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La sordità e l’apprendimento della lingua (Newsletter della Storia dei Sordi n. 442 del 7 marzo 2008)
La sordità e l’apprendimento della lingua. Un appassionato saggio recentemente pubblicato da Giuseppe Gitti, creatore e responsabile del Centro di Rieducazione Ortofonica di Firenze, in cui si rivendica il diritto dei sordi profondi a parlare e a sentire, leggendo sulle labbra dell’interlocutore, utilizzando le moderne protesi acustiche e l’impianto cocleare, pur senza negare l’utilità della LIS (Lingua dei Segni Italiana )
È una pubblicazione assai interessante, quella recentemente data alle stampe da Giuseppe Gitti (Sordità e apprendimento della lingua, Milano, Franco Angeli, 2008), perché scritta da un professionista di grande esperienza, creatore e responsabile del Centro di Rieducazione Ortofonica (CRO) di Firenze e docente presso la scuola di specializzazione dell’università fiorentina.
Si tratta in sostanza di un saggio appassionato in cui si rivendica il diritto dei sordi profondi a parlare e a sentire leggendo sulle labbra dell’interlocutore, utilizzando le moderne protesi acustiche e l’impianto cocleare.
L’idea ispiratrice è una visione antropologica secondo cui anche per i sordi profondi la “lingua naturale” è quella orale, che va imparata, come per tutti, fin dalla più tenera età. Non nega, Gitti, l’utilità della LIS (Lingua Italiana dei Segni), che può essere appresa dai sordi profondi, ma dopo avere imparato a parlare normalmente.
Il libro è attraversato dalla dura dialettica che ha contrapposto in Italia negli ultimi anni la LIS alla lingua naturale orale, sotto l’influsso di una deriva anglosassone che non ha conosciuto la tradizione oralistica italiana, affermatasi fin dall’Ottocento.
Il ragionamento di Gitti, fondato su decenni di esperienze, è che il sordo profondo che necessita della LIS non è libero, abbisognando sempre di un interprete gestuale per comunicare con chi sordo non è. Egli ha invece educato le ultime generazioni di sordi profondi e le loro famiglie a parlare normalmente, in modo che questi nuovi giovani possano veramente integrarsi nella scuola e nella società con tutti e come tutti.
Le sue idee, per altro, sono condivise da numerose famiglie che si sono riunite nella FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi).
Ovviamente Gitti non condivide le posizioni di quanti vedono la LIS come la «lingua di una minoranza linguistica», che ha trovato anche qualche seguace presso uomini di Governo e del Parlamento, proprio perché intendere i sordi come comunità e per giunta come minoranza linguistica, contrasta con la visione che abbiamo maturato sui principi fondamentali dell’integrazione e dell’inclusione.
A maggior ragione egli non condivide – e noi con lui – il fondamentalismo di quanti propagandano il cosiddetto “orgoglio sordo”, cioè il diritto a rimanere sordi, anche se i nuovi progressi della chirurgia e delle tecnologie possono fare uscire queste persone dalla sordità.
Per queste sue posizioni, culturalmente e scientificamente fondate, egli si trova talora in conflitto con i sostenitori del “gestualismo”, rischiando dunque di rimanere isolato nel panorama politico e culturale italiano, dove il gestualismo “fa colpo”, perché “sbalordisce gli sprovveduti” che si lasciano facilmente influenzare dalle ultime novità del mercato mediatico.
Ricordiamo in conclusione che il DVD allegato al libro contiene una conferenza e dei filmati sugli aspetti pratici dell’impostazione rigorosamente teorica sostenuta nel volume. (Salvatore Nocera)
Giuseppe Gitti, Sordità e apprendimento della lingua, Milano, Franco Angeli, 2008, 141 pagine + un DVD.
Fonte: superando.it – nw442
Newsletter della Storia dei Sordi n. 442 del 7 marzo 2008