflympic a Samsun, in Turchia Ma l’Italia non è fra le prime…
Avendo partecipato, nella veste di Technical Delegate, TD, per il Wrestling, ossia Lotta greco-romana e a stile libero, del Comitè International Sport des Sourds, C.I.S.S., a ben cinque edizioni, venti anni complessivi, dei Giochi Mondiali dei Sordi, che ora si chiamano Deaflympics, ho appreso con un misto di orgoglio e simpatia verso il grande ex-campione russo, vincitore di 6 medaglie d’oro fra i due stili di lotta, che attualmente è lui l’attuale presidente del CISS, il russo Valery Nikitich Rukhledev (nella foto sopra), che ho ben conosciuto e ammirato quando era atleta e inimitabile lottatore, campione nella categoria fino a 100 Kg. Vorrei augurargli continuità e Buon lavoro in un ruolo fondamentale per lo Sport dei Sordi.
Con elevato senso di ospitalità e organizzazione, la città turca di Samsun ha ospitato tra il 18 e il 30 luglio 2017 la 23a edizione dei. Deaflympics estivi, che ha registrato 3105 partecipanti provenienti da 97 paesi, con un un aumento di più di 200 atleti e sei nazioni aggiunte, rispetto ai precedenti Deaflympics di Taipei 2013, in Taiwan. E quest’ultima edizione di kermesse sportiva ha catalogato pure una gran moltitudine di “tifosi” e turisti, soprattutto sordi, provenienti da tutto il mondo.
Il ministro turco della Gioventù e dello Sport, Osman Askin Bak, inaugurando la 23a edizione dei. Deaflympics d’Estate, ha auspicato che quei Giochi si sarebbero tenuti «…in amore, pace e fratellanza, per il successo di tutti gli sportivi che competono nei giochi», e così è stato.
L’espressione Olimpiadi Silenziose non si usa più dal 2001. E il motivo è che la traduzione, in tutte le lingue, è letterale e anche l’italiano non fa eccezione: Deaflympics, Olimpiadi dei Sordi.
Le gare degli atleti sordi non sono inserite nelle Paralimpiadi con gli altri disabili per una questione puramente anagrafica. Le Olimpiadi dei Sordi esistono dal 1924, quindi, da molti anni prima rispetto alle Paralimpiadi, entrate in funzione dopo il 1981, quando si celebrò per la prima volta l’«Anno dell’handicappato. Gli atleti sordi, dal punto di vista strettamente fisico per la pratica sportiva, sono normodotati, e il Comitato Internazionale Sport dei Sordi, ha preteso di mantenersi autonomo rispetto agli altri disabili.
L’Italia ha aderito ai Deaflympics in Turchia con 13 discipline, 141 persone fra atleti, tecnici, dirigenti, medici, fisioterapisti, interpreti e 17 regioni rappresentate.
Tutti gli sport sono praticabili da persone sorde. Tanto che gli atleti sordi generalmente gareggiano con i normodotati. Possono incontrare qualche difficoltà, soprattutto di comunicazione e di approccio con i compagni e con i tecnici, ma una volta aiutati a inserirsi nel gruppo, tutti gli sport sono praticabili per essi. Basti pensare ai tanti campioni che sono arrivati ai vertici dello sport olimpico pur essendo sordi,. come Ignazio Fabra nella lotta greco romana, che è stato campione del mondo e ha vinto due volte l’argento alle Olimpiadi, quelle di Helsinki nel 1952 e quelle di Melbourne nel 1956. O ancora, Mario D’Agata, è l’unico pugile sordo ad aver vinto un titolo mondiale, nel 1956. Ma tanti altri atleti sordi sono astati ai vertici in altri sport, dall’atletica leggera, al tiro a segno, ai tuffi,
Esame dei 23i Deaflympic di Samsun
Il “Medagliere azzurro” reso noto dalla FSSI appare un po’ caotico, mancando i nomi degli atleti componenti le squadre (pallavolo e basket femminili e di Kumite maschile) che hanno conquistato le medaglie a Samsun, ma sinteticamente ed è il seguente
ORO:
- Pasquale Longobardi nel karate
ARGENTO:
- La nazionale femminile azzurra nella Pallavolo
- Luca Germano nei 100 delfino di nuoto
- Federico Tamborrino nei 1500 mt s.l, di nuoto
BRONZO:
- La nazionale femminile di Basket
- La squadra azzurra maschile di Kumite
- Giuseppe Alibrandi nel Kumite
- Giovanni Improta nel Karate
Luigi Lerose nell’Orientamento - Davide Sacchi nel Bowling
- Luca Germano nei 200 farfalla maschili di Nuoto
- Federico Tamborrini nei 400 mt. Maschili s.l. di nuoto
Come numero di medaglie, il medagliere è simile a quello di 4 anni fa, 12 come quantità, ma la qualità é inferiore, perché allora furono conquistati quattro ori, quindi ora sono ben tre di meno soppiantati da tre bronzi di più.
La Stampa italiana ha pressoché ignorato i Deaflympics 2017, come pure il il “Servizio Stampa” reso noto dalla FSSI non reca nulla di ragguardevole, dando risalto esclusivamente all’«Inno di Mameli» tradotto in Lingua dei Segni Italiana (LIS) dalle ragazze della squadra di pallavolo che, partecipanti per la prima volta alla competizione olimpica dei sordi, hanno ottenuto, certo con merito, la medaglia d’argento e alla premiazione hanno cantato in segni «Fratelli d’Italia». Gli sportivi avrebbero gradito conoscere almeno un po’ di cronaca dei fatti agonistici, che manca totalmente.
La situazione dello Sport “silenzioso” italiano attuale mi lascia assai sconcertato, vedo oscurato l’impegno della Federazione Sport Sordi Italia, erede della grande consorella Federazione Sport Silenziosi d’Italia, voluta e creata nel lontano anno 1925 dal mio concittadino, milanese d’adozione Emidio Pacenza, ma mi rendo conto che le prospettive di reclutamento di giovani sordi che praticano attività sportiva è oggi molto complicato, anche se nello sport i sordi possono competere da pari a pari con gli udenti, ma la difficoltà è come convincere e poi avviare i giovani sordi a praticare sport, poichè manca totalmente un servizio stampa, quindi di informazione, che fornisca notizie utili allo scopo.
In definitiva mi angustia assai che sia il rappresentate dell’Ente Nazionale Sordi, inviato a Samsun in sostegno all’Ente dei sordi italiani, Pietro Samueli, sia lo stesso Presidente della F.S.S.I., Guido Zanecchia, senza rendersi conto che i giovani non udenti interessati allo sport in genere hanno poca familiarità con la Lingua dei Segni, si sono limitati a proclami in LIS, ma non ho trovato nessuna loro relazione scritta, che sarebbe stata utile per fare conoscere ai media l’importanza e lo scopo dello Sport, a tutti i livelli, per i sordi, come lo è e lo si espone chiaramente attraverso la TV e la Stampa, anche per gli altri minorati sensoriali e/o fisici.
La cronaca della partecipazione azzurra ai 23i Dealympics non è reperibile sul sito della FISS, la Federazione Italiana Sport Sordi. Cronaca è «saper osservare», e pertanto descrivere, ciò che si osserva.
La cronaca non è nient’altro che la narrazione storica di fatti che rispetta l’ordine della loro successione. Ogni riferimento ci riporta al termine latino CHRONICA, ovvero: forma di narrazione storica che segue il criterio cronologico, riportando gli eventi senza dare un’analisi critica ed evolutiva dei fatti, che invece nel caso specifico si è voluto esaltare oltre misura una esibizione generale quasi fallimentare, ma per colpa dei dirigenti FSSI, non certo degli atleti, che da parte loro hanno dato il massimo delle loro potenzialità.
Inoltre, da sportivo, mi chiedo se i giovani sordi italiani che hanno rivestito in quell’occasione la maglia azzurra, hanno cognizione della (loro) «Storia». Per cui ritengo opportuno fare una breve menzione e ribadire che i «Giochi Mondiali dei Sordi», ora chiamati Deaflympics, vennero istituiti per la prima volta a Parigi nel 1924. Furono i primi giochi coinvolgenti un gruppo di persone con disabilità uditiva, anzi gli altri disabili, con le loro Paralimpiadi, iniziarono oltre mezzo secolo più tardi, e i fautori dei Giochi Internazionali dei Sordi furono lungimiranti per aver organizzato quel primo evento sportivo internazionale orientato al futuro.
Il «Comité Internazional Sport Silencieux», CISS fu costituito nel 1924 per tenere i giochi sportivi ogni quattro anni. Il CISS è stato poi rinominato «Comité International des Sports des Sourds», oggi ICSD, International Conité Sport Deaf. I Giochi, originariamente conosciuti come «International Silent Games», poi chiamati «Giochi mondiali dei sordi». Nel 1955, la CISS fu ammessa nel Comitato Olimpico Internazionale, il CIO, come Federazione Internazionale con posizione olimpica. Fu agli VIII Giochi di Milano 1957 che la bandiera del CIO è passata accanto alla bandiera che rappresenta il CISS.
Il nome attuale di “Deaflympics” è stato formalmente adottato durante i XIXi Giochi di Roma del 2001, e l’Italia dovrebbe essere fiera di quell’evento di interesse internazionale.
Nove sono stati, fino a oggi, i presidenti del ICSD / CISS:
- Eugène Rubens-Alcais (Fra, 1924-1953
- Oscar Ryden (Swe, 1953-1955)
- Peter Nielsen (Den, 1955-1961)
- Pierre Bernhard (Fra, 1961-1971)
- Jerald M. Jordan (USA, 1971-1995
- John M. Lovett (Aus. 1995-2003)
- Donalda Kay Ammons (USA, 2003-2009)
- Craig Andrew Crowley (2009- 2013)
- Valery Nikitich Rukhledev (2013 – )
Nell’elenco qui sopra riportato non figura nessun italiano, ma l’Italia è stata presente fin dall’inizio nell’attività sportiva internazionale, fin dal 1924, quando un giovane italiano, Roberto De Marchi, accompagnato dal sordo milanese Emidio Pacenza, fondatore della Società Sportiva Silenziosa di Milano in Italia, si iscrisse ai primi Giochi organizzati a Parigi, e vinse costì due medaglie d’oro nel nuoto, 100 e 1500 mt. stile libero. Poi, dopo gli VIII Giochi Internazionali dei Sordi organizzati a Milano nel 1957, un altro sordo milanese, Francesco Rubino, si inserì nel Direttivo internazionale, col ruolo di vice presidente, e dopo di lui anche Furio Bonora, Armando Giuranna e Renzo Corti furono a turno nel Direttivo internazionale.
Purtroppo è successo qualcosa di spiacevole all’inizio del 2oo3, quando i quattro rappresentanti italiani nel CISS, Renzo Corti che allora ricopriva il ruolo di vice presidente, e tre incolpevoli Technical Delegate, furono estromessi dai loro ruoli internazionali, e ancora gli sportivi sordi italiani non conoscono la ragione di quelle defezioni di massa che hanno infangato misteriosamente lo Sport italiano. Conoscere gli eventuali errori commessi da qualcuno in passato – neppure tanto remoto – servirebbe a non ricadere più in tali sbagli, ed è quello che io, storico dello Sport silenzioso, vorrei augurarmi.
Marco Luè
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