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Pigliacampo scrive il Dizionario.
Pigliacampo scrive il Dizionario. Da alcuni mesi nelle librerie italiane è in vendita il Dizionario della disabilità, dell’handicap e della riabilitazione, edito dal noto editore romano Armando.
La presentazione è scritta dalla Presidente dell’ENS Ida Collu, che tra l’altro scrive: «L’opera di Renato Pigliacampo si ascrive sicuramente in una nuova corrente culturale. Lo dimostrano il taglio delle voci del suo dizionario, la continua ricerca dei più avanzati traguardi scientifici riguardo al tema trattato, la pulizia espressiva che tende alla comunicazione immediata e non circunlocutoria.
La sua semplicità nel descrivere le ragioni della scelta del termine dizionario anziché vocabolario, la trasparenza con la quale dichiara l’opera come il suo punto di vista riguardo alle voci da scegliere, la prevalenza assegnata esplicitamente a quelle voci ritenute dall’autore come le più plausibili in cui imbattersi in un eventuale percorso socio esistenzial-culturale, sia che compierlo possa essere il disabile, sia i normodotati che con esso entrano in contatto».
Abbiamo fatto alcune domande al nostro amico il quale, come tutti sanno, dedica parecchio tempo al Dipartimento Scuola- Educazione-Università dell’Ente Nazionale Sordomuti quale ricopre la carica di consulente scientifico.
Domanda: Come mai hai avuto l’idea di imbarcarti in un lavoro così complesso come scrivere un Dizionario?
Risposta: Per la verità all’inizio non pensavo di scrivere un Dizionario, per lo più corredato, in tante parole, da ampia bibliografia.
Avevo annotato degli appunti tratti dalla mia Officina letteraria, ricerche che mi servivano per gli articoli scientifici, per le mie relazioni nei convegni. Ma mentre annotavo le voci approfondivo i temi e, dietro essi, scoprivo un mondo interessante, legato nelle diverse voci annotate che non prestare solo di mia proprietà. Inoltre io non mi fermo alla conoscenza delle parole semplicemente come comunicazione estetica, mi adopero nella conoscenza del contenuto.
D.: La Presidente ne scrive con entusiasmo, dice che le parole scelte nella trattazione fotografano la tua cultura, il tuo essere nel Silenzio e di viverlo.
R.: La Presidente ha scritto una bella presentazione del Dizionario. Scrivendo così efficacemente ha voluto premiare, non tanto la mia persona, ma tutti i sordi e, credo, in particolare i giovani studiosi sordi. Per quanto riguarda le parole scelte ho pensato che era opportuno sfatare il pessimismo sulla persona disabile che spesso annienta i genitori, gli operatori scolastici e di riabilitazione per contrapporre ad una parola sulla disabilità specifica un’altra di recupero funzionale eccetera.
Il lavoro è stato quello di comunicare un messaggio positivo.
D.: Qualcuno, nel leggere il Dizionario, ha affermato che si capisce subito che è scritto da uno studioso che conosce bene non solo il mondo del Silenzio ma in genere la disabilità. Ne convieni?
R.: Certo. Per esempio ho parlato molto di parole sulla sordità, che potrebbero essere raccolte in un piccolo dizionario a parte, ma ho anche approfondito con attenzione le tematiche dell’istruzione dei bambini autistici, dei piccoli con deficit intellettivo, eccetera, anche perché tenendo lezioni universitarie nei corsi di formazione per docenti di specializzazione sono obbligato a parlare spaziando su tutto il panorama della disabilità. C’è, nella globalità della ricerca, una personale visione – individuata da Ida Collu – nell’esaminare l’aspetto sociopolitico dei disabili, la formazione degli insegnanti di sostegno. Non dimentico che l’handicap lo crea la società, la classe politica che non risolve o rinvia la soluzione opportuna per far sì che la vita dei disabili sia migliore. Visione che obbliga noi disabili a divenire protagonisti della disabilità!
D.: È possibile nell’attuale società, con questo governo rendere fattivo certi propositi contenuti nelle voci del tuo Dizionario?
R.: Sì, è possibile purché tutti i disabili dimostrino d’essere responsabili e ‘marcare’ il governo per un programma nel quale sia rivalutata la persona. I disabili in fondo sono una risorsa. L’anno europeo, in Italia, è stato solo slogan per alcuni offensivo. Non si è fatto nulla di concreto, dopo l’apertura solenne alla Fiera di Levante a Bari all’inizio dell’anno (2003, n.d.r.), tutto è precipitato nell’oblio. Condivido per questo molte linee programmatiche dei dirigenti delle associazioni dei disabili perché “il problema dei disabili sia affrontato dai disabili”.
Ringraziamo Renato Pigliacampo per le sue risposte, invitando i lettori ad approfondire il suo Dizionario che indichiamo alle famiglie, agli insegnanti di sostegno, agli operatori sociosanitari e agli operatori del volontariato.
Franco Zatini – rc059 – 2003
Il «Dizionario della disabilità, dell’handicap e della riabilitazione» non è un dizionario qualsiasi: innanzitutto, perché non sono molti i lavori che offrono un punto di vista non generico sull’esistenza degli individui; in secondo luogo, perché non sono molti quelli redatti da chi ha dichiaratamente scelto un punto di vista personale, quello di chi conosce profondamente il mondo della disabilità e ne promuove un aspetto non medicale, ma sociologico.
Offrendo delle possibili chiavi di collegamento tra il mondo delle normali abilità e quello delle diverse abilità. L’Autore guarda alla disabilità non più come a una deviazione da un presunto modello di sanità, ma nell’ottica di un continuum che guarda al maggior o minor grado di benessere dell’individuo nel suo rapporto con la società. La disabilità, infatti, nasce nel rapporto con la società. E’ la scarsa conoscenza – dovuta a barriere culturali – che alimenta lo spettro della disabilità.
L’opera di Renato Pigliacampo si ascrive senz’altro a un modo nuovo di considerare la disabilità. Lo dimostrano il taglio delle voci del suo Dizionario, la continua ricerca dei più avanzati traguardi scientifici riguardo al tema trattato, la pulizia espressiva che tende alla comunicazione immediata e non circonlocutoria; la trasparenza con la quale dichiara il suo punto di vista sulle voci da inserire nel Dizionario, la prevalenza assegnata esplicitamente a quelle voci che inducono speranza, coraggio e riflessione nel rispetto della persona.
Il proposito è quello di aprire un dialogo costruttivo, fatto di indicazioni pratiche e proposte scientifiche, con gli operatori sociosanitari (medici, psicologi, neuropsichiatri infantili, terapisti…), sociali (psicopedagogisti, assistenti sociali, educatori…) e scolastici (docenti, insegnanti di sostegno, genitori…), allo scopo di stimolare la riflessione e la ricerca di risposte sempre più adeguate ai bisogni reali delle persone.
Renato Pigliacampo, è psicologo dirigente presso l’ASL di Civitanova Marche e docente a contratto all’Università di Macerata. Ha pubblicato vari studi e ricerche di Psicologia dell’età evolutiva, Pedagogia speciale e Psicologia sociale dei disabili, con particolare attenzione alle problematiche dei sordi, di cui è riconosciuto tra i principali ricercatori e studiosi italiani. Per le nostre Edizioni ha pubblicato Lo stato e la diversità (1981); Handicappati e pregiudizi: assistenza-lavoro-sessualità (1996); Lingua e linguaggio nel sordo (1998).
Rc059 (2003)
Renato Pigliacampo, Dizionario della disabilità, dell’handicap e della riabilitazione, Armando editore
Nuovo dizionario della disabilità, dell’handicap e della riabilitazione 2^ edizione (2008)
«Bisogna avere il coraggio di amare il Silenzio, scritto con la S maiuscola, perché dietro, tout-court, c’è tutto un mondo di persone “meravigliosamente speciali”, vale a dire bambini e adulti che non possono udire intelligibilmente la parola tramite la percezione acustica. Nel corso dei secoli, a seconda dei momenti, sono stati indicati: sordomuti, sordi, sordastri, non udenti, maleudenti, anacusici, ipoacusici, audiolesi, deboli d’udito, duri d’orecchio, cofotici. Io li chiamo semplicemente persone del Silenzio, miei fratelli: e so che, pronunciandone il nome, mi attribuisco il merito di far parte di quel mondo migliore, che procede con una marcia in più.» (Renato Pigliacampo da Pensieri e riflessioni sul Silenzio)
«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla) .
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: info@storiadeisordi.it.
“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini