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Expo 2015, a Milano la sfida dell’accessibilità.
Expo, a Milano la sfida dell’accessibilità. Le critiche delle associazioni. La metropolitana è carente, i monta scale non funzionano e la Stazione centrale – appena riammodernata – ha gravi pecche e si presenta come una “porta murata”. Fish, Fand, Ledha, Aias, Caritas e le altre realtà associative del territorio fanno il punto sullo stato dell’arte in vista dell’appuntamento del 2015.
Metropolitane inaccessibili ai disabili e una stazione (appena ammodernata) “che si presenta come una porta murata” per i disabili che sbarcano a Milano. È sconfortante il quadro dell’accessibilità nella metropoli lombarda e c’è molto lavoro da fare se si vuole che questa situazione cambi prima dell’inizio dell’Expo. “Una città da prendere e rivoltare come un calzino”, sintetizza Antonio Oliviero, assessore provinciale al turismo.
“La rete del trasporto milanese non offre accessibilità soddisfacente -spiega Gabriele Favagrossa, di Aias Milano- e anche la Stazione Centrale ha gravi pecche: ad esempio rampe mobili inaccessibili a chi si muove in carrozzina e ascensori fuori uso. Avrebbe dovuto essere la porta d’accesso all’Expo, ma di fatto si presenta come un varco murato con cemento armato”. La situazione della mobilità non è rosea nemmeno per quanto riguarda il trasporto aereo: “Presso le società di gestione degli scali milanesi sono stati aperti i tavoli di lavoro per l’attuazione della nuova normativa europea sul trasporto delle persone disabili -aggiunge Favagrossa-. Ma i tavoli, di fatto, sono rimasti inattivi”.
Per affrontare e risolvere questi problemi, le associazioni mettono a disposizione le loro competenze. “Chiediamo di adottare una metodologia di lavoro basata sul confronto, su un processo partecipato e condiviso -conclude Favagrossa-. Mentre la situazione attuale ci vede solo in funzione di supervisori finali, quando le decisioni sono state prese e non si può più far nulla”. Per l’assessore Oliviero, che Milano possa diventare una città turistica, accessibile a tutti, anche a coloro che hanno mobilità ridotta (dal disabile con carrozzina alla mamma con il passeggino) è una convinzione radicata: “Occorre però fare gioco di squadra: il patrimonio di conoscenza e di esperienza delle associazioni, se condiviso, può portare a un ammodernamento in tempi brevi”. (Ilaria Sesana)
Fonte: Superabile.it – nw631 (2009)
Esplora il significato del termine: Expo, la sfida dell’accessibilità
Finalmente. È tardi, certo. Expo 2015 aprirà i battenti ai visitatori fra poco più di un anno. Ma siamo italiani, e sappiamo perfettamente che le nostre migliori energie siamo capaci di metterle in campo solo se accompagnate dalla parola magica “emergenza”. E così il tema dell’accessibilità per tutti, comprese le persone con disabilità, è finalmente entrato nell’agenda delle priorità pubbliche.
Il Comune di Milano ha messo in piedi una vera e propria “task force” di competenze tecniche, amministrative, associative, per affrontare uno per uno i nodi che tuttora rendono angosciosa l’idea che a Milano e nell’area metropolitana investita dal ciclone espositivo possano arrivare nell’arco di sei mesi almeno duecentomila visitatori disabili, in sedia a rotelle, con bastoni, non vedenti, ipovedenti, sordi, senza contare l’esercito di ultrasessantenni. Regione Lombardia sta inserendo fra le previsioni dei nuovi servizi informativi dedicati alla disabilità uno stanziamento più sostanzioso proprio in coincidenza con l’anno di Expo. La stessa società incaricata di organizzare l’evento si sta attrezzando per garantire il pieno rispetto delle norme sull’accessibilità, e una specifica attenzione alle informazioni digitali.
Questo risultato, lasciatemelo scrivere con una punta di orgoglio, è merito anche del nostro lavoro di informazione e di pressione sui contenuti, senza esagerare nei toni, ma con la chiarezza e l’onestà che in questi frangenti sono necessarie. Abbiamo infatti più volte spiegato che Milano, al momento, è tutt’altro che a posto in tema di barriere. Anzi, al contrario sta scontando un ritardo ventennale, di attenzione e di investimenti oculati. A cominciare dagli snodi fondamentali della mobilità collettiva. Il passaggio da treni a metropolitana, la connessione fra aeroporti e quartiere fieristico, la vetustà dei mezzi pubblici che attraversano il centro storico di Milano, sono solo alcuni dei punti più spinosi da affrontare e risolvere in tempi a questo punto strettissimi.
Ma la nascita di un metodo, fortemente condiviso dall’intera amministrazione comunale milanese, su iniziativa dell’assessore al welfare Pierfrancesco Majorino, è un fatto quasi epocale. Mi è stato chiesto personalmente di essere una sorta di “garante” che il lavoro dei gruppi tematici costituiti in questi giorni proceda speditamente e soprattutto sia indirizzato a trovare soluzioni pratiche, concrete e realizzabili in tema di mobilità, sicurezza, ricettività alberghiera, ristorazione, offerta di itinerari culturali e turistici, servizi di accoglienza, qualità dell’informazione sul web e non solo.
Un lavoro imponente, che ha però uno scopo di assoluta eccellenza: fare in modo che Expo 2015 – con tutto il rispetto – sia in qualche modo uno strumento per realizzare interventi che resteranno anche dopo i sei mesi dell’esposizione universale. Ci aspettiamo tutti uno scatto d’orgoglio, un impegno condiviso anche culturalmente, politicamente, a livello di opinione pubblica. Se non c’è la convinzione che lavorare sull’accessibilità e sull’accoglienza di una metropoli come Milano significa rendere migliore e più bella per tutti questa città, si rischia infatti di rimanere nel consueto ambito di nicchia, di cose che si devono fare per forza, perché lo dicono le norme.
Seguiremo passo passo questo percorso irto di barriere (sic!) e speriamo di poter raccontare solo vittorie e successi. L’Italia ci guarda, perché vincere la sfida di Milano significa aiutare in ogni caso tutti, da Nord a Sud, isole comprese. Proviamoci.
Franco Bomprezzi. Fonte: invisibili.corriere.it
Expo 2015, ecco il decalogo per un evento accessibile e inclusivo
Non basta costruire qualche scivolo per rendere un luogo accessibile alle persone con disabilità. Ci vuole molto di più. Basta leggere il decalogo delle linee guida, preparato da un gruppo di associazioni in vista di Expo 2015, per rendersene conto.
“L’organizzazione di un evento inclusivo richiede attenzione ai singoli problemi che le persone possono incontrare e che molti problemi, anche se non tutti, possono essere risolti con interventi che richiedono solo una reale attenzione alle necessità di tutti”, si legge nell’introduzione alle linee guida, che sono state presentate durante il convegno conclusivo della tre giorni “Per un’Expo 2015 aperta, inclusiva e accessibile”, organizzata alla Fabbrica del Vapore da consorzio sociale Light e Fondazione Cascina Triulza, in collaborazione con Comune e Provincia di Milano. Dai percorsi per i ciechi e gli ipovedenti, agli accorgimenti per i punti informativi, ai suggerimenti per le segnalazioni d’emergenza, il decalogo è il frutto del lavoro di numerose associazioni che si occupano di disabilità. “È una grande occasione anche per Milano -ha detto Franco Bomprezzi, presidente di Ledha, nel convegno di questa mattina-. Certo non riusciremo a rendere tutto accessibile, ma il nostro obiettivo è di rendere la città migliore di adesso”.
Raccomandazioni:
1) Gli scivoli servono a tutti. “La mancanza di barriere architettoniche è importante anche per altri gruppi di persone” si legge nel decalogo. Per esempio, per gli anziani o per le donne in gravidanza.
2) La segnaletica. Oltre alla normale segnaletica “è necessario che i percorsi siano organizzati in modo semplice per poterli visualizzare mentalmente, che si ponga cura ai materiali con cui sono realizzati, ad esempio variando la qualità della superficie per distinguere le varie componenti, e che si utilizzino indicatori tattili”.
3) Attenzione all’arredamento degli spazi. Per esempio, gli accessori dei bagni devono essere di colori contrastanti per essere visibili anche agli ipovedenti.
4) Attrezzature tecnologiche. Distributori di cibi e bevande, totem informativi e altri impianti automatici devono prevedere sia l’audio per i ciechi sia visualizzazioni per i sordi.
5) Materiali informativi. Attenzione a rendere fruibile per tutti i siti internet, i materiali stampati e i video (con la sottotitolazione per i sordi e la descrizione delle scene per i ciechi).
6) Altezza dei banchi. Devono essere in una posizione visibile e accessibile, anche da chi è su una sedia a rotelle. Dovrebbero essere sempre dotati di materiali informativi in braille. E comunque il personale che è ai banchi informativi deve ricevere un’apposita formazione.
7) Segnaletica tattile e audio. Le indicazioni per raggiungere un luogo e quelle che spiegano la funzionalità di uno spazio, oltre ad essere chiare devono essere anche in forma visiva ingrandita e in forma tattile.
8) Durante i convegni. Assicurarsi che sia disponibile un’interprete della lingua dei segni o una sottotitolazione in tempo reale.
9) Sicurezza. I sistemi di allarme non possono essere solo sonori, ma anche visivi. Devono anche essere ripetuti sui sistemi elettronici fissi e mobili.
10) Formazione del personale. Ci deve essere comunque personale formato, in grado di superare eventuali problemi o difficoltà che incontrano le persone con disabilità.
Fonte: redattoresociale.it
PER SAPERE DI PIU’
Sito Ufficiale Expo 2015
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“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini