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Beato Pietro Francesco Jamet (1762-1845)
Beato Pietro Francesco Jamet (1762-1845). Costretto ad abbandonare l’università per aver rifiutato il 21-1-1791 il giuramento alla costituzione civile del clero, per volere del vescovo il Beato fece da cappellano e da confessore della piccola e decadente congregazione delle Suore del Buon Salvatore, fondata nel 1720 a Caen da Madre Anna le Roy (1692-1781) per l’istruzione e l’educazione della gioventù e la cura dei malati a domicilio. Aveva soltanto ventotto anni. Quel compito avrebbe mutato radicalmente il corso della sua vita e della sua attività.
Questo zelante sacerdote, confessore della fede fino alle soglie del martirio durante la rivoluzione francese (1789-1799) per il suo attaccamento al papa; direttore illuminato delle anime sacerdotali agitate dalla persecuzione del “Terrore”; luminare di scienza, lettere ed arte di governo; benefattore geniale dei piccoli sordomuti e degli alienati mentali; restauratore della Congregazione del Buon Salvatore di Caen (Calvados), nacque il 12-9-1762 a Fresile (Orne), allora della diocesi di Bayeux, oggi di Sées, terzo dei nove figli che Pietro ebbe da Maria Brunot, entrambi agricoltori molto agiati e stimati per l’onestà di vita e la pratica religiosa. Al fonte battesimale gli furono imposti i nomi di Pietro e Francesco. Di mano in mano che cresceva in età, i genitori lo abituarono a prendere parte alla preghiera, fatta in famiglia mattino e sera, alla lettura della bibbia, alla recita del catechismo e al soccorso ai poveri.
Al termine delle scuole elementari il Beato, durante le vacanze, imparò un po’ di latino alla scuola del fratello maggiore, Don Pietro, sacerdote dal 1770, a da un suo zio paterno, Don Anselmo, vice parroco a Montsecret. Poiché imparava con straordinaria facilità, il padre lo inviò, all’età di quindici anni, al regio collegio di Vire, in cui, con altri 500 allievi, frequentò dal 1777 al 1782 i corsi ginnasiali e filosofici come alunno esterno, distinguendosi per la buona condotta e l’indole amabile, il profitto e la pietà.
A vent’anni, sentendosi ormai chiamato allo stato ecclesiastico, Pietro si iscrisse all’Università di Caen per completare gli studi di filosofia e teologia (1782-1787). Dopo aver ricevuto gli ordini minori, invece di continuare a risiedere in una casa borghese, si stabilì nel seminario dei Padri Eudisti per mettere maggiormente al sicuro la propria vocazione. Ordinato sacerdote il 22-9-1787, divenuto precettore in casa Bellamy, continuò gli studi nel corso superiore di teologia per conseguire il dottorato, ma ne fu impedito dallo scoppio della rivoluzione francese. Dovette, quindi, accontentarsi del baccalaureato e del titolo di professore di filosofia e umanità, ma, finché visse, continuò a studia e la S. Scrittura e i Padri della Chiesa. Difatti, per meglio intenderli, apprese con molto impegno l’ebraico e il greco. La biblioteca che lasciò era ricca di bibbie e commentari in varie lingue antiche e moderne, e di opere patristiche. La sua spiritualità, perciò, non poteva non essere in stretta sintonia con le verità della fede.
Costretto ad abbandonare l’università per aver rifiutato il 21-1-1791 il giuramento alla costituzione civile del clero, per volere del vescovo il Beato fece da cappellano e da confessore della piccola e decadente congregazione delle Suore del Buon Salvatore, fondata nel 1720 a Caen da Madre Anna le Roy (1692-1781) per l’istruzione e l’educazione della gioventù e la cura dei malati a domicilio. Aveva soltanto ventotto anni. Quel compito avrebbe mutato radicalmente il corso della sua vita e della sua attività. Le suore ricevettero l’ordine dal Comitato Rivoluzionario della città di chiudere il loro Istituto, ma esse, sostenute dal cappellano, non gli diedero ascolto. Il 2-9-1791 alcuni soldati fecero irruzione nella loro casa, arrestarono il cappellano mentre se ne stava pregando genuflesso davanti un crocefisso, e lo condussero in municipio. Pareva che fosse giunta la sua ultima ora, invece, di notte, un capitano della guardia nazionale appartenente alla famiglia Bellamy, lo ricondusse presso le suore del Buon Salvatore che ormai disperavano di rivederlo. Il Beato promise loro che non le avrebbe abbandonate e poi, indossati abiti civili, si rifugiò a Hérouville, paese poco lontano da Caen, presso i coniugi Onfroy, portinai di una casa abitata da protestanti. Nei dintorni sorgevano cave di pietra. Nei momenti di maggior pericolo vi si rifugiava per pregare, studiare e anche celebrarvi la Messa.
Il 18 agosto 1792 l’Assemblea Nazionale Francese aveva decretato la definitiva soppressione delle congregazioni religiose. Le suore del Buon Salvatore, 27 in tutto, di cui 18 coriste, in previsione dell’espulsione dalla loro casa si dispersero con una dozzina di donne alienate, in quattro diversi appartamenti di Caen. Il P. Jamet alcuni giorni prima aveva lasciato Caen “in incognito”, dopo essersi fatto rilasciare un passaporto per l’Inghilterra. Datava le lettere che scriveva dall’estero, per fare credere alla sua partenza e porre fine alle persecuzioni dirette contro di lui. Invece, le faceva giungere alle Suore del Buon Salvatore nascoste nei recipienti di latte che la signora Onfroy portava ogni giorno in città. In esse diceva che, non potendo rimanere tanto lontano da loro, presto si sarebbe messo in viaggio per portare i soccorsi di cui avevano bisogno. Mantenne la promessa. Difatti, appena ritenne giunto il momento opportuno, andò a trovarle nelle diverse case in cui si trovavano, travestito persino da sanculotto.
Per nove anni il Beato fu ricercato, denunziato e perseguitato, più volte fu imprigionato ed esposto alla morte, ma non cessò per questo di percorrere, ora a piedi, ora a cavallo, tutta la regione per amministrare i sacramenti ai moribondi e animare tutti alla perseveranza nella fede. Nelle frequenti visite che faceva alle suore da lui dirette cercava di alimentare in loro la speranza in tempi migliori, la devozione al S. Cuore di Gesù, la comunione frequente e la meditazione sulla passione di Gesù. Verso la fine del 1796 i rigori della persecuzione cominciarono ad attenuarsi. Egli ne approfittò per tenere alle suore più frequenti conferenze, celebrare la Messa anche in canto e dare la benedizione eucaristica, coadiuvato da Don Carlo Boscher, suo intimo amico, anche lui braccato dalla polizia. Con l’avvento al potere di Napoleone Buonaparte primo console (1799), la rivoluzione francese a poco a poco svanì.
Il P. Jamet ne approfittò subito per ridare vita alle Suore del Buon Salvatore. Appena seppe che era in vendita il convento dei Cappuccini, le esortò a comperarlo per 30.000 franchi e farne il centro del loro apostolato. Anch’egli vi si stabilì per dirigere i lavori, aiutare le suore a pagare i debiti, istruirle nella pratica dei voti e abituarle a celebrare le funzioni liturgiche con pietà, dignità e solennità. Le Suore del Buon Salvatore lo veneravano e lo seguivano come fosse il loro “secondo fondatore”, ed il Beato le ricompensava mettendo incondizionatamente tutte le sue energie e capacità a disposizione dell’Istituto.
Negli insegnamenti che impartiva alle religiose occupava un posto di rilievo il mistero della SS. Trinità. Era solito ripetere loro: “Facciamo parte della famiglia di Dio… Bisogna dunque rassomigliargli, camminando sulle orme del suo Figlio unico”. Oppure diceva: “L’anima consacrata a Dio non ci appartiene più. Essa è tutta di Dio. Per mezzo dei voti gli dà tutto. Ogni peccato diviene una profanazione. D’ora in avanti Dio solo deve contare per lei, Dio solo deve bastarle”.
Al termine della burrasca rivoluzionaria, il Beato fu pregato dal vescovo di prendersi cura della parrocchia di San Salvatore. Egli ne approfittò per dedicarsi pure all’ardua impresa del recupero dei sacerdoti che nel periodo del “Terrore” avevano apostatato. Durante la guerra franco-spagnuola del 1811-1812 diversi profughi giungeranno a Caen in cerca di una sistemazione. Per essere in grado di aiutarli e assisterli spiritualmente studierà anche il castigliano. Tuttavia, il settore in cui il P. Jamet si specializzerà, sarà quello dell’assistenza materiale e spirituale ai fanciulli sordomuti e agli alienati mentali. In questo dimostrerà di possedere veramente “il genio della carità”. Con l’aiuto delle suore da lui dirette, dal 1816 egli cominciò a costruire apposite scuole per l’educazione intellettuale, morale e religiosa dei sordomuti inventando, tra l’altro, anche un nuovo metodo di comunicazione basato sui segni delle parole anziché sui segni delle cose come quello escogitato dall’abate Carlo Michele De l’Epée (+1789) e dal suo discepolo, l’abate Ambrogio Cucurron, detto Sicard (+1822).
L’assistenza delle Suore del Buon Salvatore a poco a poco si estese anche ad altre classi sociali p articolami ente bisognose. Difatti, aprirono scuole gratuite per i figli del popolo, un educandato per fanciulle, una casa di riposo per signore e un dispensario per i poveri.
Nel 1818 il Beato iniziò pure la costruzione di locali adatti per gli alienati mentali, ai quali non esitava a impartire direttamente, nei momenti di lucido intervallo, istruzioni ed esortazioni alla virtù. Queste opere assistenziali, sviluppate tra difficoltà di ogni genere, oltrepassarono i confini della Normandia, specialmente dopo che, nel 1819, il vescovo di Bayeux, Mons. Carlo Brault, nominò il P. Jamet superiore della comunità delle Suore del Buon Salvatore e, nel 1830, canonico onorario della cattedrale. Il Beato ne approfittò subito per rivedere e modificare le primitive costituzioni dell’Istituto, non più adatte alla nuove forme di carità. Il vescovo le approvò il 15-10-1821 e Carlo X, re di Francia, le riconobbe legalmente il 1-4-1827. Soltanto così fu in grado di aprire una casa per le Suore del Buon Salvatore ad Albi (Tarn), nel 1832, e un’altra a Pont-1’Abbé (Finistère), nel 1837. Alla sua morte ci saranno nelle tre case 232 religiose, intente a istruire ed educare 128 sordomuti, e a curare 600 malati di mente.
Tra tante occupazioni il P. Jamet non trascurò gli studi sacri. I suoi contemporanei rimasero ammirati non soltanto delle sue iniziative di bene, ma anche delle sue pubblicazioni scientifiche sulla rieducazione dei sordomuti, delle sue opere ascetiche e storiche. Degni di menzione sono le Meditations sur le mystère de la Très Sainte Trinité, a uso delle Suore del Buon Salvatore, di cui nel 1957 è stata fatta a Caen la 33a edizione. Grazie ai suoi meriti culturali e talenti, il 14-11-1822 il P. Jamet fu nominato Rettore dell’Università di Caen, nonostante l’opposizione di massoni e gallicani. Egli stesso, d’altronde, aspirava da alcuni anni a questa carica allo scopo di controbilanciare l’insegnamento ateo, laicista e giansenista ivi impartiti. Negli otto anni in cui rivestì tale carica si adoperò, con estrema energia, a fare in modo che la gioventù fosse educata cristianamente e che l’ateneo non fosse desolato dall’empietà e dall’immoralità.
Per le benemerenze acquisite, l’11-H-1827 il re Carlo X (+1836) nominò il Beato cavaliere dell’Ordine Reale della Legione d’Onore, ma nel 1830, questi turbato e angustiato per la situazione politica creatasi in Francia con l’avvento al trono di Luigi Filippo d’Orièans (+1850), definito l’usurpatore, rinunciò all’incarico di Rettore dell’Università. Le opere del Buon Salvatore, per lo sviluppo che stavano assumendo, richiedevano la dedizione di tutte le sue forze, già parzialmente ridotte dai compiti che gli erano stati affidati di superiore della comunità delle Dame Ospitaliere di S. Luigi, di confessore straordinario e di superiore delle Visitandine e di confessore straordinario delle Benedettine.
Il Beato godeva di una robusta salute ed era di temperamento ardente, facile a notare i difetti del prossimo e ad assumere atteggiamenti in apparenza poco umili. La mole, però, di lavoro alla quale quotidianamente doveva sobbarcarsi finì per scuotere la sua fibra e procurargli ogni tanto gravi malattie che sopportava pregando e soffrendo in conformità a quello che Dio permetteva. La sua salute cominciò a declinare seriamente nel 1836.
Il 9-5-1840, mentre predicava sulle glorie di Maria, fu colpito da paralisi. Gli anni in cui ancora visse furono da lui trascorsi in una continua preparazione alla morte e nella meditazione della passione di Gesù. Morì il 12-1-1845.
Ai suoi funerali, officiati dal vescovo di Bayeux, prese parte una grande folla di suoi estimatori. Giovanni Paolo II ne riconobbe l’eroicità delle virtù il 21-3-1985 e lo beatificò il 10-5-1987. Dal 12-1-1939 le sue reliquie sono venerate a Caen nella cripta della cappella delle Suore del Buon Salvatore.
Sac. Guido Pettinati SSP, I Santi canonizzati del giorno, vol. 1, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 170-174. Fonte: edizionisegno.it
re035 – agg. 2014
Beato Pier Francesco Jamet
è ritenuto autentico martire della carità al tempo della Rivoluzione Francese. Il giorno della sua beatificazione, il 10 maggio 1987, il Papa Giovanni Paolo II disse: “Egli ha vissuto la carità ardente nelle molteplici forme della sua attività sacerdotale. Ci impressiona per il suo coraggio, per la sua attitudine nell’imprimere alla fede un itinerario di uomo di alta cultura, di prete fedele, di servitore dei poveri…Ammiriamo la sua generosità intrepida, la sua attenzione nel non lasciare senza cure i più handicappati dei suoi fratelli…egli li ama al punto di imparare a curarli, spesso a guarirli”.
Dà un forte impulso alla congregazione delle Suore del Buon Pastore, dedite all’apostolato verso i disabili mentali e i sordomuti. Di esse è ritenuto il secondo fondatore.
È lui stesso il primo educatore delle sordomute. Di fronte alle difficoltà, non si arrende: altrimenti, dice, “tanti poveri sordomuti non conosceranno mai Dio!”. Dal 1816 si occupa dei sordomuti e per loro fonda istituti a Caen, Albi, Pont l’Abbé. Contrastato dall’Abbé De L’Epée e dal Sicard, inventa anche un suo metodo per la loro educazione, con i cosiddetti segni semplificati sbrigativi, basandosi sui segni delle parole e non sui segni delle cose. Nel 1827 scrisse le Memorie sull’istruzione dei sordomuti.
Il calendario lo ricorda il 12 gennaio.
P.Vincenzo Di Blasio
PER SAPERE DI PIU’
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«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
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“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini