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Parlare si può, anzi si deve!
Parlare si può anzi si deve!
di Cesarina Pibiri ed altri
Relazione del Comitato per l’audizione del 24/05/2011 XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, proposta di legge C. 4207 “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”. Parlare si può anzi si deve! Nella XII Commissione della Camera dei Deputati il diritto alla salute si è smarrito. Di nuovo un attacco alla Sanità e al sacrosanto diritto alla Salute.
E questa volta non dagli interventi della manovra economica voluta dal ministro Tremonti, ma dalle stesse deputate del Partito Democratico, Luciana Pedoto e Vittoria D’Incecco che con un emendamento hanno proposto, nell’analisi della proposta di legge C. 4207 in discussione in questi giorni alla XII Commissione della Camera dei Deputati, di sopprimere (art. 1 comma 1) le parole: e garantisce ogni forma di prevenzione, diagnosi anche precoce e cura della sordità. Per la verità un emendamento bipartisan sostenuto, non solo da deputati del Partito Democratico – che tanto si è indignato per i tagli del Governo in materia di sanità perché lesivi del diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto – ma anche da Lucio Barani (PDL) e da Mannino (Unione di Centro).
Il diritto alla salute, oggi più che mai, è da considerarsi un valore universale che va salvaguardato, tenendo la barra dritta, in una fase storica contraddistinta da mutamenti demografici e sociali profondi. Nel contempo è necessario un contenimento della spesa, per mantenere ciò che con fatica, si è costruito, grazie alla grande intuizione dell’ Istituzione del servizio sanitario nazionale L. 833/1978.
I LEA (livelli essenziali di assistenza) ed i LEP (Livelli essenziali delle prestazioni concernenti il godimento dei diritti civili e sociali) devono essere i punti di partenza per l’individuazione dei fabbisogni e dei costi standard. La pdl C. 4207 in discussione alla XII Commissione della camera dei deputati è un vero e proprio colpo al cuore per la dignità delle persone affetta da disabilità uditiva, colpiti in un punto qualificante per la nostra civiltà: l’uguaglianza garantita dall’uso della stessa lingua nazionale. La pdl C. 4207 è un vero e proprio colpo basso alla tutela del diritto alla salute. Una proposta di legge che riconosce lo status di lingua alla comunicazione dei segni, la definitiva sanzione per l’esclusione, l’emarginazione sociale e soprattutto, l’inaccettabile differenziazione destinata a marchiare negativamente il sordo come cittadino “parzialmente italiano”.
Anche il bambino con disabilità uditiva può apprendere a parlare la lingua italiana attraverso l’oralità. Queste esperienze sono riscontrabili in ogni angolo del territorio nazionale è sono comprovate da studi dalla prassi medica e dai risultati ottenuti dai giovani con disabilità uditiva educati e formati all’oralismo. Avere competenze linguistiche adeguate è la condizione preliminare per una piena cittadinanza, è aspirazione insopprimibile di ogni persona umana. È condizione essenziale, per fruire di tutte le opportunità e per dare un contributo alla società in modo autonomo, libero, convinto senza i condizionamenti derivanti da uno stigma negativo. La lingua italiana dei segni è la negazione di tutto questo!
La proposta di legge C. 4207 è un testo inutile, arretrato culturalmente, discriminatorio destinato e utile a organizzazioni e lobby profittevoli. Se la LIS come, come sostengono alcuni, aiuta lo sviluppo cognitivo della persona sorda e l’apprendimento della lingua italiana, perché i sordi che sono stati educati anche con la LIS (il cosiddetto “bilinguismo”) hanno bisogno degli interpreti? Chiediamo il rispetto della Costituzione Italiana e in particolare degli art. 32 (tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo), e 117 c.2, lettera m (determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale) e, visti i tempi, anche il rispetto di quanto previsto dal D.L. 98/2011!
Chiediamo che lo Stato garantisca il rispetto della legislazione già esistente in materia di sordità ed handicap in generale e in particolare: L.104/1992 e L.17/1999, che comunque sostiene la libera scelta di linguaggi alternativi, ivi inclusa la LIS, il LMG, linguaggio BLISS etc. E per ultimo chiediamo che lo Stato rispetti la L.95/2006, che ha eliminato il termine “sordomuto” che è stato sostituito con “sordo”. Il riconoscimento della LIS…. ci riporta indietro facendo tornare i “sordi” ad essere SORDOMUTI.
Vi chiediamo ancora una volta di fermarvi in tempo, NO al riconoscimento della lingua italiana dei segni. No a presunti, ascientifici e ingannevoli bilinguismi!
*Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi
Fonte: sardegnademocratica.it