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Permessi Legge104 e congedi per motivi di salute: esteso il diritto a dipendenti comunali conviventi in unione civile
I benefici delle legge 104 sono garantiti anche nel caso di conviventi more uxorio
Il dipendente del Comune di Torino in unione civile con persona con handicap in condizione di gravità, a cui sono stati riconosciuti i benefici della legge 104/1992, potrà usufruire dei permessi mensili retribuiti, fino ad oggi garantiti ai soli coniugi e ai parenti o affini fino al secondo grado. L’estensione del diritto prevede inoltre la possibilità di usufruire del congedo matrimoniale, dei congedi parentali e familiari, permesso lutto in caso di decesso, permesso per grave infermità del coniuge e congedo per motivi familiari. I benefici delle legge 104 sono garantiti anche nel caso di conviventi more uxorio.
Una circolare del Comune di Torino rivolta a tutti i dipendenti, la n. 15037 del 3 ottobre, dà così applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale n. 213/2016, che ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 33, comma 3, della Legge n. 104/1992 nella parte in cui non include il convivente more uxorio tra i soggetti legittimati a fruire del permesso mensile retribuito per l’assistenza alla persona con handicap in situazione di gravità. Il provvedimento viene preso “in attesa di interventi chiarificatori da parte degli Organi di Governo o degli Enti competenti”.
“L’amministrazione comunale torinese è la prima in Italia ad applicare la nuova normativa in tema di famiglie alla disciplina interna di gestione del personale –ha sottolineato l’assessore alle Pari Opportunità Marco Giusta -. Abbiamo iniziato ad applicare all’azione amministrativa il rispetto dei diritti delle persone ad amarsi e realizzarsi a prescindere dal loro orientamento sessuale: siamo partiti dall’Azienda Comune che è il cuore della nostra attività di governo, perché è da qui che l’opera di sensibilizzazione deve spiccare il volo, da qui è possibile innescare un processo virtuoso per l’estensione delle libertà civili a tutti e tutte coloro che ne hanno il diritto”.
Fonte: Torinooggi.it
PER SAPERE DI PIU’
Sentenza Corte Costituzionale 213/16
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