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Legge Regionale Piemonte per la Lingua dei Segni

La legge per la Lingua dei segni

La legge per la promozione della Lingua dei segni per le persone sorde è stata approvata in serata dal Consiglio regionale con 31 voti a favore, 4 contrari e 8 non partecipanti al voto.

Relatori del testo erano stati: per la maggioranza il consigliere Mario Carossa della Lega e per l’opposizione la consigliera Gianna Pentenero per il Pd.

Compatto il voto favorevole del gruppo Pdl e della Lega Nord, nel Pd invece il consigliere Nino Boeti ha votato in senso contrario a differenza degli altri colleghi. Altri differenze si sono riscontrate nel gruppo Idv (Luigi Cursio era contrario) e nell’Udc (Alberto Goffi non ha partecipato al voto). Nettamente contrari sin dall’inizio del dibattito i consiglieri Eleonora Artesio (FdS), Monica Cerutti (Sel), Andrea Stara (Insieme per Bresso). Il Movimento 5 Stelle non ha partecipato al voto.

È stato il termine di un percorso lungo e complesso che ha occupato i consiglieri in Aula e in Commissione e le associazioni dei sordi fuori dal palazzo, per alcune settimane, su un argomento, la sordità ed i diversi modi per affrontarla, che ha provocato prese di posizione a volte molto nette e distanti fra loro.

La nuova legge è intitolata “Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva”, è costituita da quattro articoli ed è stata leggermente modificata in alcuni punti dagli emendamenti presentanti durante la discussione in Aula. All’articolo 4 stanzia 150 mila euro all’anno.

La Giunta regionale, entro sei mesi dall’approvazione, dovrà varare il regolamento di attuazione della legge.

Prima della votazione finale è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno, presentato dalla presidente della Commissione Sanità, Carla Spagnuolo, che ha raccolto le firme di tutti i consiglieri regionali. Il documento – modificato in Aula dalla stessa proponente – si propone di abolire le liste di attesa per l’installazione degli impianti cocleari e fa riferimento alla rete audiologica che si occupa dei rimedi chirurgici e della rieducazione delle persone sorde. Il dispositivo finale così recita: “ Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a voler attuare tutte le procedure operative e a voler disporre i necessari finanziamenti per raggiungere l’obiettivo delle abolizione delle liste di attesa per gli interventi di impianto cocleare, e ripartire, proporzionalmente alle necessità, gli stanziamenti previsti alla proposta di legge n. 86, al fine di consentire la totale integrazione scolastica e sociale ai portatori di impianti cocleari e protesi acustiche impiantabili”.

Fonte: consiglioregionalepiemonte.it (24 luglio 2012)

 


Il Piemonte approva una legge  per la promozione della Lis

Dopo un acceso dibattito – specchio di quello nazionale – l’aula di Palazzo Lascaris ha votato per un finanziamento destinato alla diffusione della lingua dei segni e contemporaneamente per lo snellimento delle procedure per l’installazione degli impianti cocleari
Festeggia l’Ente Nazionale Sordi nella sua espressione piemontese: il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato la legge per la promozione della Lis, la lingua dei segni usata dai sordi.

Il provvedimento, proposto dal capogruppo della Lega Mario Carossa, finanzia la diffusione della Lis con 150 mila euro.

La legge è stata approvata dopo un acceso dibattito – specchio di quello nazionale – che si è prolungato dall’inizio di giugno e che ha visto anche una tappa supplementare in Commissione Sanità. L’aula di Palazzo Lascaris, come il parlamento, si è infatti divisa chi sostiene l’importanza di questa forma di comunicazione e chi ritiene che promuovendo la Lis non si favorisca l’integrazione dei sordi.

Insieme alla legge verrà così approvato anche un ordine del giorno presentato dalla presidente della Commissione Sanità, Carla Spagnuolo, che impegna la Giunta regionale a trovare le risorse necessarie per finanziare l’installazione degli impianti cocleari, apparecchi che permettono ai sordi di udire, per i quali esistono al momento lunghe liste di attesa.

«A lato della discussione sulla Lis – spiega Spagnuolo – è stato affrontato l’aspetto sanitario del problema in IV Commissione. Dalla documentazione emerge che la spesa regionale annua per la fornitura di protesi acustiche impiantabili si aggira intorno agli 11-12 milioni, e il costo di ogni intervento per l’inserimento di un impianto cocleare ammonta a 28/30 mila euro. I tempi di attesa sono di circa tre mesi, ma il periodo può aumentare, in quanto a causa dell’elevato costo delle protesi e della carenza di risorse può accadere che gli interventi vengano sospesi. Con l’ordine del giorno ho chiesto che la Regione intervenisse per eliminare le liste».

L’ordine del giorno proposto dall’esponente del Pdl è stato sottoscritto in modo bipartisan da tutte le forze politiche.

Entusiasta il commento di Serafino Timeo, vice presidente della sezione provinciale dell’Ente Nazionale Sordi di Torino: «Finalmente dopo centotrenta anni, abbiamo ripreso la dignità anche a livello regionale. Ora, la nostra prossima tappa è farlo a livello nazionale».

Marina Palumbo. Fonte: la stampa.it

 


Pollice verso per quella Legge del Piemonte sui sordi
«I Consiglieri che hanno votato questa legge conoscono molto poco la realtà degli alunni e delle persone sorde»: lo dichiara Antonio Cotura, presidente della FIADDA, dopo l’approvazione, in Piemonte, della Proposta di Legge Regionale “Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva”

Il Consiglio Regionale del Piemonte ha dunque “disastrosamente” approvato la Proposta di Legge Regionale n. 86, piuttosto che ritirarla, per riformularla in maniera condivisa e moderna, come continuamente e fino all’ultimo momento richiesto dalla FIADDA (Famiglie Italiane Associate a Difesa dei Diritti degli Audiolesi).

Si è trattato di un vero “pateracchio” fra alcuni Consiglieri che hanno evitato accuratamente di prendere coscienza dei reali bisogni e diritti delle persone sorde oggi in Italia. Una Lega Nord piccola piccola, guidata dal capogruppo Mario Carossa, letteralmente “succube” di due vicecapigruppo, Augusta Montaruli (PdL) e Stefano Lepri (PD), distintosi con enunciati ed epiteti di una rara ignoranza e arretratezza culturale, ha consentito l’approvazione della nuova Legge Regionale, denominata Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva, che richiama pregiudizialmente l’articolo 6 della Costituzione Italiana (riconoscimento delle minoranze linguistiche). In tal senso va osservato innanzitutto che non è competenza delle Regioni riconoscere le minoranze linguistiche nazionali , vere o presunte che siano, ciò che già inficerebbe questo provvedimento.

Il titolo stesso della Legge, poi, dimostra il comportamento discriminatorio perché antepone assurdamente il riconoscimento della LIS – la Lingua Italiana dei Segni, appunto – all’inclusione sociale delle persone sorde. A tale comportamento corrispondono due errori grossolani:

1. Ritenere e costringere per legge le persone sorde come appartenenti a una comunità, a una minoranza linguistica e culturale, indipendentemente dalla propria volontà e percorso di vita, dalla propria padronanza e competenza della lingua verbale italiana, dall’essere nel pieno della cittadinanza attiva italiana. Eppure le persone sorde che non usano, non conoscono e non hanno alcun interesse verso il linguaggio dei segni sono sotto gli occhi di tutti. Ancor di più oggi, con le moderne tecniche abilitative logopediche e le tecnologie avanzate per il notevole recupero della capacità percettiva uditiva, sia in campo protesico – con apparecchi acustici digitali di potenza – che attraverso impianti cocleari negli effettivi casi di bisogno.

2.Ritenere che la LIS – senza nulla togliere alla sua importante funzione in alcuni casi – sia una lingua a tutti gli effetti, come una qualsivoglia lingua verbale, senza considerare che non dispone di forma scritta e orale e quindi è priva di quella potenza e onnipresenza propria della lingua italiana e delle altre lingue verbali di cui oggi tutte le persone sorde si dovrebbero appropriare, avendone la garanzia di legge.

È evidente che le poche persone sorde che per comunicare utilizzano esclusivamente il linguaggio dei segni ritengano, per esse stesse, questo strumento comunicativo alla stregua di una vera lingua a tutti gli effetti; è umanamente comprensibile. Ma non è possibile accettare questo per principio e tanto meno per legge verso tutte le altre persone sorde; specialmente oggi non si può immaginare e parlare di una “comunità sorda”, anziché dell’autonomia e dell’indipendenza personale di ciascuno.
Per le persone che utilizzano esclusivamente il linguaggio dei segni si potrebbe fare anche di più, ma senza dover passare attraverso una legge del genere, così carica di oneri finanziari sottaciuti inizialmente e che nel lungo termine risulterebbero inutili verso la generalità delle persone sorde e a grave carico della spesa collettiva.

Risulterebbe poi illusoria per gli stessi “professionisti della LIS” che, dopo avere molto investito nella specializzazione e nei corsi per lo studio di essa, rischierebbero la disoccupazione.

Conseguentemente riesce perfino difficile immaginare un regolamento attuativo della legge, così come previsto, capace di restituire un senso all’entrata in vigore e all’applicazione della norma.

Come se non bastasse, forse in virtù di una logica risarcitoria verso tanta discriminazione, prima della votazione finale è stato approvato all’unanimità un Ordine del Giorno, presentato dalla presidente della Commissione Sanità Carla Spagnuolo, che così recita: «Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a voler attuare tutte le procedure operative e a voler disporre i necessari finanziamenti per raggiungere l’obiettivo dell’abolizione delle liste di attesa per gli interventi di impianto cocleare, e ripartire, proporzionalmente alle necessità, gli stanziamenti previsti alla proposta di legge n. 86, al fine di consentire la totale integrazione scolastica e sociale ai portatori di impianti cocleari e protesi acustiche impiantabili».

Sembra incredibile, ma in un colpo solo sono “spariti” i tanti alunni sordi di grado grave e profondo che già utilizzano gli apparecchi acustici, sia quelli analogici che quelli digitali di potenza. È probabile che i Signori Consiglieri del Piemonte non siano a conoscenza del fatto che le famiglie di questi alunni siano costrette ad acquistare di tasca propria questi apparecchi acustici digitali, gli unici oggi prodotti, stante che il Nomenclatore Tariffario è datato ormai all’anno 1999.

Forse la Regione Piemonte ha deciso di non doversi occupare più di queste persone che pure hanno una grave disabilità o più semplicemente si dimostra che i Consiglieri che hanno votato questa legge conoscono molto poco la realtà degli alunni e delle persone sorde. Possiamo suggerir loro, per migliorare la propria conoscenza e sensibilità, semplicemente di consultare con più frequenza la FIADDA ed i suoi responsabili associativi nazionali e territoriali, potrebbero infatti trovare infatti molte risposte utili! -Presidente nazionale della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi).

Antonio Cotura. Fonte: Superando.it 25 luglio 2012

nw120 (27 luglio 2012)

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