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Altro che controlli sui falsi invalidi…
Altro che controlli sui falsi invalidi, qui si «colpisce nel mucchio»!
(di Maria Carmela Gioffrè)
La denuncia è chiara: migliaia di persone con disabilità – veri invalidi, loro malgrado – si sono viste sospendere la misera pensione di 250 euro al mese e sono ora costrette a fare ricorso per poterne tornare a usufruire. «Siamo ben felici dei controlli – ci scrive questa nostra lettrice con disabilità, cui ben volentieri diamo voce – perché la presenza dei falsi invalidi è un danno in primo luogo per noi che lo siamo sul serio. A tutto però c’è un limite». E allora «il problema – sottolinea ancora la lettrice – è che qui si “colpisce nel mucchio”, senza nessuna considerazione per la gravità dei casi, spesso, oltretutto, convocando le persone in uffici inaccessibili…». È la ben nota ondata di controlli (circa 200.000) voluti dall’INPS qualche tempo fa, per “smascherare i falsi invalidi”, ma che tra l’altro – come più volte avevamo scritto da queste pagine – rischieranno di fare letteralmente “esplodere” il numero dei ricorsi
Ho 43 anni, vivo in provincia di Reggio Calabria, sono sposata, insegno lettere in una scuola media e ho la sclerosi multipla dal 1990, malattia che condivido con mio marito il quale, grazie a Dio, sta abbastanza bene, mentre io sono invalida al 100, mi muovo in carrozzina e percepisco l’indennità di accompagnamento (non la pensione perché lavoro).
Sono tra le migliaia di persone con disabilità chiamate dall’INPS a revisione per «verificare la permanenza dello stato invalidante». Sia ben chiaro: noi – veri invalidi, nostro malgrado – siamo ben felici se ci sono dei controlli, perché la presenza dei falsi invalidi è un danno innanzitutto per chi invalido lo è sul serio. Ma a tutto c’è un limite e ci sono cose che nulla può giustificare.
Mi riferisco infatti a ciò che sta succedendo a migliaia di persone con disabilità – veri invalidi, loro e nostro malgrado – che si sono viste sospendere la loro misera pensione d’invalidità (250 euro mensili + 400 dell’indennità di accompagnamento se ne hanno diritto). È una vergogna! E nessuno affronta mai l’argomento dell’ammontare della pensione che non consentirebbe una vita dignitosa nemmeno a un animale, né tanto meno la questione importantissima del collocamento obbligatorio e del diritto al lavoro, che in tanti provvedimenti cosiddetti “anticrisi” è stato contrastato e svilito, consentendo alle aziende di non assumere persone con disabilità, come se fossimo solo un peso!
Purtroppo qui si sta “rastrellando” senza nessuna regola, richiamando a visita tutti o quasi – come mi confermano anche fonti sindacali – e questa è una cosa scellerata, come se si volesse dire: «non sappiamo far rispettare le regole e allora “colpiamo nel mucchio”, senza alcuna considerazione per la gravità dei casi».
Ripeto, è una vergogna! Dopo tutto quello che è successo in questi mesi, con lettere di richiami a visita non firmate (nessun referente e nessun responsabile), convocazioni presso uffici inaccessibili, indirizzi “casualmente” sbagliati, numeri di fax inesistenti o che non hanno mai funzionato, come all’Ufficio di Reggio Calabria (provate a inviare un fax allo 0965 387412…).
Ebbene, dopo tutto questo e tanto altro si ha pure il coraggio di venirci a parlare di rigore, di trattamento paritario, di risparmi, di giustizia, nonché di riduzione dei contenziosi, quando invece si creano proprio le condizioni di fatto per farli esplodere numericamente: siamo davvero al paradosso.
Mio marito ed io ci accingiamo a fare ricorso, ma francamente lo schifo e l’umiliazione che proviamo non è misurabile. Noi che siamo una “parte debole della società” dobbiamo passare il tempo a difenderci dall'”assedio” e dai soprusi di chi si sente più forte e vuole decidere e parlare per noi, non sapendo niente di niente delle realtà che viviamo e non avendo neanche l’umanità per ascoltarci. Questa situazione non è più sostenibile, né accettabile.
Durante l’iniziativa promossa a Roma il 3 dicembre dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e dalla FAND (Federazione Nazionale tra le Associazioni dei Disabili) – ove il Governo ha brillato per la sua assenza (se ne legga ampiamente cliccando qui) – è stato anche lanciato un documento programmatico condiviso (disponibile integralmente cliccando qui), che tra gli altri punti si occupa anche – a nostro avviso con grande chiarezza – delle questioni fondamentali legate all’Accertamento dell’invalidità. Ecco cosa vi si scrive testualmente: «Il Governo si è occupato, sinora, del comparto delle minorazioni civili, avviando una campagna straordinaria di controlli sui “falsi invalidi”, il cui esito, al di là dei provvisori risparmi, non comporta una vera modifica di sistema. Chiediamo di partecipare ad una profonda revisione dei criteri di accertamento della disabilità. Per ora è prevista solo una revisione delle tabelle di invalidità contenute nel Decreto ministeriale 5 febbraio 1992, peraltro senza la partecipazione delle associazioni delle persone con disabilità. Chiediamo di avviare, da subito, un processo di semplificazione delle procedure di accertamento delle minorazioni civili e degli iter di concessione delle provvidenze economiche. Il regolamento di riferimento (DPR 698/1994) è ormai datato e superato. Chiediamo [inoltre], nell’interesse di tutti, di reintrodurre – su base regionale e con il coinvolgimento dell’INPS – il ricorso amministrativo, anche per limitare i costi enormi che il solo ricorso giurisdizionale sta causando (320 mila cause giacenti)». (S.B. Fonte: superando.it)