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Santuario di Santa Giuseppina Bakhita di Schio (Vicenza)
Schio (Vicenza). Santuario di Santa Giuseppina Bakhita e la storia dei sordi. Santa Giuseppina Bakhita Vergine, la santa negretta, nasce nel Sudan nel 1869, rapita all’età di sette anni, venduta più volte, conosce sofferenze fisiche e morali, che la lasciano senza un’identità. Sono i suoi rapitori a darle il nome di Bakhita («fortunata»). Nel 1882 viene comprata a Kartum dal console Italiano Calisto Legnani. Nel 1885 segue quest’ultimo in Italia dove, a Genova, viene affidata alla famiglia di Augusto Michieli e diventa la bambinaia della figlia.
Quando la famiglia Michieli si sposta sul Mar Rosso, Bakhita resta con la loro bambina presso le Suore Canossiane di Venezia. Qui ha la possibilità di conoscere la fede cristiana e, il 9 gennaio 1890, chiede il battesimo prendendo il nome di Giuseppina. Nel 1893, dopo un intenso cammino, decide di farsi suora canossiana per servire Dio che le aveva dato tante prove del suo amore.
Divenuta suora, nel 1896 è trasferita a Schio (Vicenza) dove muore l’8 febbraio del 1947. Per cinquant’anni ha ricoperto compiti umili e semplici offerti con generosità e semplicità. Tra le suore canossiane e diventa amica anche delle bambine sorde.
La “santa madre moretta” fu beatificata nel 1992. IL beato Giovanni Paolo II la dichiarò santa domenica 1 ottobre 2000. Il Papa Benedetto XVI nella sua enciclica Spe Salvi ha additato Bakhita all’umanità come speciale luce di speranza.
Il calendario liturgico pone la sua memoria all’8 febbraio. Numerosi sono i pellegrinaggi di gruppi di sordi al suo santuario di Schio.
p. Vincenzo Di Blasio – sa135 (2014)
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Santuario di Beata Giuseppina Bakhita in Schio – Schio (Vicenza)
Originariamente questa chiesa che troviamo nel centro storico di Schio (Via Arnaldo Fusinato) si chiamava Chiesa della Sacra Famiglia o anche delle “Canossiane”. Con la beatificazione di Suor Giuseppina Bakhita nel 1992 la chiesa assunse il compito di custodire le spoglie della beata.
Le reliquie sono conservate all’interno di un’urna in legno scolpito e cristalli posta al di sotto dell’altare maggiore. La stessa urna è anche utilizzata per conservare le spoglie della Beata Maddalena di Canossa fino al tempo della sua canonizzazione.
L’interno dell’edificio subì accurati lavori di restauro agli inizia degli anni ’90. Il progetto del santuario si deve a Bartolomeo Folladore (Malo 1808- Schio 1888), i lavori furono terminato con l’inserimento della volta a cupola da parte del figlio Gioachino. L’edificio si presenta con una chiara impronta neoclassica, ispirata anche dal Pantheon romano. All’interno della chiesa altri elementi di particolare interesse sono: Riquadri monocromatici di Giuseppe Mincato e statua lignea dell’Addolorata di Romolo Cremasco, Via Crucis in terracotta di Guido Cremasco.
Fonte: viaggispirituali.it
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