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Sant’Ubaldo Baldassini e la storia dei sordi

S. Ubaldo Baldassini vescovo di Gubbio (1085-1160), appartenente ad una nobile famiglia originaria della Germania, rimasto orfano di entrambi genitori, fu allevato da uno zio che curò la sua educazione religiosa e intellettuale.

Ordinato sacerdote nel 1114, qualche anno più tardi Ubaldo veniva eletto priore di un gruppo di canonici buontemponi, di cui riformò la disciplina e il costume. La fama del suo nome e delle sue virtù si era diffusa al di fuori della sua città, tanto che Perugia nel 1126 lo acclamò suo vescovo.

Ubaldo però, schivo di tanto onore, si recò subito a Roma per chiedere al Papa Onorio II di essere esonerato da tale incarico, ottenendone grazia. Ma quando a Gubbio muore il vescovo, il Papa non sente più ragioni e nomina lui a succedergli.

Il vescovo Ubaldo governò la diocesi di Gubbio per 31 anni, durante i quali superò felicemente avversità ed ostacoli, riuscendo a piegare con la dolcezza i suoi nemici e ad ammansire gli avversari con la mitezza d’animo.

In morte gli si attribuiscono profezie, miracoli, lo si proclama patrono, e già nel 1192 il papa Celestino III lo canonizza. Il corpo, dapprima sepolto in cattedrale, nel 1194 viene trasferito in una chiesa sul monte Ingino, il Colle eletto che sovrasta Gubbio, oggi meta di turisti e pellegrini.

Nelle vetrate della Basilica a lui dedicata sono riportati molti episodi della vita del Santo.

Ogni anno, il 16 maggio, Gubbio festeggia S. Ubaldo con solenni riti religiosi e con una manifestazione all’aperto che unisce fede, gioia e fantasia: la notissima “corsa dei ceri”, che sono tre “macchine” di legno con i loro portatori in costume, che percorrono le vie cittadine a passo di corsa, per salire poi sul monte Ingino, il luogo che custodisce i resti del patrono.

La vita di S. Ubaldo ci è stata tramandata da due autori, il primo è Teobaldo, suo successore come vescovo di Gubbio, in un’opera scritta su commissione di Federico Barbarossa, grande ammiratore di Sant’Ubaldo, il secondo è Giordano, un priore di Città di Castello, suo amico e contemporaneo, più spontaneo e originale nel racconto, probabilmente scritto subito dopo la morte del Santo e ricco di tanti piccoli particolari omessi da Teobaldo.

Il Giordano afferma che il numero dei miracoli fatti da S. Ubaldo è così alto che non si riuscirebbe mai a raccontarli tutti, ecco i principali:
– La guarigione di 7 spastici provenienti da Arezzo, Città di Castello, Fossombrone ecc.;
– La guarigione di 4 ciechi, 2 uomini e 2 donne;
– Liberazione dal demonio di 12 donne, “una addirittura a metà del viaggio di andata: il diavolo non osò entrare con lei alla presenza di S. Ubaldo!”, un’altra , “una certa Teuza, vomitò nel sangue un serpe veramente terrificante…”;
– Guarigione di tre ossessi di Camerino, Ravenna e Runcignano;
– Guarigione da piaghe di 5 donne, tra cui Berta di Cortona le cui narici brulicavano di vermi;
– Guarigione da paralisi di 2 uomini e 2 donne;
– Guarigione dall’epilessia del Priore della chiesa di S. Erasmo (a Gubbio) che soffriva di crisi epilettiche anche 10 volte al giorno…;
Guarigione di un muto e due sordi e un sordomuto e di uno ferito da freccia;
– Liberazione di sei prigionieri incatenati che furono condotti ognuno fino al suo sepolcro;
– Soccorso di una nave in alto mare con cessazione di una terribile tempesta dopo le suppliche dei marinai;
– Liberazione di 35 pellegrini in viaggio per Gerusalemme, catturati e imprigionati a Rovasia e liberati dal Santo a cui si erano rivolti perché li liberasse dai Saraceni.

P. Vincenzo Di Blasio – nw113 (2013 e 2014)

INFO:

Basilica di Sanl’Ubaldo

Ubaldo Baldassini


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