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10 anni di Convenzione Onu, la rivoluzione parte dalla self-advocacy
Il 13 dicembre 2006 l’Onu approvava la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, che oggi è stata ratificata da 172 stati (l’ultimo è la Corea del Nord). Doveva essere una rivoluzione copernicana nell’approccio alla disabilità, invece c’è ancora molto da fare. In Italia l’esperienza più innovativa nata dalla Convenzione Onu sono gli auto-rappresentanti: persone con disabilità intellettiva che partecipano in prima persona.
Dieci anni fa, il 13 dicembre 2016, l’Assemblea delle Nazioni Unite approvava la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità. Una rivoluzione copernicana nell’approccio alla disabilità. Innanzitutto c’è il cambio di registro linguistico: non più il disabile ma la persona con disabilità. Al centro c’è la persona, con una disabilità, certo, ma sempre persona, l’accento va su quello: la disabilità non esaurisce l’identità della persona e non si sovrappone ad essa. Poi la nuova definizione di disabilità, non più come patologia né come danno da risarcire, né come qualcosa di dato e immutabile, ma come interazione fra la persona e le sue caratteristiche individuali e l’ambiente che la circonda. Infine i diritti: «scegliemmo l’approccio dei diritti umani proprio perché i diritti umani sono immediatamente esigibili, gli altri sono condizionati alla disponibilità di risorse», ha spiegato Giampiero Griffo, che è stato membro della delegazione italiana ai tempi dei lavori per la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e accompagnò il governo italiano alla firma a New York. Dopo dieci anni c’è ancora tanto da fare. «Ecco, diciamo che l’impatto non è stato quello che ci auspicavamo. La Convenzione Onu in Italia non è stata ancora digerita: né dal Governo, né dagli enti locali, né – me lo lasci dire – dal movimento stesso delle persone con disabilità. Siamo ancora ai temi generali, si doveva partire da una definizione nuova di disabilità, non è stata fatta», affermava Griffo poche settimane fa.
Ma qualche passo avanti c’è stato. Dal lato dei numeri, la Convenzione Onu oggi è stata ratificata da 172 stati, ultime la Corea del Nord il 9 dicembre, la Micronesia il 7 dicembre e Samoa il 2 dicembre (in allegato l’infografica preparata dalle Nazioni Unite per l’occasione del decennale). È stata ratificata dall’87% dei paesi membri dell’Onu, ne mancano ancora 26. L’Italia l’ha ratificata nel febbraio 2009. In Italia l’esempio più concreto del cambiamento di approccio è la nascita del movimento di autorappresentanti, con una piattaforma che per il momento conta 11 leader: Enrico, Marco, Antonio, Alessandro, Serena, il giovanissimo Enrico di Salerno che ha soltanto 18 anni… Sono loro i pionieri di questa avventura nata all’interno delle realtà Anffas con il progetto Io cittadino, partito nel dicembre 2015 grazie al cofinanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e conclusosi nela sua prima tappa a settembre, con la presentazione della piattaforma degli auto-rappresentanti. Si tratta di persone con disabilità intellettiva che nel circuito Anffas in questi mesi hanno fatto un percorso formativo specifico e sono stati eletti portavoce di altrettanti gruppi territoriali, dal Veneto alla Sicilia. Il video che presenta questo progetto e sensibilizza sul valore della self-advocacy (a parole ci crediamo tutti, nei fatti concreti è molto difficile scommetterci fino in fondo) è stato selezionato dalle Nazioni Unite per la partecipazione allo United Nations Enable Film Festival (UNEFF), festival di video e cortometraggi promosso dalle Nazioni Unite per celebrare la Giornata Internazionale delle persone con disabilità.
Nei giorni scorsi lo spot di “Io cittadino!”, unico italiano tra i 15 selezionati, è stato proiettato presso la sede delle Nazioni Unite in presenza dell’intero Dipartimento della Nazioni Unite per gli Affari Esteri e Sociali (DESA) riunitosi appositamente per celebrare la Giornata Internazionale delle persone con disabilità. «Siamo particolarmente orgogliosi di questo importantissimo riconoscimento per un progetto che possiamo sicuramente ritenere tra i più ambiziosi ed innovativi tra quelli che la nostra Associazione sta portando avanti. Il progetto ha portato alla nascita del Primo Movimento Italiano di Autorappresentanti, ovvero persone con disabilità intellettive che si battono in prima persona per la difesa dei propri diritti», commenta Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas Onlus. Orgoglio ancora maggiore perché «protagonisti indiscussi dello spot sono le stesse persone con disabilità intellettiva, che non solo interpretano il filmato grazie alla collaborazione degli attori di Anffas Roma, ma hanno attivamente contribuito alla sua ideazione e realizzazione».
Noi persone con disabilità intellettive entriamo nel futuro da protagonisti, liberi di partecipare, di scegliere, con il coraggio di cambiare il mondo. Senza barriere, senza pregiudizi, senza discriminazioni. Noi vogliamo dare il massimo per costruire un domani migliore. E tu?
Si parte dagli anni ‘20, quando «le nostre vite erano considerate indegne di essere vissute», per arrivare al 2006, alla Convenzione Onu: «oggi siamo prima di tutto persone, abbiamo gli stessi diritti di tutti». Tanti primi piani, per dire tutti che «noi persone con disabilità intellettive entriamo nel futuro da protagonisti, liberi di partecipare, di scegliere, con il coraggio di cambiare il mondo. Senza barriere, senza pregiudizi, senza discriminazioni. Noi vogliamo dare il massimo per costruire un domani migliore. E tu?».
Già, e tu? «Ci auguriamo che questo spot aiuti ad accendere maggiormente i riflettori su un tema, quello del diritto ad essere considerati cittadini a pieno titolo ed a ricevere i sostegni per farlo, ancora troppo poco conosciuto e praticato, ma soprattutto che porti la stampa, i cittadini, le istituzioni ad interessarsi di più alle opinioni, alle vite, alle storie che le persone con disabilità intellettiva hanno da raccontare», conclude Speziale.
Sara De Carli. Fonte: vita.it
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