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La storia di Raffaele Cagnazzo. Presidente CGSI

La grazia dei segni. La storia di Raffaele Cagnazzo, convinto che con la lingua dei segni si può dire tutto.

Si presenta come il Presidente del Cgsi (Comitato Giovani Sordi Italiani), e giovane lo è davvero Raffaele Cagnazzo, 30 anni, ma un bagaglio di esperienze che farebbe invidia a qualunque ragazzo della sua età. Raffaele è sordo dalla nascita, e la sua sordità non lo ha fermato.

La ricchezza di esperienze e di rapporti personali—in un epoca “sotto il segno di facebook” in cui le amicizie sono spesso virtuali— dovrebbe fare riflettere.

Capelli lunghi, ricci, biondi, un sorriso accogliente che mette immediatamente a proprio agio chi lo incontra, Raffaele è nato a Taranto e in questa città è restato poco, il tempo di frequentare la scuola elementare, poi si è trasferito a Padova dove è rimasto fino all’università per seguire il corso di laurea in Lingue e letterature straniere. Nel 2003 Raffaele vince una borsa di studio per scambi culturali tra gli Usa e l’Italia alla quale possono accedere solo ragazzi sordi. Ci racconta che la sua esperienza alla Gallaudet University, diWashington D.c., l’unica per studenti sordi esistente al mondo, è stata entusiasmante. La ricchezza di tecnologie e supporti didattici a disposizione degli studenti e l’individualizzazione del metodo di insegnamento, misurato sulle potenzialità di ciascuno, è stata determinante. Un’esperienza che l’ha cambiato profondamente e convinto che era possibile, anche in Italia, fare qualcosa per migliorare la qualità della vita dei ragazzi sordi.

«L’anno trascorso in America è stata un’ esperienza meravigliosa, sia in ambito formativo che lavorativo. Ho studiato la lingua dei segni e la cultura sorda americana, il ruolo delle relazioni pubbliche e la linguistica comparata a quella italiana. Lì anche i professori sono sordi, c’è grande collaborazione tra gli studenti e moltissime sono le possibilità formative e relazionali all’interno del campus».

Qui nasce la passione per la regia di Raffaele. «Ho seguito corsi multimediali per realizzazioni grafiche e per produzioni video. Ho lavorato come tirocinante in un laboratorio multimediale e, insieme al mio gruppo di studio, abbiamo realizzato alcuni cortometraggi». Passione che continua anche oggi e che gli è valsa, al ritorno dagli Usa la vittoria al festival di cortometraggi di Milano con “11 settembre”, come migliore documentario, montaggio e regia.

Questa passione, è uno dei motivi per cui è nata l’idea del “Festival dei giovani sordi” che si terrà a Orvieto il prossimo ottobre, una vetrina delle abilità e dei talenti che rappresenta la cultura, i valori e le tradizioni insite nella comunità sorda.

Due giornate di esposizioni, spettacoli, stage e prove pratiche, workshop e seminari sull’utilizzo della lingua dei segni per esprimere se stessi nelle varie forme artistiche. Raffaele sostiene che qualsiasi cosa può essere espressa in lingua dei segni, con la quale si possono creare componimenti poetici, canzoni, ed espressioni a vari livelli di significato.

Il festival, nel 15° anniversario della costituzione del Cgsi, rappresenta l’avverarsi di un sogno ed un passo avanti verso la cultura dell’integrazione.

Una occasione in cui i ragazzi sordi possono esprimere se stessi e gli udenti accostarsi ad ascoltare il “mondo del silenzio”.

Contemporaneamente Raffaele porta avanti oltre all’impegno come Presidente nazionale del Cgsi («presidente quasi per caso», dice), la collaborazione con l’Ens (Ente nazionale sordi), di Taranto, dove si occupa di promuovere le iniziative culturali, politiche e sociali sia a livello nazionale che provinciale.

Raffaele è inoltre, come se non bastasse, Delegato europeo per l’handicap per cui cura l’organizzazione e il coinvolgimento dei ragazzi in soggiorni estivi, ruolo che gli permettere di coltivare la sua grande passione per i viaggi.

Recentemente il Cgsi ha aderito anche al Forum Nazionale dei Giovani, collaborazione di cui Raffaele è molto soddisfatto. «Le persone del Fng hanno l’attenzione necessaria per confrontarsi con i giovani, tutti, e questo si vede anche dal fatto che nei loro incontri è da sempre presente un traduttore Lis». Le riunioni rappresentano la possibilità d’incontro con molti giovani che hanno problematiche diverse, ma che hanno la voglia e l’entusiasmo di condividerle e di trovare soluzioni.

«Quello che mi preme molto, è che i problemi che quotidianamente vivono i ragazzi sordi abbiano più visibilità, perché come tutti i giovani abbiamo bisogno di opportunità sempre nuove. A Taranto, come in tutta Italia, si potrebbe fare molto di più: l’esperienza americana ha confermato questa mia convinzione. Nel Sud, ad esempio, mancano scuole specializzate, non ci sono sottotitoli al cinema. Le piccole cose che per gli altri sono eventi quotidiani da noi appaiono straordinarie».

Vederlo comunicare attraverso un interprete (la sua traduttrice lo segue nel nostro incontro), mi fa riflettere».

Raffaele dice, e non è difficile crederlo, di essere integrato e di riuscire a comunicare in tutti i contesti che incontra e nei quali vive, ma non tutti i ragazzi sordi vivono la sua condizione. Molti tendono per questo motivo ad isolarsi ed il rischio di un silenzio vero, diventa con il tempo il limite più reale. Per questo è necessario che si raccontino esperienze come le sue, e che si conosca l’impegno che quotidianamente supera l’indifferenza e le barriere tra le persone.

Credo che se ci fermassimo con un po’ di attenzione ad “ascoltare” questi ragazzi scopriremmo quale e quanta grazia è contenuta nella lingua dei segni, un linguaggio che si avvolge e si svolge sulla linea delle mani.

Fonte: Retesolidali

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