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Tutti i rumori del mondo (Newsletter della Storia dei Sordi n.387 del 22 dicembre 2007)

Il film che si parla sulla sordità sarà trasmesso in Rai Uno alle ore 21.20 del 23 dicembre 2007 con la sottotitolazione pag.777.

Elena (attrice Elena Sofia Ricci, 45 anni), manager in carriera, e il suo compagno Stefano (attore Stefano Pesce, 36 anni), clarinettista jazz, sono sconvolti quando scoprono che il figlio Alessandro (interpretato dai gemelli Leonardo e Matteo Frontoni) è sordo. Mentre il loro rapporto va in crisi, uno scorbutico ingegnere trova la cura per il piccolo. La menomazione del figlio porta però Elena a ripensare la sua vita. Il film TV è ispirato a una storia vera, narrata nel libro di Daniela Rossi «Il mondo delle cose senza nome» (Fazi editore). Da Sorrisi & Canzoni TV n.52 del 2007.

TUTTI I RUMORI DEL MONDO
Di Tiziana Aristarco
Film TV – Drammatico
Italia, 2007, durata: 2 h.
RAI UNO 23 dicembre 2007


 

TUTTI  I RUMORI DEL MONDO. SINOSSI

Elena ha una vita perfetta.
E’ una giovane manager in carriera che dirige con energia e competenza un’azienda leader del Made in Italy, ereditata dal padre Giulio. Elena ha un compagno, Stefano, clarinettista jazz, che la ama e farebbe qualsiasi cosa per lei. Ma ad Elena  tutto questo non basta. Vuole qualcosa di più, vuole il naturale coronamento della sua vita di donna. Vuole un figlio.
Elena festeggia Capodanno con Stefano e il pancione.
Alessandro nasce poco dopo. Nei primi mesi è un bambino tranquillo, con un carattere solitario e indipendente. Elena ne è orgogliosa. Lo porta dal padre quasi come un regalo. Lei, infatti, è figlia unica, e ha rinunciato senza saperlo a molte cose di sé e della sua natura per assomigliare a quel figlio maschio che il padre non ha avuto. Ora, però, c’è Alessandro.
Ma Alessandro non è come lei ha sempre desiderato e creduto.
Alessandro è nato con una gravissima ipoacusia. Quando Elena lo scopre, quella che lei considera un’”imperfezione” del figlio arriva come una bomba a far esplodere tutta la sua vita. La sua prima reazione è istintiva e avventata: vuole risolvere a tutti i costi e subito il problema, come se Alessandro fosse un prodotto difettoso da riparare al più presto. Perciò accoglie la diagnosi frettolosa di uno specialista senza scrupoli, che suggerisce un difficile intervento di  impianto cocleare. Stefano non è d’accordo, vorrebbe riflettere, confrontare più pareri, ma alla fine come sempre la asseconda.
Al momento dell’intervento Elena ha un brusco ripensamento.
Per la prima volta affiora dentro di lei un istinto materno irrazionale e violento. Gli occhi di Alessandro sembrano chiederle di portarlo via, e lei obbedisce. Fugge dalla clinica e da Stefano. E si rifugia con Alessandro a Viareggio, nella casa di famiglia dove ha passato i momenti più felici della sua vita. Ha bisogno di star sola, di capire, di ritrovare i pezzi della sua vita che le sono sfuggiti. Lì ritrova anche l’amica d’infanzia Bianca, una fotografa sempre in giro per il mondo.
Il rapporto con Stefano va lentamente alla deriva.
Lui prova a recuperarlo, ma Elena non ce la fa. E quando cambierà idea Stefano non ci sarà più. Riprende così da sola l’inutile pellegrinaggio tra i tanti e differenti pareri scientifici. Fino ad incontrare un Ingegnere geniale e scorbutico, costruttore di protesi acustiche,  che vive arroccato in un paesino sulle Alpi Apuane. All’inizio è scontro tra due personalità forti e ripiegate sui propri traumi, che si trasforma ben presto in attrazione fatale.
Sarà l’Ingegnere ad aprirle gli occhi sulla realtà scomoda della sordità di Alessandro.
Elena dovrà imparare a conviverci, e solo allora scoprirà che i difetti e le imperfezioni sono la parte più vera di ognuno di noi, quella parte che  ha sepolto rinunciando a molte cose. L’Ingegnere le  aprirà gli occhi sul suo essere chiusa  ai sentimenti: è lei, infatti, quella che davvero non ‘sente’. E’ lei che, negli anni, è diventata sorda, incapace di aprirsi all’ascolto degli altri.
Elena capisce molte cose.
E riesce finalmente a dirle al padre. Riesce finalmente a dirgli la verità non solo su Alessandro, ma anche su se stessa: e solo così, attraverso il loro primo, vero scontro, padre e figlia riescono a ritrovarsi e ad abbracciarsi. Ma l’abbraccio dura poco. Suo padre se ne va con un infarto improvviso e imprevisto. Elena rimane sola. Lei e Alessandro. Insieme dovranno farcela.
E così, alla fine della nostra storia, Elena è profondamente cambiata.
L’imperfezione di suo figlio l’ha aiutata a scoprire il mondo, le emozioni, se stessa e gli altri. Le ha salvato la vita. Ora Alessandro è un bambino splendido, che convive tranquillamente con la sua sordità. E il rapporto con Stefano è complice e pieno d’affetto. E poi?
La vita, in questi casi, riserva sempre un’ultima sorpresa.

NOTE DI REGIA
Tutti i rumori del mondo non è un film facile.
Non ci sono grandi accadimenti, non c’è azione, non è un giallo, neppure una commedia…è una storia piccola, intima. E’ il percorso faticoso di una donna, che grazie alla sordità di suo figlio, imparerà a conoscersi e a riconoscere appunto tutti i rumori del mondo.
Un bellissimo ruolo per un’attrice. Elena Sofia Ricci si è calata nel personaggio con generosità. Insieme abbiamo dato forma a Elena (la protagonista), abbiamo navigato nell’anima di una donna che dovrà perdere tutte le sue certezze per ricominciare ad amare. Non è la storia di un handicap, è il doloroso percorso di chi è costretto a fare i conti con una realtà che non vuole accettare.Alessandro è un bambino sordo per Elena un figlio imperfetto.
Un tema delicato da trattare, dove il pericolo di scivolare nella  retorica o nella banalità era in agguato.
Ho voluto perciò raccontare questa storia con uno sguardo asciutto, con una luce non convenzionale.
Con  Duccio Cimatti abbiamo lavorato per creare un’ atmosfera fotografica  che seguisse  Elena, capace di raccontare la sua parte più nascosta.Ad esempio un mare d’inverno agitato, freddo, assordante, a contrasto con una donna che comincia a sorridere alla vita. I livelli sonori del film sono spesso molto alti. Il suono diventa un altro elemento a contrasto in un mondo spaccato tra chi sente e chi no.
Un problema tecnico artistico enorme è stato  misurarsi tutti i giorni con un bambino molto piccolo.
Ho scelto due bellissimi gemelli per poterli alternare, ma anche così non è stato facile “dirigerli”
Ho  dovuto adattarmi agli umori, ai pisolini alle pappe e in tempi di ripresa molto stretti.
Compagno di vita di Elena è Stefano, interpretato da Stefano Pesce.
Nella storia è un musicista e Stefano con il suo entusiasmo ha fatto un grande lavoro per imparare a  suonare il Clarinetto. Il risultato è ottimo.
Questo lavoro, mi ha portato a conoscere una realtà, il mondo dei sordi , di cui sapevo molto poco. Durante la preparazione del film insieme alla sceneggiatrice e amica Silvia Napolitano  ho incontrato medici, psicologi, logopedisti, insegnanti…… ho capito quanto complesso e diverso sia l’atteggiamento verso questo problema.

TIZIANA ARISTARCO – Fonte: genovapress.com


 

In onda il 23 “Tutti i rumori del mondo” dal romanzo “Il mondo delle cose senza nome”
Una donna coraggiosa che lotta per dare una vita normale al figlio non udente
Un bambino che non poteva sentire
E la madre imparò ad ascoltare
Diretto da Tiziana Aristarco, protagonista Elena Sofia Ricci con Stefano Pesce e Gioele Dix
Viaggio nell’anima di una persona che deve perdere ogni certezza “per ricominciare ad amare”
di ALESSANDRA VITALI

GUARDA LE IMMAGINI DELLA FICTION

TUTTA la sincerità, il coraggio, l’emozione che solo una lettera d’amore sa contenere quando a scrivere è una madre per suo figlio, con la forza necessaria ad affrontare una vita che si trasforma in avventura umana. Leggere Il mondo delle cose senza nome (Fazi, 2005) insegna a riflettere su quanto si può essere fragili, come si può fallire, in che modo si può ricominciare. L’ha scritto quattro anni fa Daniela Rossi, che desiderava tanto un figlio, l’ha avuto, solo che quel figlio era diverso dagli altri bambini. “Ipoacusia” si chiama, che tradotto con brutalità vuol dire che hai un figlio sordo. Crolli, certo. Però, se fai come Daniela, comprendi e accetti e ti reinventi la vita. Reinventi la tua, per darne una a tuo figlio. E scopri che non è vero che non c’era niente da fare.

Una storia vera, quella di Daniela Rossi, che (già portata a teatro, lo scorso ottobre, a Roma, con la riduzione di Anna Rita Chierici) diventa un film per la tv, Tutti i rumori del mondo, scritto da Silvia Napolitano, in onda su RaiUno domenica 23 dicembre alle 21.30, regia di Tiziana Aristarco, protagonisti Elena Sofia Ricci, Stefano Pesce, Gioele Dix, una produzione Rai Fiction e Italian International Film. La Ricci è Elena, giovane manager in carriera, vita perfetta e un marito che la ama. Poi, arriva Alessandro. Un bambino tranquillo, solitario e indipendente. Il coronamento della sua vita. Ma Alessandro non è come Elena ha sempre desiderato e creduto. Diagnosi: una grave ipoacusia.

La notizia è come una bomba. Esplode tutto. Elena vuole risolvere il problema il più presto possibile. Le propongono un intervento delicato, lei accetta poi ci ripensa, prende Alessandro e scappa dalla clinica, da Stefano, da tutto. E’ tempo di stare sola e mettere ordine. Ascoltare tutti quelli che hanno qualcosa da dire, pellegrinare da un medico all’altro, da uno specialista all’altro. Fino all’incontro con un ingegnere che costruisce protesi acustiche. E’ lui che le apre gli occhi sulla sordità del bambino, sul suo senso profondo: i difetti e le imperfezioni sono la nostra parte più vera, che di solito seppelliamo rinunciando a molte cose.

“Tutti i rumori del mondo non è un film facile, non ci sono grandi accadimenti, non c’è azione, non è un giallo e neppure una commedia – spiega la regista, Tiziana Aristarco – è una storia piccola, intima, il percorso faticoso di una donna che grazie alla sordità di suo figlio imparerà a conoscersi e a riconoscere, appunto, tutti i rumori del mondo”. Non è la storia di un handicap, piuttosto quella del percorso doloroso di chi è costretto a fare i conti con una realtà che non vuole accettare”.

Un tema delicato, con un alto rischio di scivolare nella retorica o nella banalità. “Per questo – osserva la regista – ho voluto raccontare questa storia con uno sguardo asciutto, una luce non convenzionale. Ad esempio, con la fotografia di Duccio Cimatti, che per raccontare la parte più nascosta della protagonista ha scelto un mare d’inverno freddo, agitato, assordante. I livelli sonori del film sono spesso molto alti, perché il suono diventi un elemento a contrasto in un mondo diviso fra chi sente e chi non può sentire”. (20 dicembre 2007 Fonte: la repubblica.it)

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