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Cambiare il mondo…
Cambiare il mondo e… l’ENS
Ognuno di noi, quando attraversa un momentaneo pathos nella vita, consuetudine di tutti i viventi che hanno mente e sentimento, pronuncia la classica frase: «Voglio cambiare il mondo!» Ma, per cambiare il mondo, dobbiamo rischiare di persona e, soprattutto, cambiare noi stessi. E se non passiamo all’azione siamo solo marionette o persone (qualsiasi) abili nel bla-bla.
La società di oggi ha intrapreso il percorso del solo «sentire», o del chiacchiericcio confuso che, una volta, era prerogativa delle comari di Quartiere nelle città quando si recavano al mercato rionale e in particolare delle donne di paese. Oggi, la parola, è merce e, come tale, utilizza gli strumenti del commercio moderno per la diffusione (vedi DVD, file, Blog eccetera). Dunque il «sentire» è stato svenduto ai ‘protettori’, prostituito e, oltre il suo orizzonte, c’è la voce che comunica per mezzo dell’umana «parola». Ora, questa «voce», l’ha anche il bambino sordo che, talvolta, si avvicina titubante ad accogliere l’IC (impianto coclearie), e la madre, ansiosa, attende che avvenga il miracolo di udire! Sacrosanta aspettativa! Tuttavia se il bambino non verrà educato secondo un processo di apprendimento appropriato e opportuno per lo sviluppo psicointellettivo, l’impianto cocleare servirà a ben poco, gli rimarrà solo come mero psittacismo, vale a dire la ripetizione, “a pappagallo”, di parole più o meno chiare nell’emissione tonale, per gratificare familiari e parentado, che felici grideranno “miracolo è normale”!
Se non si ragiona su questo – spetta ai genitori comprenderlo – credo che l’IC sia un evento che giovi solo a qualche équipe che, e lo diciamo senza cattiveria, sospinge ad affermare, taluni utenti del Servizio Sanitario Nazionale, che siamo davanti a caste o categorie lobbistiche.
La questione del recupero dei bambini sordi, ossia risolvere i problemi derivati dalla nulla o limitata percezione acustica, induce a intraprendere un percorso programmatico che sospinga dirigenti e personale scolastico a riattivare tutte le potenzialità presenti nella scuola residenziale, e “preparare” i coetanei, che sono attorno al sordo, alla socializzazione costruttiva che sarà inclusione senza più pensare agli orecchi che non odono! Questo oggi non avviene. L’attenzione della scolarizzazione dei sordi è precipitata: e mai è stata così negletta! Assistiamo allo ‘smercio’ di diplomi di maturità fra i sordi, e chi è beneficiato non sa nemmeno scrivere una lettera, non dico ad un giornale, ma nemmeno ad un amico, oppure saper fare un sunto scritto di un brano di un libro letto. Forse l’IC può aiutarci a comunicare meglio, sempre se l’esercizio logopedico permetterà, alla lunga, un migliore ascolto intelligibile della parola, aiutandoci a strutturare quindi quanto udito: e la comunicazione scritta sarà coerente a quanto effettivamente pensato anche per le persone che ci sono accanto, favorendole nel giudizio sulle nostre qualità mentali e/o professionali.
Ecco che è sempre valida (e più che mai attuale!) che avvenga la selezione dei pretendenti alle cariche sociali elettive nell’ENS, come avveniva ai tempi eroici dei Fondatori, quando accertavano direttamente essi stessi se, i candidati, erano all’altezza di comprendere quanto leggevano e/o firmavano, senza avere a sostegno «interpreti» che, per lo più, come succede spesso ancora oggi, nella fretta di offrire un diploma a tanti sordi, a scapito delle capacità di saper fare da sé! Continuare a nascondere l’ignoranza di parecchi sordi che si caricano di un potere elettivo, non sottoposto ad attenta verifica delle loro capacità culturali, finirà per rendere inutile tutti gli sforzi compiuti per il progresso dei Sordi italiani.
Renato Pigliacampo – nw0174 – 23 novembre 2012