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Mai più esclusi, gli studenti inventano un “braccio” per parlare ai sordi

Mai più esclusi: gli studenti inventano un "braccio" per parlare ai sordi
Sei ragazzi di terza dell’itis Facchinetti sono in partenza per Francoforte. Sono stati scelti per rappresentare l’Italia grazie alla loro invenzione: un braccio robotico che riproduce il linguaggio dei segni. Succedono cose inusuali nel laboratorio della professoressa Ornella Pili dell’Isis Facchinetti a Castellanza. Momenti di entusiasmo ed “esplosioni” di creatività che lasciano stupiti.

Dopo il pullman alimentato dall’energia cinetica e la bicicletta con sistema di segnalazione delle frenate, sei ragazzi della terza informatici si stanno preparare per andare a Francoforte dal 26 al 28 maggio a tenere alto il nome della creatività italiana. Sono stati, infatti, selezionati per la finale del progetto “Skills for the future” del Junior Achivement. Con loro porteranno il progetto interamente realizzato in questo laboratorio: un braccio robotico che interpreta il linguaggio dei segni (LIS).

La giuria ha definito il progetto impareggiabile per completezza, efficacia e qualità dei materiali. «All’inizio dell’anno ci eravamo messi a giocare con cavi e chip per realizzare qualche progetto da presentare a fine anno – spiegano Alessandro, Davide, Simone, Diego, Samuele e Filippo- poi la nostra docente Pili ci ha parlato di questa competizione, ci ha affascinato e così siamo partiti alla ricerca dell’idea».

Il lampo di genio è venuto a Simone, un ragazzo molto attento a chi è più fragile: « Io conosco un paio di persone sordomute. Mi ricordo di aver provato grande imbarazzo, all’inizio, perché non riuscivo a comunicare con loro. Occorre conoscere il linguaggio dei segni, quindi bisogna fare corsi appositi. Allora, ho lanciato l’idea ai miei compagni: perché non realizziamo un braccio meccanico in grado di replicare questi segni? Sarebbe un bel contributo per aiutarli a partecipare ad eventi pubblici e di massa».

Detto, fatto! … o quasi: `« Ci siamo imbattuti in un’avventura abbastanza complicata – spiega Simone a nome di tutti – noi siamo studenti informatici ma, per questo progetto, occorrevano anche conoscenze di meccanica. Abbiamo fatto una gran quantità di calcoli al fine di mettere a punto il prototipo».

Il braccio si interfaccia a un display dove si carica il testo da tradurre nei segni: « Lo abbiamo pensato adattabile a qualsiasi supporto elettronico, smartphone, tablet, computer così da ampliarne l’uso». I ragazzi hanno poi realizzato il business plan e creato una campagna di promozione affidata al web: acmja.altervista.org ma anche locandine e brochure. In occasione del debutto tedesco, gli studenti stanno perfezionando il braccio inserendo il linguaggio internazionale: « Così sarà possibile scegliere la lingua» raccontano i ragazzi. «Sottolineiamo, inoltre, che è un prodotto a impatto zero perché abbiamo usato tutto materiale riciclato». Orgogliosi del loro prototipo, i sei alunni lavorano con grande cura e attenzione : « È stato un lavoro molto impegnativo ma ci ha permesso di mettere in pratica ciò che stavamo studiando e andare oltre, acquisendo competenze che questo corso non ci aveva dato. Ci siamo preparati, documentati, confrontati molton ma ora siamo felici anche perché abbiamo ricevuto i complimenti da molte aziende che ci hanno persino dato il loro logo per la presentazione».

Tra dieci giorni voleranno a Francoforte dove saranno in competizione con i lavori di altri ragazzi: « Dobbiamo fare la presentazione in inglese – commenta Simone – anche in questo campo abbiamo dovuto migliorare molto in poco tempo….».

Nel laboratorio della professoressa Pili piccoli “Archimede” crescono, con tanta voglia di mettersi in gioco.
 
AlessandraToni @alessandra_tonialessandra.toni@varesenews.it
Fonte: varesenews.it – 15 maggio 2014 – nw64

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