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Accettare o no la sordità?
Accettare o no la sordità?
Per comprendere meglio il mondo del Silenzio presento, ai miei lettori, due realtà: l’una di persona che si accetta nella sordità, l’altra la sfugge e combatte. Credo che abbiate udito o letto la parola eutonologia. Studia la scienza di «star bene nella propria pelle». Proposta dal filosofo e biologo Henri Laborit, nonno di Emmanuelle, sorda, attrice e autrice del libro autobiografico Il grido del gabbiano.
Molti sordi dalla nascita o divenuti tali durante lo sviluppo chiedono alla società di maggioranza d’essere compiutamente nella propria pelle. Molti incontrano difficoltà in questo, anzi gli diventa impossibile. Ci sono genitori che, già nei primi mesi di vita del piccolo, decidono per l’impianto cocleare.
Ho un amico otochirurgo a cui ho chiesto quante possibilità ci sono (anno 2003) per percepire, non solo “sentire”, la parola nella completezza… Ha risposto: «Poche.» Ciò indica che, l’imperfetto ascolto, limita la memorizzazione e, di poi, il richiamo mnemonico e la strutturazione del linguaggio sonoro-verbale. Agli impiantati (pare) venga limitata l’attività sportiva competitiva, talvolta anche ludica, attraverso la quale, molti di loro, entrano in relazione con i coetanei udenti riportandone gratificazione. Sono bambini impediti a divenire se stessi.
La sordità grave o meno grave conduce ad una complessa struttura psicologica, ad una rielaborazione dell’Io. Ne ho parlato nelle mie ricerche sull’inconscio. Per ora mi ripeto affermando che la sordità può essere considerata una filosofia esistenziale. Capisci gli altri da come tu sei accettato: e trattato nella tua caratteristica di sordo. Il miracolo dell’Effata (apriti) non può sempre avvenire. Non puoi strapparti gli orecchi perché sei «sordo» negli orecchi. Ma se l’indicazione finisse qui non è un ludibrio, lo diventa quando ignoranza e pregiudizio della gente alienano mente e psiche!
C’è la persona sorda che non si accetta, non perché soffre la disabilità sensoriale, ma perché si scopre inconsiderata nella società o gruppo professionale o amicale. Ecco che il tutto si sposta nell’accettarsi d ‘essere accettato in ciò che si è !
Ho visto nel corso della mia attività professionale di psicologo decine e decine di drammi: genitori in lite per accelerare l’educazione del figlio «a parlare bene». Come se l’obiettivo parlare fosse l’unica etichetta visibile per accedere alla cosiddetta normalità, da far «udire» al parentado, ai vicini di casa. Ho visto ragazzine sorde allontanate dai coetanei o giovani simili dalle rispettive madri e sospinte, letteralmente, nelle braccia dei compagni di classe udenti «perché – essendo udenti – impareranno a parlare bene» dicevano.
Renato Pigliacampo.
Dall’ Itinerario Pensieri e riflessioni dal Silenzio, scritto martedì 17 ottobre 2006 – nw115 (2013)
PER SAPERE DI PIU’
Emmanuelle Laborit
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«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: info@storiadeisordi.it.
“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini