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La logopedista si occupa anche di deglutizione. Perché? (Newsletter della Storia dei Sordi n. 635 del 28 gennaio 2009)

La logopedista si occupa anche di deglutizione. Perché?
Si occupa di deglutizione perchè nella deglutizione sono coinvolte le stesse strutture anatomiche e funzionali coinvolte nella produzione del linguaggio verbale (l’apparato respiratorio, le strutture della faringe e della laringe, il cavo orale)

In che cosa consiste la riabilitazione?
La riabilitazione può riguardare direttamente il paziente (ed è mirata a recuperare o abilitare la corretta funzionalità della deglutizione) oppure se non è possibile intervenire sul paziente (perchè non collaborante) si agisce sulle modalità di alimentazione (per esempio con adeguate posture o strategie) e sulla consistenza dei cibi, che varierà in base alla tipologia e gravità del disturbo

Sviluppo del linguaggio nel bambino. Come capire che qualcosa non va?
Vi sono alcuni segnali che devono indurre genitori e pediatri ad affrontare il problema:
– a 24 mesi lessico espressivo inferiore a 50 parole e assenza di combinazione di parole,
– assenza di linguaggio combinatorio a 30 mesi.

Fattori predittivi di rischio:
– produzioni fonologiche caratterizzate da repertorio ristretto di gesti articolatori,
–  immaturità nella struttura sillabica delle lallazioni, inventario fonetico molto limitato, familiarità per ritardi di linguaggio.

Intorno ai 36 mesi, il 30% circa dei bambini si normalizza. A questa età il livello di sviluppo grammaticale consente di differenziare i casi a più alto rischio di Disturbo Specifico di Linguaggio. I 36 mesi sono un’età critica, sia per il limite dei ritardi transitori, sia ai fini diagnostici e prognostici.

Quali sono le malattie o le condizioni legate alla vecchiaia che possono causare danni comunicativi?
Nell’invecchiamento possono comparire disturbi della comunicazione dovuti a danni del Sistema Nervoso Centrale: per esempio un ictus può portare ad afasia. Malattie neurologiche degenerative come le demenze (non solo Alzheimer) portano a disturbi del linguaggio. Altri disturbi possono essere conseguenti all’invecchiamento di organi e/o apparati periferici, come per esempio la presbiacusia (calo uditivo dovuto all’invecchiamento).

Altre malattie, come quella di Parkinson, possono portare a disturbi di voce e di articolazione delle parole.
Inoltre possono comparire le cosidette comunicopatie, disturbi della comunicazione in assenza di una malattia vera e propria. Questo avviene soprattutto se l’invecchiamento è associato ad uno stato di deprivazione sensoriale e di isolamento sociale (come può avvenire a volte nelle case di riposo). In questo caso l’anziano diminuisce, per scarsa motivazione, la comunicazione e il linguaggio sempre di più, impoverendo anche la funzionalità del suo sistema cognitivo, che a sua volta diminuisce le sue capacità funzionali e di ragionamento in una spirale senza fine.

Infine nell’anziano, soprattutto nelle categorie a rischio (il cosiddetto anziano fragile), spesso compaiono i disturbi di deglutizione (disfagia o presbifagia).

Negli anziani spesso i disturbi di linguaggio sono il primo sintomo di alterazioni neurologiche. Come riconoscerli? Perché è utile intervenire?

Dimenticare i nomi delle cose o delle persone (anche dei propri cari), è uno tra i primi segnali di disturbi nell’anziano che va incontro a demenza senile o Alzheimer. Nel tempo i problemi di comunicazione sono destinati a peggiorare: vengono scambiati i nomi alle cose, i discorsi diventano confusi, i suoni stereotipati, fino alla progressiva scomparsa della comunicazione verbale.

L’intervento del logopedista è utile soprattutto per ritardare gli effetti e il peggioramento, e per fornire al paziente e ai suoi familiari strategie che permettano loro di relazionarsi anche con l’avanzare dei disturbi. In tutti gli altri casi che non riguardano patologie degenerative (come per esempio l’afasia da ictus) è utile intervenire per un recupero, il cui l’esito dipende dalla gravità dell’evento traumatico. Anche l’anziano può e deve essere riabilitato.

Perché il logopedista “fa la differenza”? (qualità della vita e re-inserimento sociale?)
Perchè la comunicazione è parte integrante della vita delle persone, perché attraverso la comunicazione noi agiamo su di noi e sugli altri, comunicando facciamo delle scelte, non potremmo farle se non avessimo la possibilità di comunicarle. Il logopedista lavora per dare la possibilità di scelta e di parola anche a chi altrimenti non potrebbe averla.

Fonte: fli (Giornata Europea della Logopedia: 6 marzo)

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Newsletter della Storia dei Sordi n. 635 del 28 gennaio 2009

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