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Marceau Marcel e l’arte del silenzio.
Marceau e il suo grande viaggio nel silenzio. Lo accusarono di ripetersi: ma Il mimo non ha bisogno di progredire, non ha mete. Rimane chiuso in un cerchio magico ed è senza tempo
La leggenda vuole che lo avesse folgorato il mimo Baptiste creato da Jean-Louis Barrault in “Les enfants du paradis”. Vedendo quel meraviglioso film al quadrato realizzato da Marcel Carné in piena guerra, Marcel Marceau decise che quella sarebbe stata la sua strada.
Un’arte strana, marginale dopo tanta gloria, sottovalutata e in controtendenza rispetto alla bussola dello spettacolo orientata sul frastuono delle immagini e dei suoni, sulla centralità della voce e sulla riconoscibilità realistica come fondamento del mito dell’attore.
E divenne mimo. Un paio d’anni dopo la fine della guerra, Marceau cominciò la sua avventura nel silenzio. E via via avrebbe indicato un nuovo, originale, percorso a un’arte che esaltava la sua dignità e il suo potere di incantamento rifuggendo dalla certezza di un testo scritto e di un autore che non fosse quello che s’incarnava in quel corpo bianco, fragile e stralunato, le labbra livide, capace di passare in un attimo dal riso al pianto. In silenzio. Marcel Marceau affidava tutto all’espressività del corpo e del volto e, dunque, apriva un canale immediato all’universale riconoscibilità e al contatto con lo spettatore.
Il personaggio, se così si può chiamare, di Bip arrivò subito.
Uno strumento duttilissi-mo, un passe-par-tout nelle pieghe dell’animo di tutti e di ciascuno, un’invenzione talmente astratta da poter essere modulata in qualunque direzione, ma sempre – ed era questa la grande novità che Marceau introduceva – legata alla identità condivisibile di un eroe, al filo di una storia o di un esile aneddoto che esorcizzasse il labirinto, alla reinvenzione di oggetti e figure. Bip è stato un medium, nel senso profondo della parola: ha messo in comunicazione e ha evocato con il grado zero della corporeità il mondo. Quella silhouette trasparente e densa, vuota e piena, aveva radici profonde.
Nello sguardo imperturbabile di Buster Keaton e nel suo perenne conflitto con gli oggetti; nel paradosso incontenibile e nella leva dell’assurdo dei fratelli Marx (a cominciare dal muto Harpo e dalla sua palandrana/ magazzino); e soprattutto nell’omino vagabondo, poetico e luciferino, un bastone e una bombetta, una capriola e uno sberleffo, di Charlot. Lui stesso evocava Don Chisciotte e Faust, il clown Augusto e Don Giovanni.
E come i sempiterni del muto, Bip/Marceau, con il gancio di un “et” nel titolo, è diventato pompiere, ciarlatano, musicista di strada, soldato, ombrello..
E ha ballato, pattinato, si è suicidato, ha passato serate mondane e ha, inevitabilmente, reso omaggio agli attori del muto. Lo hanno accusato di aver stereotipato un’arte, di ripetersi.
Ma il mimo non ha bisogno di progredire. Non ha una meta da raggiungere. È chiuso e racchiuso nel cerchio magico di se stesso. E, cioé, di una maschera che le riassume tutte e che non ha tempo.
Autore: Guido Barlozzetti, Conduttore televisivo
Fonte: Il Firenze, 24 settembre 2007
Marceau. Lutto nel mondo del mimo, si spegne il grande attore.
Aveva esportato in tutto il mondo le suggestioni del silenzio
Grande lutto nel mondo dello spettacolo, ieri notte si è spento, all’età di 84 anni, il famoso mimo francese Marcel Marceau. Riserbo assoluto della famiglia sulle circostanze e il luogo del decesso, come si legge nell’edizione online del quotidiano “Le Figaro” che cita la figlia Aurélia.
Nato a Strasburgo nel 1923 da una famiglia ebrea, Marceau nato Mangel, cambiò cognome nel 1939 per nascondere le sue origini ebree in un periodo difficile come quello della Francia del secondo conflitto mondiale, dove combattè al fianco di Charles De Gaulle nelle forze per la liberazione.
Fu proprio a Parigi che, nel dopoguerra, incontrò il suo mentore Etienne Decroux, che lo introdusse all’arte del mimo. È la passione per Buster Keaton, i fratelli Marx e soprattutto per Charlie Chaplin che gli ispirò, nel 1947, il suo personaggio più famoso “Bip”. Il suo clown silenzioso con maglietta a strisce orizzontali, dal viso bianco e il cappello deforme con un fiore rosso, è stato protagonista di numerosi spettacoli, mini-sceneggiati e pièces teatrali in tutto il mondo. E’ il 1949 quando fonda la Compagnia di mimo Marcel Marceau, prima al mondo nel suo genere, che ha portato in luce e alla ribalta l’arte della mimica con straordinario successo soprattutto in Cina, Giappone e negli Stai Uniti dove recitò in numerosi film come “Shanks” di William Castle, “L’ultima follia di Mel Brooks” di Mel Brooks e “Barbarella” di Roger Vadim. Nel 1978 crea la Scuola Internazionale di Mimo con l’obiettivo di esportare quella che è stata definita l’arte del silenzio in tutto il mondo.
Marceau ha ottenuto nella sua lunga carriera numerosi riconoscimenti, lauree ad honerem in alcune delle più prestigiose università americane nonché la massima onorificienza dello Stato, la Legione d’Onore. Nel 1998, l’allora presidente Jaques Chirac lo ha nominato Grande ufficiale dell’ordine del Merito.
Fonte: apcom (23 settembre 2007) – ps073
I Video su Marceau Marcel pubblicati su Youtube
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