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Lavoro Disabili: Conclusa l’indagine della Commissione Lavoro del Senato

Reso noto il documento conclusivo, approvato l’8 febbraio 2006, sull’indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della disciplina in materia di diritto al lavoro delle persone disabili condotta dalla Commissione Lavoro del Senato. Dopo aver esaminato il quadro normativo internazionale, comunitario ed italiano e dopo aver riepilogato le numerose problematiche attinenti ai vari profili della materia sollevate durante le audizioni, il documento della Commissione delinea alcune proposte di intervento.
In sintesi:
– la constatazione di una notevole disomogeneità territoriale nell’applicazione della legge, con risultati maggiormente positivi nel Centro Nord e con notevoli lacune in gran parte delle aree del Mezzogiorno, rinvia certamente all’esigenza di un maggiore investimento di risorse umane e materiali (in particolare per quel che concerne il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili), ma al tempo sollecita una riflessione sulla necessità di realizzare una maggiore integrazione ed un più stretto raccordo tra gli organismi che, soprattutto a livello locale, sono chiamati a seguire il percorso di integrazione lavorativa della persona disabile, dalla fase di accertamento dell’invalidità fino all’inserimento mirato in senso stretto;
– occorre, ai diversi livelli di competenza istituzionale, una più puntuale programmazione delle attività finalizzate al collocamento al lavoro delle persone disabili, nonché una maggiore integrazione nell’azione dei centri provinciali per l’impiego e dei comuni, titolari di competenze distinte, ma complementari;
– occorre prendere atto che la realizzazione del sistema di gestione dei servizi “a rete”, anche in relazione alla nuova attribuzione delle competenze fra Stato ed Enti locali, limita la possibilità di intervento del legislatore statale. Ciò non toglie la possibilità di  un intervento perché vengano garantiti “standard minimi” di prestazione da parte degli uffici coinvolti: in questo senso si propone un piano di azione nazionale. L’azione di coordinamento dovrebbe essere svolta da un soggetto istituzionale di livello nazionale, al quale potrebbero essere affidate anche la diffusione delle c.d. buone pratiche;
– sembra necessario un più stretto raccordo tra le commissioni per l’accertamento della disabilità ed i comitati tecnici costituiti nell’ambito della commissione provinciale unica, così come ancora carente risulta il raggiungimento dell’integrazione dei servizi per l’impiego con i servizi sociali gestiti dai comuni in conformità  alla legge n. 328/2000;
– sul piano funzionale, occorrerebbe contemplare meccanismi di delega alle province delle competenze in materia di formazione, per evitare che gli strumenti del collocamento mirato restino privi di un apporto fondamentale al perseguimento delle finalità istituzionali;
– si pone poi l’esigenza di ripensare sia al sistema degli incentivi  sia all’assetto del Fondo nazionale per la  disabilità. Anche i criteri di ripartizione del Fondo sono oggetto di rilievi certamente fondati;
– occorre distinguere tra le condizioni di accesso al collocamento mirato e quelle di accesso alle prestazioni previdenziali di invalidità ed inabilità;
– si dovrebbe pervenire all’indicazione di un termine più breve, rispetto a quello previsto, per il pronunciamento delle commissioni mediche di verifica del Ministero del Tesoro: ciò per provvedere ad un inserimento tempestivo ed efficace (in considerazione dei rischi comunque connessi a potenziali avviamenti disposti con riserva);
infine appare improcrastinabile la definizione di una disciplina organica del diritto al lavoro per le categorie protette (orfani, vedove, profughi, etc), non essendo stata più prorogata, dopo il 31 dicembre 2003, la disciplina transitoria.
Leggi il documento conclusivo.
Fonte: Anci.it sp012 (2006)


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