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Oltre il silenzio con la lingua dei segni. Figli di un dio minore in scena.

Grazie a un testo di Mark Medoff, scritto nel 1980 per il palcoscenico, ma mai rappresentato prima in Italia, molti sordi sono entrati come spettatori per la prima volta in teatro. L’attore protagonista Giorgio Lupano spiega: «Dobbiamo scalfire la convinzione che si esprimono a gesti: loro usano i segni, che sono una vera e propria lingua codificata, da studiare come una lingua straniera».

«Grazie allo spettacolo teatrale Figli di un Dio minore, molti sordi sono entrati come spettatori per la prima volta in teatro. Per noi attori vedere il pubblico che applaude in modo tradizionale di fianco a persone che agitano le mani nell’aria, come è consueto per l’applauso dei non udenti, è un’esperienza meravigliosa perché, nonostante la diversità, condividi le stesse emozioni, in un esempio concreto di integrazione.» Così l’attore Giorgio Lupano presenta Figli di un dio minore in scena, con la regia di Marco Mattolini, al Teatro Franco Parenti di Milano dal 26 ottobre.

Il testo di Mark Medoff, scritto nel 1980 per il teatro, ma mai rappresentato prima in Italia, è stato reso celebre, nel 1986 dal film interpretato da William Hurt e Marlee Matlin, attrice non udente vincitrice dell’Oscar e del Golden Globe. Narra del rapporto tra Sarah, interpretata ora da Rita Mazza, anche lei sorda con genitori sordi, e il logopedista James (Giorgio Lupano): la ragazza lavora come cameriera nell’Istituto di cui è stata allieva, ma non vuole parlare, anche se potrebbe, inoltre non usa la lettura delle labbra e si esprime solo con la lingua dei segni, rifiutando ogni integrazione comunicativa; solamente grazie a James scoprirà nuovi sentimenti e modi di relazionarsi.

L’attore teatrale, cinematografico e televisivo Giorgio Lupano – diplomato alla scuola del Teatro Stabile di Torino con Luca Ronconi – ha lavorato, tra gli altri, con Gabriele Lavia e Franco Branciaroli. Per entrare nel suo personaggio ha studiato per quattordici mesi la lingua dei segni e ha partecipato, insieme al regista Mattolini, a seminari organizzati dall’Istituto Statale dei Sordi di Roma. Grazie alla sua esperienza diretta così ha intrapreso un viaggio di scoperta e di conoscenza del mondo dei non udenti. Spiega: «La lingua dei sordi è un vero e proprio linguaggio per comunicare, ho scoperto per esempio che il silenzio di cui parla Sarah nel testo non è come lo intendiamo noi, ma è pieno di vibrazioni e sensazioni suscitate dalla loro stessa lingua, che, invece, a noi ingenuamente sembra solo un insieme di gesti».

E continua: «Dobbiamo scalfire la convinzione che si esprimono a gesti: loro usano la lingua dei segni che è una vera e propria lingua codificata, da studiare come una lingua straniera. Per me è stato un percorso di apprendimento molto interessante: ho capito che i sordi non si considerano disabili e non vogliono essere definiti “non udenti” tramite la negazione di ciò che non possono fare, poiché sono in grado di fare tutto normalmente, anche se non sentono. Quando abbiamo iniziato le prove, abbiamo lavorato per sette settimane all’Istituto dei Sordi di Roma, con esperti di teatro e comunicazione e chiedevamo suggerimenti ai sordi così da rendere fruibile lo spettacolo anche a chi di loro entrava per la prima volta in un teatro. Io, mentre recito, infatti utilizzo sempre la lingua dei segni, così l’esperienza di integrazione funziona nel far convivere udenti e non udenti, come dovrebbe accadere quando si incontrano una maggioranza e una minoranza».

«Lo studio e l’approfondimento del proprio personaggio sono necessari – prosegue Lupano che ha dedicato più di un anno a calarsi nel ruolo di James – qualunque lavoro prevede una preparazione e, soprattutto in teatro, non si può improvvisare; nel neorealismo molti attori venivano scelti dalla strada perché nel cinema un volto espressivo con la giusta inquadratura può anche raccontare una storia, veicolare emozioni, ma in teatro sussistono regole precise che devono essere apprese e, anche se un attore è istintivo e dotato, deve studiare, leggere, confrontarsi, non basta avere un volto carino e un po’ di esperienza nello spettacolo».

Il regista Marco Mattolini, che ha diretto moltissimi attori, oltre ad essere sceneggiatore e autore televisivo, aggiunge: «rispetto al film, che privilegiava la storia d’amore, noi ci siamo concentrati sull’integrazione dei due mondi, sia sul palco, in cui recitano attori udenti e non udenti, sia in platea per favorire la reciproca conoscenza, così abbiamo fatto sì che tutti gli attori usassero la lingua dei segni mentre recitano e poi ci sono altri escamotage teatrali: abbiamo voluto escludere i sottotitoli, abbiamo utilizzato invece alcune proiezioni simboliche, come per esempio per la mamma di Sarah, che nella storia si è sempre rifiutata di usare il linguaggio dei segni, abbiamo creato un racconto con le ombre cinesi, che potesse essere comprensibile sia a udenti che a non udenti».

Inoltre il regista sottolinea come voglia dedicarsi a spettacoli con un messaggio come quello sotteso a questo testo: «anche nel rapporto d’amore che si crea tra James e Sarah la diversità è una delle tante difficoltà che una coppia può trovarsi a vivere. Per me dirigere una compagnia con Giorgio Lupano e con altri attori invece non noti al grande pubblico, è un valore aggiunto; oggi il teatro vive una sudditanza rispetto alla televisione, io mi concentro sull’operazione culturale: per me l’allestimento di Figli di un Dio minore è stata una bellissima esperienza, coinvolgente che desideravo da 25 anni, ma ho dovuto aspettare di trovare una produzione e un attore come Giorgio disponibile a imparare la lingua dei segni; in questo spettacolo ho visto una comunità unirsi, rispecchiando la funzione del teatro e io ora voglio scegliere di dedicarmi solo a spettacoli che contengano un messaggio per dare senso alla mia vita, pensando allo spirito e non solo al divertimento».

LO SPETTACOLO, DOVE E QUANDO

FIGLI DI UN DIO MINORE, di Mark Medoff. Traduzione di Lorenzo Gioielli. Regia di Marco Mattolini. Con Giorgio Lupano, Rita Mazza e con Cristina Fondi, Francesco Magali, Gianluca Teneggi, Deborah Donadio. Scene e costumi di Andrea Stanisci. Luci di Francesco Traverso. Musiche di Daniele D’Angelo. Il tema di Sara è composto ed interpretato da Giorgia. Produzione Artisti Associati e Officine del Teatro Italiano OTI con la collaborazione di Istituto Statale per Sordi – Roma. Dal 26 ottobre al 6 novembre 2016 al Teatro Franco Parenti di Milano e poi in tournée. Info: Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14, tel. 02 59 99 52 06; biglietteria@teatrofrancoparenti.it;

Albarosa Camaldo. Fonte: famigliacristiana.it

PER SAPERE DI PIU’

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