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Il ricordo perenne di Francesco Rubino

Solo chi oggi, 2017, ha più di 55-60 anni, può dire di aver conosciuto e ammirato il comm. Francesco Rubino (1907-1979). Ma la sua storia è narrata  ampiamente in “Francesco Rubino, una vita per lo sport silenzioso”, curato da Manlio Marcioni, e in tanti scritti dello stesso Rubino, conosciuto e ammirato dai sordi di tutto il mondo.

Ormai sono quasi quaranta anni dalla morte di Rubino, e il 13 maggio 2017 saranno 13 anni da quando il Comune di Milano gli ha intestato una via, «Via Francesco Rubino, “ideatore dello Sport per non udenti”», in sua doverosa memoria.

Nato a S. Remo (Imperia) il 16 agosto 1907 e morto a Novara il 27 settembre 1979, Francesco Rubino è stato milanese d’adozione, avendo vissuto qui, e gran parte anche a Roma, dal 1958, quando fu eletto presidente della gloriosa FSSI, dopo la mirabile organizzazione a Milano degli VIII^ Giochi Internazionali Silenziosi.

Francesco, a causa di un’otite, perse l’udito all’età di quattro anni. Fu istruito prima all’Istituto sordomuti di Palermo, poi in quello di Napoli (Real Albergo dei Poveri), infine a Milano (Istituto Statale), sotto la guida di Giulio Ferreri, che si accorse subito delle notevoli capacità sociali e anche artistiche di quel suo allievo. Nonostante che a quel tempo gli studi, per i sordi, erano assai limitati, Rubino volle istruirsi adeguatamente, e si gettò negli studi con quella tenacia che lo caratterizzò in tutta la sua vita. S’iscrisse all’Accademia d’Arte di Monza, avendo spiccata attitudine per il disegno e la pittura, e ottenne il diploma di disegnatore. Amava in particolare l’arte decorativa in stoffe, e fu apprezzato per il suo talento e la ricca fantasia.

Entrò quando aveva venti anni nel movimento dei sordomuti, iscrivendosi all’antica associazione “G. Cardano”, fondata nel 1875, e collaborando con Giuseppe Enrico Prestini, e si avvicinò alla Società Sportiva Silenziosa, attiva dal 1925, diventando presto uno dei più assidui collaboratori del fondatore, Emidio Pacenza, e costituendo con lui il Comitato Italiano Sport Silenzioso, poi trasformato in Federazione Italiana Sport Silenziosi, che poté così aderire al Comitè International Sport des Sourds (C.I.S.S.), di cui dopo i Giochi di Milano 1957, Rubino fu eletto vice-presidente vicario, lasciando lui stesso, per ragioni di opportunità, la carica di presidente all’americano Jerald Jordan, e dedicandosi egli con il massimo impegno a questioni inerenti al suo ingegno artistico, e per scoprire, insieme con altri studiosi fra i quali Allan B. Hayhurst (G.B), Josif Guejlman USSR), Willard J Madsen, (Usa) – autore della poesia “Devi essere sordo, per capire”, tradotta in tutto il mondo – per presentare nel 1975 il libro “GESTUNO”, International Sign Language of the Deaf, pubblicato in tutto il mondo, e che ha dato origine agli studi per il riconoscimento della Lingua dei Segni nei vari Stati (vedi sotto.)

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Nonostante il suo quasi assillante impegno per lo sport, aveva sommamente a cuore i problemi umani, sociali e culturali dei sordi, nonché quelli della comunicazione, per cui si è sempre battuto per la giusta valutazione del linguaggio gestuale, egli che aveva il dono di una mimica semplice e persuasiva, e per ciò era presidente della Commissione per  le comunicazioni della Federazione Mondiale dei Sordi.

Nel 1953 Francesco Rubino fu nominato “Cavaliere della Repubblica” «… per il lavoro attivo, instancabile, svariato a vantaggio dei suoi fratelli sordomuti ….». Ma già nel 1958, a Rubino era stato conferito l’attestato di Commendatore della Repubblica: alla vigilia di Natale di quell’anno l’Amministrazione Provinciale di Milano, assegnò a Francesco Rubino la medaglia d’oro di benemerenza civica, per essersi egli impegnato con assiduità nell’assistenza sociale, nella scienza e nello sport. La motivazione, riguardante il Comm. Francesco Rubino, era la seguente:

«Già presidente della Delegazione Regionale Lombarda dell’Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza dei Sordomuti, superata per tenace volontà ogni difficoltà causatagli dal sordomutismo, contratto per malattia dalla prima infanzia, non è stato dimentico dei fratelli sordomuti.

Per facilitare il pieno inserimento nella vita sociale, da un trentennio opera, con capacità e dedizione, in posti di responsabilità nel settore assistenziale, educativo e sportivo, meritandosi la fiducia e l’affetto dei sordomuti lombardi».

«Nessuno pensava – scriveva il periodico “Giulio Tarra”  dell’ottobre 1970 – e tanto meno sospettava del suo ritorno repentino alla Casa del Padre. Il nostro Rettore, don Emilio Puricelli e diversi amici milanesi, l’avevano visitato alcuni giorni prima e l’avevano trovato bene, convalescente da un attacco di asma e desideroso di riprendere le sue relazioni col mondo dei sordi. Ma il Signore, nella sua  sapienza misteriosa per noi piccoli uomini, dispose diversamente. A noi che lo amavamo tanto, non resta che accettare la volontà divina e offrire il nostro dolore e il nostro pianto. Aveva 72 anni».

Francesco Rubino Sport

Ida Collu, allora, era una giovane signora socia ENS, e sulla “Settimana del Sordomuto”, diretta a quel tempo da Vittorio Ieralla, grande amico e quasi coetaneo di Rubino, scrisse un appassionato articolo: «L’idea di commemorarlo attraverso questo scritto, è sorta in me spontaneamente. E mentre scrivo, a distanza di poco più di un mese dalla sua morte, sentivo dentro di me che se lo avessi ignorato, ora che non c’è più, era come se avessi fatto un torto più che a lui, alla nostra Associazione, lui che è stato uno dei primi fautori dell’Associazione di cui oggi facciamo parte integrante e ne assaporiamo i frutti dei loro sacrifici passati….».

Una volta si poteva commemorare sulla “Settimana del Sordomuto”, ma oggi: come si può ricordare Francesco Rubino? Fortuna è rimasto il “Giulio Tarra, della Fondazione “Pio Istituto dei Sordi”, ma purtroppo più nulla di cartaceo dall’Ente Nazionale Sordi. Così si sta dimenticando! la Storia!

Marco Lué

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