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Riforma Welfare. Le Federazioni FAND e FISH scrivono al Presidente del Consiglio Monti

Le Federazioni FAND e FISH scrivono al Presidente del Consiglio Monti. È un messaggio di alto profilo, quello inviato dalla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) al nuovo presidente del Consiglio Mario Monti, perché guarda all'”Europa sociale” dei Cittadini, alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, alla necessità di un rilancio delle politiche sociali nel nostro Paese – all’insegna proprio di quell’equità richiamata da Monti, nel suo discorso di insediamento – e ribadisce la propria disponibilità a collaborare «non per un interesse di parte, ma per porre e rafforzare le fondamenta dell’equità e della coesione sociale»

Egregio Presidente, si sta in questi mesi propagando un luogo comune che porta a considerare l’Unione Europea meramente come il “censore dei bilanci nazionali” o, peggio, come il pedissequo portavoce degli interessi dei mercati e delle banche centrali. Una visione, questa, distorta e condizionata dal momento di incontestabile crisi globale, che non può essere condivisa da chi ben conosce l’impegno dell’Unione a favore della protezione e della sicurezza sociale, della tutela dalle discriminazioni, della flessicurezza [termine mutuato dalla parola inglese flexicurity, che sta in sostanza per “elevato livello di sicurezza occupazionale”, delle misure a supporto dell’inclusione.

Riteniamo quindi che debba essere ribadita e rafforzata questa verità storica costruita nel pluriennale confronto civilissimo fra gli Stati Membri. L’Europa ci chiede anche questo: il supporto ai Cittadini più a rischio di povertà, di esclusione sociale, di espulsione dal mondo del lavoro, di discriminazione.

Inoppugnabilmente l’Unione ha riconosciuto e ripetutamente affermato l’incomprimibilità dei diritti civili e umani: senza queste garanzie, infatti, non vi può essere libertà, coesione sociale, equità, sviluppo.

Ed è in questo solco che il 23 dicembre 2010 l’Unione ha formalmente ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità , divenendo – per la prima volta –  parte contraente di un trattato sui diritti umani che intende garantire alle persone con disabilità il godimento delle loro prerogative al pari di qualunque altro Cittadino. L’Italia aveva, da parte sua, già ratificato la Convenzione il 3 marzo 2009 (Legge 18/09).

Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea e commissario per la Giustizia, i Diritti Fondamentali e la Cittadinanza, ha condivisibilmente annotato: «La strategia UE sulla disabilità, da attuarsi nel prossimo decennio, consiste di misure concrete, con una tempistica concreta, che tradurranno in pratica il trattato. In questa occasione, invito tutti gli Stati Membri che non l’hanno ancora ratificato a farlo con tempestività. È nostra responsabilità collettiva garantire che le persone con disabilità non debbano affrontare ulteriori ostacoli nella vita di tutti i giorni».

L’Unione, dunque, si appresta a realizzare la Strategia sulla Disabilità Europa 2020, sviluppando la nuova normativa volta ad applicare la Convenzione attraverso l’accesso ai beni e servizi, l’accessibilità per tutti, l’occupazione.

Al contrario, in Italia, negli ultimi anni, si è assistito a una progressiva compressione delle politiche sociali – in particolare quelle riguardanti le persone con disabilità o non autosufficienti – con la conseguenza diretta di sovraccaricare ulteriormente le famiglie e di condizionare negativamente percorsi e occasioni di inclusione sociale. La disabilità, del resto, è dimostratamente una della cause di impoverimento dei nuclei e delle persone.

Negli anni, la stessa spesa sociale – liquidata sbrigativamente come improduttiva – è stata considerata una delle voci da ridurre, restringere, eliminare.

Il Disegno di Legge Delega per la riforma fiscale e assistenziale [n. 4566], attualmente all’esame della Camera, è significativamente condizionato da tali intenti, perdendo invece l’occasione per avviare una riforma assistenziale di tutt’altro taglio ed efficacia, che parta proprio dalle indicazioni dell’Unione Europea e dalla citata Convenzione ONU.

In sede di audizione alla Camera, abbiamo – fra l’altro – motivatamente richiesto lo stralcio dell’articolo 10, proprio quello che riguarda la riforma assistenziale.

Una richiesta che trova adesione anche in altri autorevoli soggetti convocati in audizione, prima fra tutti la Corte dei Conti.

Confermiamo, anche al Suo Governo, la medesima richiesta, aggiungendo però la nostra disponibilità al fattivo confronto per il rilancio delle politiche sociali sostenibili quanto urgenti e necessarie nell’interesse del Paese e di milioni di famiglie e singole persone. Non si tratta di un interesse di parte, ma di porre e rafforzare le fondamenta dell’equità e della coesione sociale.

Richiediamo quindi un incontro volto ad articolare maggiormente le nostre proposte, ma rimaniamo disponibili anche a confrontarci su specifiche, contingenti o urgenti tematiche di immediata trattazione.

Fonte: superando.it 23 novembre 2011.


No al redditometro, sì al bisognometro”: l’appello delle famiglie disabili al Fand day 

“Non esiste, nel nostro paese, una legge sulla Lis: è ora che sia riconosciuta”: è questo l’appello lanciato da Giuseppe Petrucci, presidente dell’Ens (Ente nazionale sordi), in occasione del Fand Day, che oggi ha riunito a Roma, presso la sede Inail, le associazioni aderenti alla federazione che, da 150 anni, si occupa di disabilità.

“La mancanza di questa legge è per noi un segnale grave: per noi la lingua dei segni è ovunque, in ogni aspetto della nostra vita”, ha aggiunto Petrucci, denunciando poi altre esigenze ancora inattese: “I tagli al sostegno scolastico rischiano di lasciare soli tanti bambini sordi, che nelle ore in cui non hanno assistenza restano chiusi nel loro mondo. Anche per quanto riguarda il lavoro, è da segnalare che nei corsi di formazione non ci sono servizi di stenotipia né di interpretariato.

Infine – ha concluso – c’è la questione del nomenclatore tariffario che, essendo fermo al 1980, ci preclude l’utilizzo delle tecnologie più avanzate: per esempio, le protesi analogiche, peraltro molto costose, sono passate dal SSN, mentre quelle digitali, che hanno costi molto più contenuti, sono completamente a pagamento”.

Ennio Balestrieri, dell’Anmil, ha chiamato in causa la legge 68/99 che, “accolta bene inizialmente, è stata completamente disattesa, lasciando le sue intenzioni lettera morta”. Sul tema della mobilità si è invece soffermato Roberto Romeo, presidente dell’Anglat: “Su questo tema – ha detto – esistono spazi di intervento a costo zero per ridurre il gap esistente e consentire a tutti di fruire del servizio pubblico”. Accorato l’appello di Sabina Savagnone, dell’Arpa, che innanzitutto ha denunciato “la mancanza di riferimenti alla presenza di disabili in famiglia nel censimento dell’Istat. Come fanno i politici – ha chiesto – a basarsi su una fotografia così falsata dell’Italia?”.

Ha poi sottolineato l’urgenza dell’integrazione sociosanitaria, “distrutta dal decreto Craxi del 1984, che ha introdotto una separazione che oggi pesa quotidianamente sulle spalle delle famiglie”. (cl)

Fonte: superabile.it 30 novembre 2011

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