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Il silenzio è stato il mio primo compagno di giochi (Recensione di Marco Luè)

«La storia di Roberto Wirth – afferma nella postfazione al libro autobiografico redatto dallo stesso Wirth e stampato da Newton Compton Editori, la psicologa Stefania Fadda, che ben conosce l’autore del libro – è unica ed eccezionale, un esempio introvabile al mondo di come, con determinazione e impegno, tutto può essere raggiunto …», e infatti, nelle 185 pagine dello scorrevole volumetto,quest’uomo di 65 anni racconta la sua storia, una narrazione disincantata, spesso anche triste, ma sempre determinata, che gli ha permesso di diventare il primo e unico manager sordo di un hotel di lusso nel mondo, l’Hassler di Trinità dei Monti, a Roma, di cui è il proprietario e dove alloggiano celebrità provenienti da ogni parte del mondo.

La sua famiglia, di origini svizzere, il padre un rinomato gestore di alberghi di lusso, quando si accorse che il primogenito (seguirono un altro fratello e poi una sorella, che morì da piccola) aveva problemi di udito, lo portarono da rinomati specialisti, che diagnosticarono sordità profonda, suggerirono di iscriverlo in una scuola specializzata, la “Silvestri” di Roma, ma la madre non fu convinta fosse adeguata, qualcuno suggerì la “Tarra” di Milano, così il piccolo Roberto fu trasferito, con una tata nel capoluogo lombardo e per alcuni anni, egli racconta, rimase nel capoluogo lombardo, fino agli 11 anni, poi  si trasferì, sempre con la tata, per poco tempo  a Marsiglia, prima di tornare definitivamente a Roma, dove concluse privatamente le classi elementari per poter poi iscriversi alle medie, che frequentò in una scuola dei Padri Scolopi, in una classe ordinaria con compagni tutti udenti. Intanto, Roberto cominciò a interessarsi all’albergo di famiglia, solo che il padre non voleva neanche ipotizzare che il figlio sordo potesse un giorno occuparsi del gioiello di famiglia, ma gli permise di provare a lavorare con i dipendenti dell’albergo, e poi di fare pratica anche negli uffici amministrativi.
In seguito, Roberto si iscrisse alla scuola alberghiera di Stresa, una delle migliori d’Europa, e l’estate del 1966 fece un po’ di pratica in un grande albergo di quella città. Suo padre morì quell’anno, era stato un grande maestro del lavoro, ma Roberto si sentì più libero in sua assenza, si iscrisse all’Università “Gallaudet” di Washington, dopo avere sperimentato un’altra scuola americana per sordi, nel Connecticut, per concludere gli studi superiori, prima di frequentare l’Università americana dei sordi, dove fu coinvolto anche in diverse manifestazioni studentesche contro la guerra in Vietnam e quella sua giovinezza americana fu per lui anche un’esperienza liberatoria, nella comunità dei sordi americani non c’erano differenze fra maschi e femmine, e le ragazze erano molto sbrigative anche in fatto di sesso, e per la sua bella presenza, il giovane italiano era ammirato e corteggiato dalle ragazze.
Alla Gallaudet, Roberto imparò a esprimersi in American Sign Language, ASL, la lingua dei Segni Americana, e già si esprimeva in lingua inglese e americana scritta e parlata. Roberto fece altre esperienze, frequentò la Cornell School of Hotel Amministration, università specializzata in management alberghiero, studiava e lavorava per potersi mantenere, i rapporti con la madre erano quasi inesistenti, non aveva più la certezza di tornare a Roma e volersi occupare dell’Hassler. Ebbe esperienze alle Hawaii e ad Honolulu, dove si era fidanzato con una ragazza del posto ed è stato gioiosamente travolto da quella mondanità semplice che lo aiutava pure a dimenticare Roma. Egli era diventato tanto popolare, al punto che il sindaco di Honolulu gli propose di insegnare la lingua dei segni al personale udente degli alberghi. Rimase tre anni alle Hawaii, dove conviveva con la fidanzata, Vanda.
Ma un giorno si rifece viva sua madre, così riaffiorò il desiderio di tornare a Roma. Il fratello Peter era impegnato in un altro albergo, il “Quirinale”, e Roberto alla fine riuscì ad avere la fiducia di sua madre e a essere il “manager” dell’Hassler. Poco dopo sua madre morì. Roberto si è sposato con Astrid Schiller, una fotomodella prussiana, ha avuto due figli gemelli, Veruschka e Robertino, ma l’intesa con la moglie durò pochi anni, «… mancava un linguaggio comune…», è la sintetica spiegazione di Roberto Wirth. Con Astrid, Roberto è rimasto in buoni rapporti, prima o poi saranno i figli a occuparsi dell’albergo Hassler.
“Non mollare mai” è il senso che ha sempre ispirato Roberto Wirth. La sordità per lui è stata un ostacolo, che ha saputo superare con la forza di volontà, ma “la vita non è il Grande Silenzio”, bensì un grande concerto di parole, suoni e rumori dai quali i sordi sono esclusi, per cui Wirth, in questo aiutato economicamente dalla sorella gemella di sua madre, ha costituito nel 1991 la “Fulbbright-Roberto Wirth”, una borsa di studio riservata agli studenti universitari sordi per gli scambi culturali fra Italia e Usa, e nel 2004 ha fondato la Roberto Wirth Fund Onlus, che dal 2012 si chiama CABSS, Centro Assistenza per bambini sordi e sordo-ciechi, e dunque Roberto Wirth può ben dire che «… la mia vita è stata tutta un impegno e una promessa che si rinnova ogni volta che  nasce un bambino sordo. Per loro niente deve essere impossibile».
Grazie, Roberto, a nome di tutti i sordi.
Marco Lué

PER SAPERE DI PIU’
Robert Wirth
CABSS

«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: info@storiadeisordi.it
“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

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