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Futuro strategia di Lisbona nell’ottica di genere. Risoluzione del Parlamento Europeo.

Il 19 gennaio 2006 il Parlamento europeo ha approvato il testo, redatto da Edite Estrela, sul futuro della strategia di Lisbona nell’ottica di genere.
Risoluzione del Parlamento europeo sul futuro della strategia di Lisbona per quanto riguarda la prospettiva di genere (2004/2219(INI))
Il Parlamento europeo,
– viste la Dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d’azione adottata a Pechino il 15 settembre 1995 dalla Quarta conferenza mondiale sulle donne: azione per l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace e le sue risoluzioni del 21 settembre 1995  sullo stesso argomento e del 18 maggio 2000 sul seguito dato alla Piattaforma d’azione di Pechino ,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona, del 23 e 24 marzo 2000, di Stoccolma, del 23 e 24 marzo 2001, di Barcellona, del 15 e 16 marzo 2002, di Bruxelles, del 20 e 21 marzo 2003, e di Bruxelles, del 25 e 26 marzo 2004,
– visti l’articolo 2, l’articolo 3, paragrafo 2 e l’articolo 141 del trattato CE,
– vista la strategia quadro comunitaria in materia di parità tra uomini e donne (2001-2005) (COM(2000)0335), i programmi di lavoro per il 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005 della Commissione (COM(2001)0119, COM(2001)0773, COM(2003)0047, SEC (2004)0911 e SEC(2005)1044) e le relazioni annuali sulle pari opportunità per le donne e gli uomini del 2000, 2001, 2002, 2004 e 2005 (COM(2001)0179, COM(2002)0258, COM(2003)0098, COM(2004)0115 e COM(2005)0044),
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio europeo di primavera 2005 “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione. Il rilancio della strategia di Lisbona” (COM(2005)0024),
– vista la relazione del gruppo di alto livello presieduto da Wim Kok, del novembre 2003 ,
– vista la sua risoluzione, del 9 marzo 2004, sulla conciliazione della vita professionale, familiare e privata ,
– vista la sua risoluzione, dell’11 febbraio 2004, sull’organizzazione del tempo di lavoro ,
– vista la sua risoluzione, del 13 marzo 2003, su un approccio integrato della parità tra donne e uomini (“gender mainstreaming”) al Parlamento europeo ,
– visti gli indicatori strutturali,
– visto l’articolo 45 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (A6 0402/2005),
A. considerando che il Consiglio europeo di Lisbona ha approvato obiettivi strategici miranti a fare dell’Unione l’economia fondata sulla conoscenza più dinamica e più competitiva del mondo, capace di crescita economica, coesione sociale e riduzione della povertà; considerando che il Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001 ha collocato la strategia di Lisbona in una strategia di sviluppo sostenibile e ha riconosciuto i suoi tre pilastri complementari: economico, sociale e ambientale,
B. considerando che, a Lisbona, si è chiaramente assunto l’impegno di raggiungere la piena occupazione entro il 2010, con posti di lavoro di alta qualità e un rafforzamento della coesione sociale e dell’inclusione sociale,
C. considerando che l’inclusione sociale, nella strategia di Lisbona, concerne soprattutto le donne e la loro necessità di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita; considerando che la società inclusiva si basa sull’uguaglianza, la solidarietà, la libertà, lo sviluppo sostenibile e la giustizia attraverso l’accesso ai diritti, alle risorse, ai beni, ai servizi, alle informazioni e alle opportunità,
D. considerando che la revisione di metà percorso della “strategia di Lisbona” riorienta gli obiettivi sulla crescita e sull’occupazione, prevedendo una nuova forma di governance,
E. considerando che, dato il legame evidente che intercorre tra la Piattaforma d’azione di Pechino e la Strategia di Lisbona, la necessità di ricorrere al potenziale di produzione della manodopera europea è una chiave per raggiungere gli obiettivi globali strategici sia di Pechino che di Lisbona,
F. considerando che la strategia di Lisbona ha istituito indicatori ed obiettivi comuni che necessitano di una valutazione regolare per rendere meglio conto dei progressi realizzati e delle sfide da raccogliere,
G. considerando che il Consiglio europeo di Lisbona si è fissato l’obiettivo di raggiungere, entro il 2010, un tasso di occupazione del 60% per le donne; che il Consiglio europeo di Stoccolma vi ha aggiunto l’obiettivo intermedio, per la fine del 2005, di un tasso di occupazione delle donne del 57%, e l’obiettivo del 55% per i lavoratori anziani, sia uomini che donne,
H. considerando che il tasso di occupazione delle donne ha registrato un aumento e ha raggiunto, nel 2003, il 55,1% nell’Unione europea allargata; che la sua progressione è rallentata successivamente mentre il tasso di occupazione delle donne anziane resta particolarmente basso, in particolare perché gran parte di loro ha interrotto l’attività professionale per assumersi responsabilità familiari, il che influisce negativamente sui loro diritti pensionistici ed assicurativi, rendendole più vulnerabili al rischio della povertà,
I. considerando altresì che i nuovi posti di lavoro creati per donne sono di solito precari e poco remunerati,
J. considerando che la Commissione stima che per raggiungere gli obiettivi globali di Lisbona relativi all’occupazione sarà necessario creare, in un’Europa allargata a 25 Stati membri, circa 22 milioni di posti di lavoro,
K. considerando che il rischio di povertà e di esclusione sociale, che è particolarmente accentuato per le donne, è strettamente associato alla disoccupazione di lunga durata e ai lavori non retribuiti, che riguardano principalmente la manodopera femminile,
L. rilevando che i diritti pensionistici accumulati dalle donne risultano molto meno elevati rispetto agli uomini a causa della loro partecipazione limitata al mercato del lavoro, e che pertanto taluni paesi adattano i loro sistemi concedendo diritti pensionistici per periodi dedicati alla cura dei bambini e degli anziani o disabili non autosufficienti,
M. considerando che mentre l’integrazione effettiva e responsabile dei migranti nel mercato del lavoro e nella società è uno dei fattori chiave per raggiungere gli obiettivi di Lisbona, la prospettiva di genere è ampiamente assente dalla politica di integrazione, cosa che impedisce di utilizzare pienamente il potenziale dei migranti sul mercato del lavoro,
N. considerando che il rallentamento dell’economia mondiale e la sfida demografica che si pone all’Unione europea obbligano a sfruttare al massimo il potenziale della manodopera femminile,
O. considerando che persistono numerose disparità tra donne ed uomini, in particolare per quanto riguarda il divario delle remunerazioni, l’accesso e la progressione nel mercato del lavoro, l’istruzione post-universitaria e la formazione lungo tutto l’arco della vita nonché i diritti pensionistici,
P. considerando che nell’Unione europea allargata il divario medio delle remunerazioni è del 15% ma che può arrivare, a seconda dei paesi, al 33%; considerando che, in pratica, nel corso degli ultimi trent’anni, non si è compiuto alcun progresso nell’attuazione del principio “a lavoro eguale, salari eguali”; considerando che la riduzione di tale divario è uno strumento per rendere il lavoro più attraente per le donne, cosa che contribuirà ad aumentare il loro tasso di occupazione e a sfruttare pienamente gli investimenti nelle risorse umane,
Q. considerando che la promozione dello spirito imprenditoriale e del lavoro indipendente sono al centro della strategia europea per l’occupazione e che i dati statistici indicano che le donne libere professioniste costituiscono il 28% del totale, mentre le donne a capo di imprese che impiegano lavoratori rappresentano soltanto il 2,5% del totale (rispetto all’8% degli uomini),
R. considerando che il livello d’istruzione delle donne tende ad essere superiore a quello degli uomini (sono donne il 58% dei titolari di diplomi dell’insegnamento superiore, tra cui il 41% dei dottorati); considerando che un numero sempre maggiore di donne prosegue i loro studi, che sono sempre più numerose le donne laureate, formate e qualificate, anche se esse continuano ad incontrare maggiori difficoltà nell’accesso all’occupazione e ad essere discriminate nella carriera e nelle retribuzioni,
S. considerando che l’istruzione e la formazione lungo tutto l’arco della vita contribuiscono allo sviluppo delle donne e degli uomini e permettono loro di adattarsi al mercato del lavoro, sostenendo le sfide della società della conoscenza,
T. considerando che i sistemi d’istruzione e di formazione professionale nella maggior parte dei paesi europei presentano tassi di partecipazione femminile eccezionalmente bassi per i cicli di studi riguardanti il settore delle nuove tecnologie, dell’informazione e della comunicazione (meno del 20%), dato che si riflette in tassi ancora più bassi per le donne che avviano le loro imprese e per le donne che occupano posti di responsabilità in tale settore, riducendo così la loro competitività sul mercato del lavoro,
U. considerando che il Consiglio europeo di Lisbona ha riconosciuto l’importanza di migliorare le pari opportunità in tutti i settori, in particolare permettendo di conciliare la vita familiare e professionale; che il Consiglio europeo di Barcellona ha elaborato obiettivi quantitativi per il 2010 per quanto riguarda la realizzazione di strutture di accoglienza per almeno il 90% dei bambini di età tra i tre anni e l’età scolare nonché per almeno il 33% dei bambini di meno di tre anni, sia in città che in ambiente rurale,
V. considerando che l’assenza di dati e statistiche sufficienti negli Stati membri per quanto riguarda la realizzazione di strutture di custodia di bambini e persone non autosufficienti, rende difficile la valutazione dell’attuazione delle misure in questione,
W. considerando che esiste una notevole disparità tra gli Stati membri, in termini tanto di principi quanto di attuazione dei medesimi, sulle questioni essenziali associate alla conciliazione tra vita professionale e vita familiare come il congedo parentale (eventuale trasferibilità del diritto, sua durata), congedo di maternità, congedo con o senza retribuzione, ecc., cosa che suscita confusione nell’inventario e nello studio dei diritti afferenti a livello europeo nonché nello scambio di buone prassi,
X. considerando che un’organizzazione flessibile dell’orario di lavoro può contribuire a migliorare la qualità dell’occupazione delle donne e facilitare la conciliazione della vita professionale e familiare; deplorando che le forme nuove e flessibili di lavoro quali il telelavoro o il lavoro a tempo parziale siano utilizzate essenzialmente dalle donne,
Y. considerando che il tasso di occupazione a tempo parziale è pari, in media, al 30,4% per le donne rispetto al 6,6% appena degli uomini, e che tale differenza è ancora aumentata leggermente dal 1998,
Z. considerando che le misure prese a favore delle donne si ripercuotono sugli uomini; che gli uomini possono contribuire positivamente a combattere gli stereotipi familiari,
AA. considerando che finora la collaborazione per conseguire gli obiettivi di Lisbona ha riguardato essenzialmente i governi nazionali; considerando altresì che, per tenere conto effettivamente della dimensione di genere tutta la società civile, gli istituti di istruzione e di ricerca, le parti sociali, le imprese e le amministrazioni sono chiamati a unire i loro sforzi,
AB. considerando che numerosi posti di lavoro nell’Unione europea, in particolare nei settori dell’assistenza familiare (assistenza ai bambini o agli anziani, malati o disabili), medico-sociale, alberghiero e della ristorazione nonché dell’agricoltura non suscitano l’interesse dei disoccupati originari degli Stai membri e vengono perciò occupati da lavoratori originari di paesi terzi, sia a causa dei livelli salariali che dello status precario e di un’immagine sociale svalutata,
AC. considerando l’importanza del ruolo della sua commissione competente per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere nella promozione della parità tra donne e uomini e nell’integrazione della dimensione di genere nella realizzazione degli obiettivi di Lisbona,
1. afferma la necessità di adottare misure urgenti a favore dell’occupazione, della qualità dell’occupazione e dell’inclusione sociale delle donne, al fine di conseguire gli obiettivi di Lisbona, tenendo presente il grande potenziale economico rappresentato dalla partecipazione di un maggior numero di donne alla vita professionale;
2. si dichiara preoccupato per la persistenza delle disparità tra donne e uomini, in particolare per quanto riguarda il divario delle remunerazioni, l’accesso all’occupazione, la segregazione sul mercato del lavoro, l’accesso all’istruzione post-universitaria e alla formazione lungo tutto l’arco della vita nonché l’accesso alle nuove tecnologie e alla società dell’informazione;
3. chiede agli Stati membri di promuovere un orientamento scolastico mirato alla diversificazione delle scelte professionali delle ragazze, onde garantire loro migliori opportunità sul mercato del lavoro;
4. invita gli Stati membri a proseguire i loro sforzi nella promozione dell’occupazione femminile di qualità per tutte le fasce di età e in tutti i settori, cosa che contribuirà a valorizzare le conoscenze e le attitudini acquisite dalle donne durante la loro formazione, a rafforzare la loro partecipazione alla vita economica e assicurare la sostenibilità dei sistemi pensionistici, offrendo altresì la possibilità alle donne di diventare finanziariamente indipendenti ed assicurarsi, nel contempo, diritti pensionistici autonomi;
5. evidenzia il fatto che l’attuale tendenza al rialzo della partecipazione delle donne al mercato del lavoro è conseguenza dell’aumento dei lavori atipici, quali gli impieghi a tempo parziale o ad orario flessibile, il lavoro a turni o i contratti a durata determinata;
6. invita gli Stati membri a tener conto della dimensione di genere nelle politiche di integrazione dei migranti onde utilizzare appieno sul mercato dell’occupazione il potenziale delle donne immigrate e contribuire in tal modo al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona;
7. chiede un migliore coordinamento tra la politica dell’approccio integrato della parità tra donne e uomini e la strategia di Lisbona, onde tener conto sistematicamente della prospettiva di genere nella realizzazione degli obiettivi ambiziosi di Lisbona, in particolare nei “grandi orientamenti delle politiche economiche”, nelle “linee direttrici per l’occupazione” nonché nelle politiche in materia di ambiente e di mercato interno;
8. deplora che la collaborazione per realizzare gli obiettivi di Lisbona si sia limitata finora ad una collaborazione tra governi ed insiste sulla necessità di associarvi le amministrazioni nazionali, regionali e locali, le autorità locali, le imprese, gli istituti d’istruzione e di ricerca, le parti sociali e tutta la società civile;
9. sottolinea l’importanza di associare pienamente il Parlamento europeo, in particolare la sua commissione competente per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, alla valutazione della strategia di Lisbona per quanto riguarda la prospettiva di genere;
10.  resta attento alla realizzazione dell’obiettivo intermedio di un tasso di occupazione femminile del 57% per la fine del 2005 e chiede alla Commissione di realizzare una valutazione sulla base delle statistiche che saranno disponibili in futuro, così da favorire un approccio che permetta di valutare i settori di attività che hanno contribuito maggiormente alla progressione del tasso di occupazione femminile nonché alla qualità dei posti di lavoro creati;
11. insiste sul fatto che gli Stati membri devono iscrivere nella loro agenda politica e nelle loro strategie di sviluppo economico la riduzione del divario delle remunerazioni tra donne e uomini quale priorità assoluta; chiede altresì l’applicazione della legislazione europea pertinente nonché la promozione delle donne a posti di lavoro di alto livello, corrispondenti alle loro qualifiche;
12. invita gli Stati membri ad adottare iniziative di sostegno e misure di promozione dell’imprenditorialità femminile in modo da offrire anche alle donne l’opportunità di sviluppare lo spirito imprenditoriale e di contribuire allo sviluppo economico e alla competitività;
13. ribadisce l’opportunità di collocare l’istruzione e la formazione lungo tutto l’arco della vita al centro della strategia di Lisbona; invita gli Stati membri ad adottare le misure necessarie al riconoscimento comune delle qualifiche in tutti gli Stati membri dell’Unione e alla certificazione di tutti i tipi di apprendimento;
14. sottolinea la necessità di rafforzare la formazione professionale delle donne nel settore delle nuove tecnologie nonché di accrescere la loro partecipazione a programmi di ricerca e di tecnologia, il che permetterà loro di diventare più competitive sul mercato del lavoro e di ridurre il divario esistente tra i generi sul piano delle qualifiche tecnico-scientifiche;
15. afferma che un’organizzazione flessibile dell’orario di lavoro può permettere di creare posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, come pure di contribuire alla conciliazione della vita professionale, familiare e privata e alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona;
16. si compiace a tale riguardo dell’accordo concluso con le parti sociali europee sul telelavoro e ne incoraggia l’attuazione nella vita pratica;
17. sostiene una maggiore partecipazione delle parti sociali, incluse le PMI, a livello locale, nazionale e regionale, allo sviluppo e all’attuazione delle politiche a favore dell’uguaglianza di genere, in particolare nei settori dell’istruzione, dell’occupazione e delle pensioni;
18. insiste sul fatto che un’organizzazione flessibile dell’orario di lavoro debba risultare dalla libera scelta delle donne; ricorda che il lavoro a tempo parziale quale soluzione forzata può rivelarsi una forma di esclusione sociale e di povertà, mentre un suo utilizzo razionale consentirebbe alle donne che lo desiderino di accedere al mercato del lavoro, di evolversi al suo interno e di conciliare più facilmente vita professionale e vita familiare;
19. raccomanda agli Stati membri di adottare misure volte a garantire alle donne più povere, specialmente alle donne a capo di una famiglia monoparentale, un “reddito minimo garantito” che permetta loro di vivere con dignità e di avere accesso ad una formazione professionale mirata alle esigenze del mercato del lavoro;
20. chiede alla Commissione di realizzare, di concerto con gli Stati membri e le parti sociali, uno studio mirante ad identificare meglio dei “serbatoi di posti di lavoro”, in particolare a beneficio delle donne, entro settori quali l’assistenza familiare, il settore medico-sociale, i comparti alberghiero e della ristorazione ecc., di analizzare i motivi che determinano la disaffezione nei loro confronti, proporre soluzioni che permetterebbero di renderli nuovamente attraenti ed esaminare i rapporti tra tali impieghi e il lavoro nero; invita gli Stati membri a scambiarsi le loro migliori pratiche in tale settore;
21. insiste sulla necessità per gli Stati membri di introdurre nei loro piani d’azione nazionali misure che prevedano la creazione di strutture di custodia dei bambini e di altre persone non autosufficienti facilmente accessibili, di buona qualità e a prezzi abbordabili e chiede instantemente agli Stati membri di introdurre nei loro piani d’azione nazionali la garanzia di una protezione sociale alle madri che allevano da sole i figli; insiste sul fatto che tali misure devono permettere  alle donne di rientrare, di restare durevolmente o di reintegrarsi nel mercato del lavoro; sottolinea il ruolo delle parti sociali in tale settore, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo degli asili-nido in seno alle imprese;
22. invita la Commissione, nonché gli Stati membri, a raccogliere dati statistici sufficienti sul lavoro non retribuito, in base ai quali verranno definite le politiche dell’occupazione e la promozione di misure vertenti su una ripartizione più equa del lavoro non retribuito in modo da permettere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro;
23. chiede agli Stati membri di proseguire la messa a punto di indicatori chiave per valutare lo stato di avanzamento della parità tra donne e uomini in tutti i settori e di raccogliere periodicamente, a tal fine, statistiche adeguate, coerenti e comparabili, ripartite per sesso e per età, e procedere alla loro analisi approfondita;
24. chiede alla Commissione di fare della conciliazione tra vita lavorativa e vita privata una delle sue priorità nella tabella di marcia per l’uguaglianza tra donne e uomini, attualmente all’esame, e di rivedere, in collaborazione con gli Stati membri, le parti sociali e gli altri soggetti interessati, la direttiva 96/34/CE sotto il profilo della sua adeguatezza ed efficacia; ritiene che la revisione dovrebbe concentrarsi su come migliorare la situazione delle donne e degli uomini al fine di garantire, sia agli uomini che alle donne, di poter conciliare vita lavorativa e vita familiare, il che potrebbe costituire un fattore fondamentale per la realizzazione della parità di genere in tutti gli aspetti della vita;
25. critica gli Stati membri per non aver attuato correttamente gli obiettivi quantitativi fissati dal Consiglio europeo di Barcellona per creare strutture di accoglienza diurna; esorta gli Stati membri a fornire strutture di accoglienza per i minori ad almeno il 90% dei bambini in età compresa tra i 3 anni e l’inizio della scolarità obbligatoria e ad almeno il 33% dei bambini con meno di tre anni sia in ambiente urbano che in quello rurale;
26. ritiene essenziale che gli Stati membri provvedano a raccogliere e a diffondere, in modo sistematico, statistiche concernenti l’attuazione di strutture di custodia di bambini e di altre persone non autosufficienti;
27. si dichiara preoccupato per gli scarsi mezzi di sussistenza delle donne anziane, delle donne appartenenti a minoranze etniche o delle donne disabili, che impongono loro di trovare un’occupazione in una congiuntura in cui il tasso di disoccupazione permane elevato, e chiede agli Stati membri di prendere in considerazione la loro situazione nei piani d’azione nazionali e di considerare nulla e non avvenuta ogni clausola che autorizzi discriminazioni fondate sull’età;
28. invita gli Stati membri a proseguire gli sforzi di modernizzazione dei sistemi di protezione sociale, quali figurano nelle relazioni nazionali del 2002 sui regimi pensionistici onde adattarli a un quadro in cui le donne vengano impiegate allo stesso livello degli uomini e beneficino di diritti pensionistici uguali;
29. invita gli Stati membri e la Commissione ad una stretta collaborazione con il futuro Istituto europeo per la parità tra uomini e donne al fine di garantire la prestazione di cure e l’erogazione di risorse finanziarie alle donne in situazioni difficili, in particolare per quanto riguarda la messa a punto di indicatori pertinenti e comparabili e il loro monitoraggio, nonché di strumenti efficaci al servizio dell’uguaglianza (come la standardizzazione), per combattere la discriminazione verso le donne e promuovere il loro accesso al mercato del lavoro, permettendo loro di conciliare la vita professionale e la vita familiare, tenendo presente la diversità delle possibilità offerte dagli Stati membri sul piano locale;
30. invita la Commissione ad esaminare e ad affrontare il problema delle diverse definizioni e metodi di calcolo relativi alla manodopera e ai disoccupati (disoccupazione stagionale, disoccupazione di lunga durata, disoccupazione atipica, ecc.) esistenti nei vari Stati membri, problema che rende difficile rilevare e valutare la situazione reale delle donne sul mercato del lavoro, formulare conclusioni comparative ed elaborare proposte e linee direttrici idonee per affrontare i problemi;
31. invita gli Stati membri ad adottare misure efficaci a favore degli uomini, quali la promozione di sistemi adeguati di congedi parentali e l’organizzazione di campagne di sensibilizzazione miranti ad un più intenso coinvolgimento degli uomini nell’equa ripartizione delle responsabilità familiari; a tal fine giudica opportuno utilizzare un’organizzazione flessibile degli orari di lavoro e nuove forme occupazionali che consentano di conciliare vita professionale, familiare e privata;
32. deplora il fatto che gli uomini non si avvalgono abbastanza degli orari di lavoro flessibili e delle nuove forme di lavoro che permettono di conciliare la vita professionale, familiare e privata;
33. si pronuncia a favore dell’avvio di un monitoraggio periodico, sotto l’egida della sua commissione competente per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere e in collaborazione con i parlamenti nazionali, al fine di divulgare i progressi conseguiti e le sfide da raccogliere;
34. insiste sulla necessità di trasformare la strategia di Lisbona in un’autentica strategia per la solidarietà e lo sviluppo sostenibile, fondata sulla definizione di nuovi orientamenti che integrino le politiche economiche, ambientali e occupazionali, definendo obiettivi e traguardi per l’Unione europea e gli Stati membri; ritiene che le prossime prospettive finanziarie 2007-2013 dovranno riflettere tale obiettivo strategico;
35. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri;  – nw003 (2006)


 Newsletter della Storia dei Sordi n.3 del 3 aprile 2006

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