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Il testamento del Sordomuto

Il testamento del Sordomuto.
Viveva in Milano, ai tempi di Federigo Borromeo, e precisamente nel 1624, un sordomuto sin dalla nascita, di nome Luca Riva, abitante in Porta orientale – oggi Porta Venezia – sotto la Parrocchia di San Vito al Pasquirolo, il quale <<nel trentunesimo anno di età sua, volendo disporre per atto di ultima volontà delle sue sostanze, trovandosi infermo di infermità pericolosa, comparve davanti al notaio Pietro Antonio Calchi, e qui vi fece il suo testamento alla presenza di Giambattista Visconti, Giudice al segno del Cavallo, a ciò deputato dall’eccellentissimo Senato, Gregorio Farra, canonico della chiesa di San Nazaro, Angelo Maria Cossa e Bernardo Cavallazzo, tutti come interpreti, oltre a sette testimoni e due protonotari>>: imponete corredo di assistenti che avrebbe assai difficilmente esposto il rogito Calchi ad essere impugnato. Il Riva era pittore di condizione e scolaro di quel Camillo Procaccino, discepolo del Caracci, che da Bologna, sua patria, venne con la propria famiglia a fermar stanza a Milano, dove al dire di Ladvocat, contribuì molto allo stabilimento dell’Accademia di Pittura istituita in Milano per il genio munificio di Federigo Borromeo, e dove morì sei anni dopo il testamento del suo allievo sordomuto. Il nostro minorato artista non sapeva scrivere tanto da poter stendere un testamento da sé, per depositarlo negli atti di qualche notaio, mentre sapeva scrivere il proprio nome e cognome, e far numeri arabici e combinarli, ed egli si prevalse di ciò e del suo talento pittorico per illustrare chiaramente le sue intenzioni, a chi riceveva in atti le sue ultime volontà: ed ecco come.

Come buon cittadino e buon cristiano, Luca Riva pensa per primo a sua moglie, Laura Facina, alla quale lascia un legato di lire quattrocentomila, insieme a tutti i mobili di casa. Ed egli traduce questa sua volontà con un disegno a penna raffigurante il suo matrimonio, cioè un uomo e una donna vestiti alla spagnola, secondo i tempi, che si danno la mano. Sotto al disegno il sordomuto scrisse di proprio pugno di cifra di lire quattromila e la sua firma.

Il secondo legato è di lire 500 a favore della chiesa di San Giovanni in Conca officiata dai Padri Scalzi, Ed è esposto graficamente col disegno di Santa Teresa e di Santa Teodora e con un Padre Scalzo orante (di questo non figura la riproduzione).

Il terzo quadro rappresenta San Francesco di Paola, nella chiesa della Madonna della Fontana, fuori Porta Comasina – oggi Porta Garibaldi – alla quale chiesa lascia un legato di lire mille.

Pure lire mille lascia alla chiesa di San Vito al Pasquirolo, parrocchia del testatore. Il disegno rappresenta un altare di quella chiesa, con un sacerdote in atto di celebrare il Sacramento dell’Eucarestia.

Col quinto legato lascia al suo nipote Giulio Riva sole lire 150 ed <<al quale non vuole lasciare di più, perché non faceva altra professione che di giocare>>. Il disegno rappresenta appunto cinque persone che siedono ad un tavolo, giocando alle carte e ai dadi.

Il quadro VI ci riassume il legato di lire 400 tanto a Carlo Riva che alla di lui sorella bambina di sette anni circa, nipoti del testatore e figli di suo fratello Felice, bandito capitalmente dal Ducato di Milano e con confisca di beni per omicidio. Il disegno rappresenta la bambina, il Carlo Riva nipote e il fratello Felice nel costume di un bravo, con un pugnale in mano.

Il settimo legato, con il quale lascia lire 600 a sei persone della sua parrocchia, è espresso dal disegno di sei fanciulle con il rosario in mano.

L’ottavo assegna lire 400 ai frati di San Giovanni in Conca dove era sepolto il padre del testatore. Il disegno rappresenta la Beata Vergine del Carmine che si venera in quella chiesa (di questo non figura la riproduzione).

Col nono legato lascia lire 300 ai padri zoccolanti. La figura ci rappresenta un padre zoccolante che siede sopra una cattedra in atto di confessare.

Col decimo ed ultimo legato Luca Riva costituisce erede l’Ospedale Maggiore. Il disegno rappresenta una grandinata sormontata da una colomba, in letto ed un’immagine di un infermo, sorretto dalle grucce, in atto di dettare a due persone che assistono in atto di scrivere.

A differenza degli altri legati, i quali presentano sotto ciascun disegno la cifra numerica fatta dalla mano di Riva, e la di lui firma, sotto a quello a favore dell’Ospedale Maggiore, vedesi scritto <<tutto>> e il nome e il cognome del sordomuto testatore sono ripetuti tre volte.

Questo documento, oltre ad avere un particolare valore per gli studiose del diritto, della storia e del costume, ne ha uno particolarissimo che gli deriva dal fatto di essere la sua proprietà dichiarata sia dell’archivio notarile di Milano, sia da quella dell’Ospedale Maggiore… Orbene diremo che il testamento posseduto dall’archivio di Piazza Mercanti ha tutti i crismi dell’autenticità originale, mentre quello dell’Ospedale Maggiore è una copia. Ciò per il testo, ma, per quanto si riferisce ai disegni allegati al testo, essi sono tutti di mano del pittore Luca Riva, tanto quelli inserti nell’atto posseduto dall’archivio notarile, quanto quelli allegati al documento custodito dall’archivio dell’Ospedale Maggiore. Anzi, soggiungeremo che noi abbiamo preferito riprodurre quelli dell’Ospedale, perché più chiari e più curati.

Io non dirò – come disse e ne scrisse un collega giornalista e ricercatore appassionato, di cent’anni fa – che le arti abbiano a insuperbirsi di questi disegni, fatti nella sola intenzione del testatore, di rendere più manifeste le sue volontà a chi doveva scrivere il suo testamento; ma <<egli è certo che siffatto rogito, e per la sua singolarità e per gli stessi disegni che vi sono innestati meriterebbe qualche cosa di più di un secco articolo di gazzetta>>.

PER SAPERE DI PIU’
Il testamento di una persona sorda

a cura di Franco Zatini


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“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

 

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