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Basso Paolo. Insigne Educatore Sordo
Presentiamo l’insigne nostro fratello PAOLO BASSO con le stesse parole di due illustri Educatori: Don Lorenzo Prinotti, che ha legato il suo nome all’istituto di Torino, e P. Tommaso Pendola, fondatore dell’Istituto di Siena, apparse su l ‘«Educazione dei Sordomuti» – Anno 1879:
Dolorosissima e veramente irreparabile perdita ebbero a piangere in questi giorni i poveri sordomuti PAOLO BASSO, l’amico, il fratello, il maestro, ami il padre, o come lì chiamavamo il «Patriarca dei Sordomuti», venne da crudele e breve malattia tolto all’amore filiale dì moltissimi suoi allievi.
Venuto da Genova, sua Patria, ove nacque il 5 aprile 1806, ancor giovanotto fu uno dei primi e forse il più dotto e più caro allievo dell’immortale P. Assarotti; fu maestro nel regio Istituto di Torino per ben 40 anni e fra i moltissimi sordomuti che il Piemonte annovera istruiti ed educati alla patria ed alla religione, non ve ne ha uno che non debba rendere grazie a lui della suo istruzione o dei suoi dotti consigli. Il Basso era tutto per tutti i sordomuti. Per rarità d’ingegno, se fin da giovinetto ebbe l’onore di essere presentato a Principi, a Re, ad Imperatori, per modestia e bontà di cuore, ebbe a guadagnarsi e godere la più tenera affezione e stimo di quanti lo conobbero.
Il venerabile Padre Cottolengo lo tenne in tale considerazione e sì coro, che fino dai primi tempi se l’associò per fondare la numerosa scuola dei sordomuti e delle sordomute della Piccola Casa della Provvidenza, cui continuò a dirigere, non ostante la sua grave età di 73 anni, sino all’ultimo giorno della sua vita Versato nei vari idiomi d’Europa non giungeva sordomuto straniero che tratto dalla fama di lui non si portasse per prima cosa al Regio Istituto per farne la preziosa conoscenza. Tenne con i più dotti sordomuti italiani e stranieri amiche voli e preziose. corrispondenze. Rarissimo calli grafo, veniva spesso cercato per affidar gli copia di preziosi manoscritti, e Torino racchiude e conserva in molti dei suoi monumenti rare pergamene da lui scritte con ammirabile maestria.
Tanta poi era la stima e considerazione che la Direzione del R Istituto conservava dei suoi talenti, che il suo consiglio veniva non di rado ricercato ed accolto.
Logoro finalmente dalle fatiche e carico di meriti. Dio lo volle con sé, per donargli quella favella che natura gli aveva negata in terra e colà con i suoi moltissimi allievi, che già lo precedettero, potrà nella gloria del Signore cantarne le lodi con pura ed angelica voce, non mai contaminata da terrene colpevoli parole.
A queste parole dettate dal cuore del Rev. Lorenzo Prinotti mi sia permesso aggiungere alcune altre. Io mi trovavo in Genova, mia terra natale, per le vacanze autunnali del 1825, e godevo della giornaliera conversazione del celebre fondatore di quell’istituto, il Padre Ottavio Assarotti (Calasanziano), che in allora aveva 72 anni, e del Basso il quale non ne aveva che soli 19. E questo giovane per bontà d’animo, per dolcezza di carattere e per estesa erudizione fece sopra di me la più cara impressione. Lo amavo come fratello, e come fratello ne piango ora la perdita. Da quell’anno più non lo rividi; ma egli conservò sempre per me affetto grandissimo, e di tempo in tempo mi inviava alcuni suoi lavori, che per lo più erano di argomento e versioni dal latino, lingua da lui conosciuta, delle preghiere della Chiesa. Il che dimostra quanto fosse la pietà in quell’anima, che profondamente sentiva la religione.
Ma a dimostrare quale ricchezza di cognizioni avesse la mente di Basso, quanta la prontezza nel percepire le relazioni tra le idee, e la facilità di creare un tema per svolgerlo con parole date e di significato diverso tra loro, citerà un fitto, che a me stesso sarebbe sembrato incredibile, se non ne fossi stato testimone ripetute volte. La fama del Padre Assarotti richiamava doni italiani e stranieri a visitare il suo Istituto, ed io a questa frequente visita mi trovava presente. Tra i variati esercizi, che il celebre istitutore ordinava ai suoi allievi per dar prova del grado delta istruzione loro, vi era pur quello di pregare alcuno degli stessi visitatori a dettare ad uno dei sordomuti più istruiti ventiquattro parole tra loro separate, perché il sordomuto stesso pensasse poi a riunirle in un discorso, che avesse unità di concetto.
Un giorno il visitatore dettò le seguenti parole: «Aronne, Legge, Sacerdozio, Religione, Benedire, Omaggio, Ministero, Eccellenza, Giurare, Onninamente, Inviolabile, Tenero, Pace, Immoralità, Sacco, Cenere, Pregevole, Dimostrare, Stabilito, Quaggiù, Riconciliato. Oblazione, Sozzurre, Espiazione». Ciò fatto, fu ordinato al giovane prescelto di unirle in un solo ben connesso discorso, e questi tosto voltasi alla lavagna, su cui esse stavano scritte, dopo breve riflessione estese il suo pensiero in questo modo: «Il sacrificio per eccellenza inviolabile stabilito dal Figlio di Dio, il solo che ha l’immortalità; ed il Ministero di esso ch’é il Sacerdozio della nuova Legge, è più pregevole di quello stabilito da Aronne; ed essendo il capo d’opera della nostra Religione, bisogna giurare di onninamente dimostrare per esso tutto il dovuto Omaggio, ed il più tenero rispetto; poiché esso mediante l’Oblazione che vi si fa d’un Uomo-Dio ci da la pace dello spirito, ci libera dalle sozzurre dei peccati, dopo t’espiazione di essi, ci fa benedire da Dio, e ci rende quaggiù riconciliati con LUI, e forti contro gli assalti dei nemico infernale, maggiori del sacco e della riduzione in cenere di una città qualunque».
Quando un sordomuto è giunto a tal grado distruzione da dare simili prove, le quali non saprebbero sostenere molti istruiti tra gli udenti parlanti, bisogna convenire, che grandissimo è l’ingegno e la paziente fatica dell’istitutore, ed eccellenti le attitudini della intelligenza e della volontà dell’allievo. Ora il Basso alla presenza mia dette molte di queste prove, e sempre di vario argomento nel quarantacinque giorni che io passai colla più dolce consolazione nell’istituto di Genova, e in quei giorni venni a sapere, che nel 4 maggio dello stesso anno. in cui quella scuola fin onorata dalla visita dell’augusta comitiva dei Sovrani italiani e stranieri convenuti in Genova, il Basso delle una di queste prove del suo sapere nella lingua nazionale e francese.
Noi pagheremo dunque un debito di giustizia, e sul sepolcro del Basso porremo una corona di fiori ed un’epigrafe. che ricordi i meriti da lui acquistati nella pratica dette sue virtù religiose e civili ma mentre la sua memoria sarà in benedizione di chiunque lo conobbe e lo amò, il nome del benemerito Istitutore, del Padre Ottavio Assarotti, vivrà immortale in tutti i cittadini d’Italia.
Tommaso Pendola delle Scuole Pie (1800-1883)
A proposito di Fratelli Oblati Sordomuti. Paolo Basso fu il primo oblato Sordomuto.
Quando San Giuseppe Benedetto Cottolengo fondava le varie Famiglie della Piccola Casa della Divina Provvidenza si accorse di una grave lacuna. Esistevano allora pochi istituti per sordomuti in Italia e non tutti potevano esservi ammessi, avendo la preferenza i benestanti. Il Cottolengo pensò di calmare la lacuna fondando le due famiglie dei sordomuti: maschi e femmine. L’occasione gli fu data dall’essersi presentata una giovanetta sordomuta per essere accolta nella Piccola Casa. La casa per sistemare i sordomuti la procurò il suo amico cav.Francesco Gonella affittando un fabbricato libero presso la Dora a Torino.
Il Fabbricato non era tutto: una volta aperto l’Istituto ci voleva chi provvedesse all’istruzione dei ricoverati, ed anche in questo la Provvidenza non mancò.
Lo stesso cav. Gonella aveva in casa sua un sordomuto che aveva fatto compagnia al suo figlio pure sordomuto era stato istruito nell’Istituto Assarotti di Genova e si chiamava Paolo Basso, il quale, appena seppe della fondazione del Cottolengo gli si offrì dichiarandosi pronto a tutto quello che c’era da fare. L’accettò il Cottolengo e gli diede l’abito di San Vincenzo, lo chiamò Fratel Placido e gli diede l’incarico dell’istruzione delle due famiglie di sordomuti. Tale incarico mantenne con molta capacità, morendo in età avanzata, ricco di meriti, lasciando di sé una memoria imperitura, che è tuttora in benedizione (da La Domenica del Sordomuto, nel 1952).
Dopo la sua morte, nel gennaio del 1919, venne fondata l’Associazione Paolo Basso fra i sordomuti di ambo i sessi del Piemonte, nata dalla fusione fra il Circolo dei Sordomuti e l’Associazione Mutua dei Sordomuti. Attualmente ha la sede presso la Sezione Provinciale ENS di Torino con la denominazione “Associazione Paolo Basso Terzà eta silenziosi Torino” nel complesso dell’ex educatorio Lorenzo Prinotti (Deaf Village Prinotti) Corso Francia 73 – 10138 Torino.
ps046 (2000)
L’immagine del monumento di Paolo Basso é inviata da Giuseppe Bolzoni, appassionato ricercatore della Storia dei Sordi (2007).
Paolo Basso- Insigne Educatore Sordo
«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: info@storiadeisordi.it
“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini