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Parole e segni nell’istruzione dei Sordi (Newsletter della Storia dei Sordi n. 408 del 22 gennaio 2008)

L’Istituto Statale per Sordi di Roma è un Centro sulla sordità ed è anche un punto di riferimento per i docenti di ogni ordine e grado che si trovano a operare con gli studenti sordi. Presso l’Istituto vengono infatti organizzati corsi di Didattica specializzata, corsi di Lingua di segni italiana (LIS), seminari di aggiornamento realizzati in collaborazione con l’Istituto di Scienze e Tecnologia del CNR.

Educazione bilingue
L’approccio all’istruzione e al superamento delle problematiche degli alunni sordi segue il modello di educazione bilingue, cioè l’utilizzo a scuola sia delle parole sia dei segni, intesi come Lingua dei segni italiana o come Italiano segnato (la differenza è data dal fatto che nella LIS l’ordine delle parole e la costruzione della frase sono diversi da quella italiana; mentre nell’Italiano segnato i segni seguono l’ordine delle parole in Italiano).
Viene infatti in qualche modo ripreso il percorso dei grandi educatori dei sordi del 1700, dall’Abate l’Epee di Parigi a Tommaso Silvestri fondatore della prima scuola in Italia, da cui deriva l’Istituto di Roma attuale. Essi partendo dai segni dei loro allievi, gli insegnavano non solo a leggere, a scrivere e a far di conto, ma anche il latino, il greco e la matematica.
Il modello bilingue trova le sue radici nella consapevolezza che la maggior parte delle persone sorde ha le facoltà intellettive integre e pertanto ha solo un problema di comunicazione. I bambini con sordità gravi o profonde, nati sordi o diventati tali entro i primi tre anni di vita, non riescono infatti ad acquisire il linguaggio in modo spontaneo e naturale come noi udenti, ma imparano a parlare soltanto mediante la terapia logopedica che può durare anche 10/12 anni. Essi incontrano molte difficoltà nell’Italiano parlato e scritto, dovute al fatto che devono vedere una lingua che è nata per essere ascoltata.
Se noi analizziamo la facoltà di linguaggio nei suoi aspetti (fonologico, semantico, morfosintattico, pragmatico) che si sviluppano contemporaneamente nel bambino, ma ora qui per comodità esaminiamo in modo separato, vediamo che a volte le persone sorde continuano a compiere errori nella fonologia anche da adulti, sbagliando la pronuncia delle parole; presentano spesso un lessico povero e rigido; incontrano difficoltà nel padroneggiare alcuni elementi morfosintattici come le preposizioni, i pronomi, la concordanza, le frasi subordinate con particolare riferimento alle forme relative e passive; e non comprendono proverbi, modi di dire, allegorie con problemi nel rispetto dei turni di conversazione e nelle competenze narrative. Tutto questo, unito anche alla minore capacità di fare inferenze, cioè di desumere dal testo informazioni che non vengono dette esplicitamente, rendono problematica la comprensione dei libri di testo e in ultima analisi l’accesso alla cultura, proprio perché l’Italiano è in  qualche modo una materia trasversale.

Un canale visivo: lingua dei segni e nuove tecnologie
Le ricerche in Italia e all’estero hanno individuato nella Lingua dei segni e nelle nuove tecnologie (sottotitoli e computer) due strumenti formidabili per abbattere le barriere comunicative, perché ambedue viaggiano sul canale visivo.
Attualmente però la scuola italiana sembra in gran parte ignorare queste possibilità perché ancora si basa sulla lezione frontale per trasmettere le conoscenze e sull’interrogazione per verificarne l’apprendimento da parte degli alunni. Ambedue queste modalità vedono perdente lo studente sordo perché utilizzano il canale acustico-verbale, che in lui è deficitario.
Il docente, che ha in classe un alunno sordo, dovrebbe rivedere la sua didattica cercando di visualizzare la lezione con immagini, disegni, schemi e mappe concettuali, ed effettuare le verifiche mediante questionari scritti. Dovrebbe anche resistere alla tentazione di abbandonare il libro di testo in favore di appunti e riassunti della lezione, ma piuttosto lavorare alla facilitazione del testo stesso mediante la sostituzione delle parole sconosciute o delle frasi complesse con sinonimi più semplici e con parafrasi. Questo lavoro andrebbe fatto con la matita, direttamente sul libro, almeno per uno o due paragrafi ricorrendo poi, per mancanza di tempo, ai riassunti che ormai ogni testo ha alla fine del capitolo. Questa strategia didattica avvicina l’alunno sordo al libro, senza ingigantire le problematiche inerenti alla sua limitata competenza linguistica, che in qualche modo si materializzano proprio nel momento di leggere e scrivere. Anche in quest’ultima abilità molto spesso gli studenti sordi mostrano di non saper produrre testi adeguati alla classe che frequentano. A loro succede quello che avviene a noi quando vogliamo scrivere una lettera in una lingua che padroneggiamo poco: cominciamo con grandi idee, ma poi via via che incontriamo difficoltà lessicali e morfosintattiche – perché non conosciamo vocaboli e strutture grammaticali – riduciamo sensibilmente il contenuto e semplifichiamo la forma. Possono essere di aiuto le schede guida che, attraverso domande mirate, conducono l’alunno alla stesura del tema o della relazione e i software didattici, soprattutto quelli nati per insegnare l’Italiano agli stranieri (Si possono visionare presso la Mediateca visu@le dell’Istituto Statale per Sordi in Via Nomentana 56 a Roma).

Si rivela essenziale anche la presenza di operatori qualificati, che sappiano comunicare anche in segni con l’allievo sordo, come gli assistenti alla comunicazione, previsti dalla L.104/92, dipendenti dall’Ente locale e molto diffusi ormai su tutto il territorio nazionale.

Inoltre l’utilizzo di DVD sottotitolati e software adatto alle persone sorde può rappresentare un valido supporto all’attività didattica. Il docente scoprirà che molti degli accorgimenti, delle strategie e degli strumenti utilizzati per adattare la lezione alle esigenze degli alunni sordi, sono utilissimi anche per gli allievi udenti, perché la rendono più chiara e più accessibile.
Ai docenti, che per la prima volta hanno in classe un alunno sordo, consigliamo di rivolgersi all’Istituto Statale per Sordi di Roma, dove viene offerta gratuitamente la possibilità di avere informazioni e consulenza sia sugli aspetti metodologici presso lo Sportello di informazione e consulenza sulla sordità (info@sportello@istitutosordiroma.it) sia sull’uso delle tecnologie a scuola presso la Mediateca visuale.

Autrice: Simonetta Maragna.
Ha un incarico di docenza presso la facoltà di Scienze della formazione all’università Roma Tre ed è stata per sette anni presidente dell’Istituto Statale per Sordi di Roma. È esperta di problematiche scolastiche riferite alla sordità e ha pubblicato: Il manuale di logopedia per il bambino sordo (F. Angeli, 1997), Una scuola oltre le parole. Educare il bambino sordo alla lingua parlata e scritta (F. Angeli, 2003); L’Istituto Statale dei sordo di Roma (Kappa, 2001); Linguaggio e sordità (Il Mulino, 2006); L’assistente alla comunicazione (F. Angeli, 2007); La sordità (Hoepli, Gennaio 2008 nuova edizione); I diritti dei sordi (F. Angeli, Marzo 2008) – Fonte: treccani.it – nw408


Newsletter della Storia dei Sordi n. 408  del  22 gennaio 2008

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