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Sant Ospizio. Eremita
Sant’ Ospizio (Ospicio) Eremita – 21 maggio
San Hospice (Hospicius, Ospizio, Ospicio) era un frate eremita; la sua festa si celebra il 21 maggio. Visse tra le rovine di una torre appena ad est di Nizza, in Francia.
Le sue preghiere ottennero le guarigioni di un uomo che era cieco dalla nascita e un altro che era sordo e muto.
Preannunciando l’invasione dei Longobardi, metteva in guardia dai castighi divini e si lamentava dicendo: “Tutto il mondo è senza fede, bugiardo, abituato a rubare, pronto a uccidere.”
Morì nel 581. Le sue parole sono ancora attuali nel mondo di oggi.
P. Vincenzo Di Blasio – nw094
Vita di Sant’Ospizio
Eremita del Vl secolo Nei secoli antichi, una delle più tipiche ricchezze spirituali dell’Oriente furono gli eremiti di vita così austera da parere impossibile, se non addirittura disumana. Sant’Ospizio, vissuto nel Vl secolo, sembra voler mostrare come anche in Occidente, e perfino nelle ridenti contrade del mezzogiorno francese, potesse metter radice il più rigoroso ascetismo. C’è chi dice ch’egli fosse nato in Egitto, e ciò spiegherebbe più facilmente la sua durissima vocazione. In Egitto egli avrebbe trascorso la gioventù, e ciò giustificherebbe il suo eccezionale tirocinio di penitenze. Giunto sulla costa dove l’azzurro è il colore per eccellenza, Ospizio si rinchiuse in una torre su un promontorio presso Nizza. Non contento di essere rinchiuso, avvinse strettamente la nuda carne con catene di ferro, e sulle piaghe aperte dal ferro cinse, come se non bastasse, un ispido cilicio. Così mortificatosi, faceva penitenza e pregava. Mangiava pan secco e frutti di palma. Nella Quaresima si nutriva delle stesse erbe usate dagli eremiti egiziani, che gli venivano fornite dai mercanti orientali. C’era, in quegli anni, bisogno di preghiera e di penitenza. Grandi castighi si avvicinavano per i cristiani delle Gallie, e Sant’Ospizio li vaticinava con accenti biblici: « Verranno nelle Gallie e devasteranno sette province, perché la malizia di questo paese è cresciuta troppo davanti agli occhi del Signore ». E l’ira divina sembrò davvero abbattersi anche sulla Francia, con la terribile invasione dei Longobardi. Sant’Ospizio non aveva finito di pronunziare le sue profetiche parole, e di esortare la popolazione a fuggire, che i Longobardi giunsero sulle coste meridionali del paese, spopolate davanti a loro e devastate dopo di loro. Giunsero anche alla torre del solitario, che si mostrò loro dalla finestra. Ma per quanto cercassero, non poterono trovare una porta per entrare nello strano rifugio. Sorpresi e incuriositi, montarono sul tetto, e si calarono nell’interno, rimovendo le tegole. Qui essi videro un uomo magrissimo, ricoperto di piaghe e avvinto strettamente in catene. Pensarono subito che si trattasse di un criminale pericolosissimo . Chiesero a Ospizio se fosse colpevole. Il penitente si disse colpevole Confessò di ben meritare quel continuo castigo in sconto dei peccati. I barbari interpretarono le sue parole in senso tutto umano. Uno di essi alzò su di lui la spada per dar corso a una sbrigativa giustizia. Ma il braccio alzato restò paralizzato, mentre l’arma cadeva a terra. Spaventati, i Longobardi si umiliarono al Santo vecchio. E colui che aveva alzato la spada, volle restargli sempre vicino. Pare che fosse proprio lui, più tardi, a far conoscere al mondo le sue opere e i suoi meriti. Tre giorni prima della morte, il solitario ordinò che fosse praticata un’apertura alla torre. Attraverso quell’ apertura passò, puntualmente come egli aveva previsto, il Vescovo di Nizza che venne a onorare le spoglie del Santo penitente. Dal suo cadavere, erano scomparse con la morte, tutte le piaghe e le ferite verminose. La gloria conseguita per mezzo di quella durissima penitenza esaltava ormai anche il corpo mortale.
Fonte: scuoldinfanzia.it
Dal libro “Historiae patrae monumenta edita Regis Caroli Albert”
«…Intesa la di lui morte venne il Vescovo di Nizza Austadio per dar sepoltura al santo corpo non so, se vicino a quella Torre, i di cui fondamenti si mostrano ancora dentro il forte ivi fabbricato ai nostri giorni, ovvero nel vicino monastero, di cui egli era Abate, oppure con intenzione di quindi portarlo a Nizza per seppellirlo nella vecchia cattedrale detta di Santa Maria Assunta. Certo è, che ai tempi dei nostri avi le ossa di S. Ospizio si veneravano in una cassetta di legno, tenuta in luogo eminente accanto l’altare maggiore di quella, di dove levate nei tempi appresso, furono collocate insieme con altre sacre reliquie nella cattedrale nuova detta di santa Reparata, e nella cappella ora rinnovata del Corpus Domini, dentro un armario chiuso con una crate di ferro.
È anche certo, che parte della ossa del Santo sesso si venerava nelle chiese parrocchiali vicine al luogo del suo soggiorno, cioè in quelle d’Olivo, poscia Villafranca e della Turbia; nell’ultimo dei quali luoghi abbiamo letto il nome di S. Ospizio in una piccola pergamena trovata dentro un’ area di marmo che dentro diverse reliquie di Santi, con l’occasione che fu rinnovato l’altare di essa chiesa.
I miracoli operati da Dio in riguardo di S. Ospizio ancor vivo, non cessarono dopo la sua morte…»
nw094