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La sordità infantile si puo vincere. Un bambino di tre anni, sordo e cieco, potrà sentire…
«La sordità infantile si può vincere»
Il primario Galli: “Un bambino di tre anni, sordo e cieco, potrà finalmente sentire”
ROMA 5 luglio 2011 – I BIMBI SORDI alla nascita sono relativamente pochi, lo 0,7 per mille (sordi congeniti profondi), ma lo screening sulla sordità infantile che servizi sanitari come quello che la Regione Emilia Romagna ha posto come traguardo «ha un valore che scavalca i numeri». Lo afferma Stefano Galli, modenese, direttore di otorinolaringoiatria, che ha lanciato un centro di microchirurgia dell’orecchio all’ospedale Ramazzini di Carpi. «L’avvento degli impianti cocleari per il trattamento della sordità profonda impone di cambiare tipologia di assistenza. Nei bambini abbiamo ottimi risultati, se vengono scoperti e curati prima dei due anni, e comunque il più precocemente possibile». Anche gli adulti e gli anziani? «Abbiamo persone che, ogni anno con una percentuale analoga a quella infantile, sviluppano una sordità a venti, trenta, quarant’anni; il vantaggio è che parlavano già, ed è possibile riabilitarli a questo nuovo tipo di udito. Una chirurgia che cambia la vita».
Meglio l’impianto bilaterale? «Nel bambino teoricamente si». Come si muove il mondo del volontariato? «Attorno al nostro reparto si è costituita, in maniera assolutamente spontanea, una associazione di impiantati, una trentina, per fare informazione. Le protesi d’anca, fanno questo paragone, sono diffusissime e costano quello che costano, non capiamo perché tante limitazioni invece per curare l’orecchio, siamo contingentati». Come si diventa sordi da adulti? «Le patologie tipiche del quarantenne sono le malattie virali, tumori rari, tossicosi, traumi, malattie ereditarie a penetranza tardiva, combinazioni di più eventi frequentemente; colpiscono l’orecchio interno, il labirinto; la più nota tra le malattie familiari è l’otosclerosi, per cui esiste un intervento per la staffa, mentre quando è colpito l’osso dell’orecchio interno la soluzione è l’impianto, se la protesi acustica non è in grado di sopperire». Anche negli anziani? «Abbiamo anche l’ottantenne che orgogliosamente si è pagato l’impianto di tasca propria, perché la sua protesi non era più efficace».
In Italia i centri specializzati negli impianti cocleari sono una quindicina, o poco più. Il vostro reparto ha fatto scalpore per avere operato un bambino sordo cieco. Com’è andata? «Un intervento forse più unico che raro, su un bambino di tre anni, proveniente dalla Lombardia, affetto da una particolare patologia che provoca cecità e sordità. Si chiama sindrome di Charge. Gli è stato inserito un impianto cocleare con l’obiettivo di dare al bambino un livello minimo di possibilità relazionali. L’operazione è stata eseguita dal collega Maurizio Negri, in collaborazione con Maurizio Falcioni dell’équipe del professor Mario Sanna». La vostra casistica? «Da oltre dieci anni eseguiamo interventi di riabilitazione della sordità profonda neurosensoriale, in particolare su soggetti affetti da ipoacusia a insorgenza pre-verbale. L’esperienza ci ha spinto a eseguire anche test elettrofisiologici intraoperatori in tempo reale». E il risultato? «Nei bambini, anche con ipoacusia profonda e con problemi neurologici associati, si ottengono eccellenti risultati uditivi, con riconoscimento di parole e frasi; negli adulti e negli anziani consente un adeguato inserimento sociale e ha un effetto preventivo sugli aspetti involutivi dovuti all’età».
Alessandro Malpelo
Fonte: quotidiano.net