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Mediolanum: la mia esperienza sportiva inizia da lì

Mediolanum: la mia esperienza sportiva inizia da lì
(di Marco Luè)

Ho ritrovato in un armadio, sotto scatole zeppe di documenti riposti e dimenticati, un vecchio album di fotografie, scattate quand’ero ragazzo con qualche pretesa di appassionarmi agli scatti: un “Abbaglio”, il “Profilo del porto di Trieste”, la “Diga del Vajont”, scattata dall’alto poco dopo la tragedia del 1963 e altre foto amatoriali.

Un po’ più avanti nelle pagine di quel’album, ma cronologicamente antecedente, mi appare una foto datata 1958, in cui appaiono degli atleti con la tuta intestata “Mediolanum” più uno “Vigili del Fuoco” – passato pompiere in servizio di leva, e lì poi rimasto –  con il loro allenatore, e i miei sono scorsi indietro  di 52 anni: in quella foto ci sono pure io, sono il quarto da destra, in piedi. 

Avevo 17 anni, davvero una bella età,  ancora non potevo dire di conoscere i sordi, accettare di esserlo mi era già arduo, ma poi imparai  a prendere contatto e apprezzare il mondo sportivo dei silenziosi, miei simili coi quali ebbi a condividere gioie e battaglie nell’Ente Nazionale Sordomuti (oggi “Sordi”: ma questo termine è generico  e fuorviante, prima era specifico).

Nella mia squadra, ma di categoria superiore alla mia, c’erano diversi campioni d’Italia di lotta: Franco Giussani, Elias Leopold, Enea Cerquetti,  Castellani, Banfi, Caraffini, Pesci, gli altri erano esordianti, come me. Quella squadra aveva partecipato al Trofeo di lotta, disputato a Como, e quando io ero stato chiamato sulla materassina per il mio turno di gara, mi è stato poi detto da un amico che tutti facevano un gran tifo per me, gridando «Forza “mutino”»; non potevo percepire quell’appello, ma il vento  della storia mi ha spinto verso l’ENS di  Via Boscovich, a Milano, e costì un signore, Francesco Rubino, vedendomi imbarazzato mi fece alcune domande e quando seppe che praticavo la lotta mi indirizzò seduta stante alla Società Sportiva Silenziosa, dove conobbi altri giovani sordi – ma nessuno di loro a quel tempo praticava il mio sport – e dove cominciai da subito a collaborare nella segreteria della Silenziosa, con un burbero, ma bonario signore, certo Carlo Calonga che, saputo fossi amante della lettura e dello scrivere, mi convinse a fargli da aiutante-scribacchino nella segreteria della società sportiva, la mia gavetta con lo sport dei sordi ebbe origine da lì. Nessun sordo, a Milano, praticava la lotta, sebbene a livello mondiale un sordo palermitano, Ignazio Fabra, aveva conquistato un titolo di campione del mondo e due medaglie d’argento alle Olimpiadi, 1952 ve 1956. Nel 1957, ai Giochi Internazionali Silenziosi che si erano tenuti a Milano – l’Arena sorgeva a 150 mt. da dove abitavo, ma io, completamente e improvvisamente sordo dal 1952,  avevo cercato di stigmatizzare quello che era diventato anche il mio «mondo».

È stato nel 1961 che partecipai per la prima volta ai campionati nazionali “silenziosi” di lotta, disputati a Palermo: fu un viaggio esorbitante per me, che non ero mai uscito,  anzi da solo,  dalla Lombardia. Il segretario Calonga mi aveva prenotato il viaggio in treno, in “cuccetta”, 22 ore fino a Messina, poi mi aveva spiegato che dovevo cambiare treno e prenderne uno diretto a Palermo. Giunto a Messina, salii sul primo treno con destinazione Palermo, senza sapere, né immaginare, che era un treno locale e fermava in tutte le stazioni. La Sicilia imparai a conoscerla allora: gente che va, gente che veniva, donne sui sentieri. che portavano grosse caraffe in testa.  Giunsi a Palermo dopo quattro ore, eravamo a fine giugno, un caldo appiccicoso, ma ero curioso di quegli eventi,  avevo l’indirizzo dell’albergo, ma faticai a trovare il posto, pur se era nei pressi della stazione. Trovai un’accoglienza amichevole, mi trovai subito a mio agio, feci conoscenza e amicizia coi lottatori sordi.

In gara, il giorno successivo, ero emozionato  (nella mia categoria eravamo una decina di lottatori) per la prima volta mi trovavo ad affrontare lottatori sordi come me. Il sorteggio mi aveva messo subito di fronte a Giuseppe Cognato, un trentenne che aveva una lunga esperienza con la lotta, ce la misi tutta, ma fui sopraffatto ai punti, Egli si complimentò con me. Più tardi, nel secondo incontro, ottenni una vittoria per schienata, come pure nel terzo incontro che disputai, classificandomi così al secondo posto fra i pesi piuma, sia in greco-romana, sia in libera. Fu una bella esperienza, che ritrovare la vecchia foto del 1958, un’eternità fa, mi ha consentito di rievocare d’un colpo.


Luè (al centro) con un gruppo di  lottatori a Palermo

Salvatore Schiavo (PV), Giuseppe Cognato (PA) e Marco Luè (MI) a Palermo 1961

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