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Venerabile Pietro Leonardi e Sordomuti (Newsletter della Storia dei Sordi n.370 del 29 novembre 2007)
Venerabile Don Pietro Leonardi (Verona, 17 luglio 1769 – 9 aprile 1844) vive in un periodo tormentato della storia di Verona. Dalla seconda metà del 1700 ai primi decenni del 1800, la città passa dalla Repubblica Veneta, ad Austria e Francia, diventando teatro di guerre e di miseria. Tuttavia l’ambiente veronese di fine ‘700 è ricco di fede e sorgono numerose istituzioni di carità delle quali Leonardi può essere considerato iniziatore. Teologicamente preparato, s’impegnò a fondo nella predicazione, che riteneva mezzo efficace per la conversione e la crescita della fede del popolo cristiano. Il degrado in cui vivevano gli infermi negli ospedali, lo portò a costituire nel 1796, l’associazione della “Sacra Fratellanza de’ Preti e Laici Spedalieri” per l’assistenza spirituale e materiale agli ammalati. Si prese cura della gioventù abbandonata intravedendo in essa la risorsa decisiva per una rinascita religiosa e civile. Diede vita all’Asilo dei Raminghelli per ragazzi di strada e alle Scuole di Carità per fanciulle povere, con la fondazione delle Figlie di Gesù nel 1812. Predicazione, sofferenti, e giovani furono dunque i tre poli che attrassero sempre l’animo e lo straordinario amore apostolico del Leonardi.
Pietro Leonardi nasce a Verona, decimo di dodici figli, il 17 luglio 1769 da Francesco, farmacista esperto di scienze naturali e da Orsola Fusari, donna di grande fede, madre sollecita verso la numerosa famiglia. Cresciuto in un ambiente agiato e ricevuta la prima formazione culturale in famiglia, a nove anni comincia a frequentare la Scuola del Seminario come esterno. Nel maggio 1782, all’età di tredici anni, Pietro rimane colpito dall’incontro con Pio VI, di ritorno da Vienna, umiliato alla corte, e al quale i veronesi riserbano una calorosa accoglienza. Nell’animo del ragazzo si muovono i primi interrogativi circa la sua scelta vocazionale. Incontra però la netta opposizione del padre che lo vede meglio come continuatore della sua attività e amministratore dei suoi beni. Ma, quando la chiamata si fa chiara e sicura, Pietro riesce a vincere la resistenza paterna: all’età di 20 anni entra in Seminario e il 5 aprile 1794 è ordinato Sacerdote. Mentre è ancora impegnato negli studi teologici, Pietro utilizza il tempo libero vivendo in mezzo ai giovani emarginati e ai fanciulli poveri che vivono sulla strada. Visita pure i “miserabili” all’ospedale della Misericordia.
Appena ordinato Sacerdote, si dedica con entusiasmo alla predicazione di Esercizi Spirituali ai giovani e si iscrive alla Facoltà Teologica di Padova, dove sostiene gli esami, ma non si laurea: gli interessa soprattutto una solida scienza teologica per affrontare il dialogo con la cultura e le ideologie del tempo e per guidare le anime alla santità.
Colpito dallo stato di abbandono di tanti poveri nell’Ospedale cittadino egli coinvolge le migliori energie del clero e del laicato veronese, quali don Steeb, don Bertoni, Maddalena di Canossa, nell’assistenza diurna e notturna dei malati. Nasce così la “Fratellanza dei Preti e Laici Spedalieri”, approvata dal Governo nel 1797, che fin da seminarista desiderava attuare, vista la situazione desolante della sua città, aggravatasi con l’ingresso di Napoleone (1796). Egli stesso descrive il panorama di quella umanità afflitta nel corpo e nello spirito: “pusillanimi da incoraggiare, abbandonati alla disperazione da confortare, impenitenti da ridurre a compunzione, maritati divisi da riunire, figli sbandati da riportare a casa, donne di mondo da ritrarre dalla strada della perdizione, odi pubblici e privati da estinguere, scandali da riparare, errori da svellere, ignoranza religiosa da sgombrare e così via”. La Fratellanza opera per riparare a tutta una congerie di mali, e si fa notare subito per la carità cristiana con cui soccorre i malati. Nel 1799, il Leonardi apre, primo in Verona, una Scuola Professionale: l’Asilo dei Raminghelli, per orfani e abbandonati, favorendo il loro dignitoso inserimento nella società. Li mantiene elemosinando durante le predicazioni.
Alla fine del 1804 don Pietro è a Parigi, dove si è recato in occasione dell’incoronazione di Napoleone, per potersi incontrare con il Papa Pio VII, al quale espone i suoi progetti di bene che ancora porta in cuore. A Parigi studia anche con ammirazione le opere di S. Vincenzo de’ Paoli e ha modo di assistere a lezioni sul recupero degli audiolesi. Tornato a Verona inizia una Scuola per sordomuti nella sua casa di Via S. Cosimo, scuola che continuerà e si perfezionerà con don Antonio Provolo.
Nel 1807 il Leonardi si adopera presso il governo di Milano perché la Chiesa di Santa Maria della Scala, in Verona, non venga trasformata in teatro. E riuscirà nell’intento. Nonostante il favore di molte persone influenti e la sua generosa dedizione ai feriti delle guerre napoleoniche, si attira i sospetti dell’Autorità civile per la sua predicazione. Viene incarcerato, senza dichiarati motivi e senza processo, per ben due volte: nel 1809 per un mese, nel 1810 per due anni. L’amico e primo biografo del Venerabile, P. Cesare Bresciani, specificherà le cause: la prima detenzione è dovuta al fatto di aver salvato la Chiesa di S. Maria della Scala, e la seconda alla conversione di un anticlericale e alla chiusura di quattro clubs giacobini a Venezia, dove don Leonardi aveva predicato. L’esperienza del carcere lascia intatta la sua vivacità interiore che scrive un trattato di ascetica: Il povero fatto ricco e contento per la scoperta del sommo tesoro nascosto: il Divino Amore.
Liberato nel 1812, rispondendo alla grave situazione della gioventù femminile che da tempo avvertiva, fonda le Figlie di Gesù, religiose per l’educazione scolastica e alla formazione delle fanciulle povere ed abbandonate, l’unica isitutzione che gli sopravviverà e per la cui cure non risparmierà risorse ed energie fino alla morte avvenuta proprio nella Casa Madre di Verona il 9 aprile 1844.
Il 3 marzo 1990, nel Palazzo Apostolico della Città del Vaticano, alla presenza del S. Padre Giovanni Paolo II, è stata data lettura del Decreto sulle virtù eroiche esercitate dal Servo di Dio, Pietro Leonardi, proclamato Venerabile.
Personalità del Leonardi
“Amare, patire e operare” è la sintesi della sua vita spesa nell’unione intima con Dio e nell’esercizio intenso dell’amore operativo. Di forte spiritualità cristocentrica, don Pietro faceva della volontà di Dio “il suo cibo” e in tale adesione trovava la forza per un’attività instancabile, condotta con umiltà, e dedizione straordinaria che sorgeva da una profonda pietà eucaristica.
L’amore di Dio, che fu l’anima del suo vivere, si manifestava nella preghiera, soprattutto nella Celebrazione Eucaristica e nella carità verso il prossimo. Due aspetti sono caratteristici della sua spiritualità: un progresso spirituale costante nelle vie di Dio, fino ai vertici della santità; e una sintesi mirabile tra contemplazione e missione apostolica. Fornito di solida dottrina attinta agli studi teologici, il Leonardi professò sempre la più stretta fedeltà agli insegnamenti della Chiesa e dei suoi Pastori. Di animo riflessivo, seppe nelle varie situazioni dirigere le sue forze a favore dei bisognosi di qualunque genere e divenne nello stesso tempo animatore di grandi personalità della Verona di fine 700 inizio 800. La storia lo rivelerà un vero pioniere della ripresa e del ringiovanimento della vita cristiana in Verona, capostipite di una schiera di santi. La figura del Leonardi si caratterizza come quella di un apostolo pronto a farsi tutto a tutti, infaticabile nel rispondere con iniziative sempre nuove e ardite, alle necessità spirituali e materiali dei fratelli, e suscitando collaborazioni generose ed immediate. Nello stesso tempo don Pietro dimostrò pure umiltà e un ammirevole distacco dalla sua opera, non appena la volontà di Dio gli indicava di farlo. Una vita, la sua, tutta spesa per la gloria del Nome Santissimo di Gesù, al quale ha voluto consacrare anche la Congregazione da lui fondata: le Figlie di Gesù. La sua è una testimonianza di amore ardente per Dio e di una carità pastorale a tutto campo, modello in particolare per i sacerdoti e per ogni discepolo del Signore Gesù.
Autore: Suor Maria Silvana Brentegani, postulatrice Figlie di Gesù di Verona
Fonte: Beati & Santi (segnalato da Giuseppe Bolzoni)
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Newsletter della Storia dei Sordi n.370 del 29 novembre 2007