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Tabarelli Vigilio – Mite pittore ed educatore sordo
Vigilio Tabarelli nacque a Trento il 5 novembre 1828 nella parrocchia di Santa Maria Maggiore dove venne battezzato con i nomi di Virgilio, Simone e Adelpreto. Era figlio di Giovanni, fattore della contessa Felicita Graziadei a Terlago, e di Giovanna Zanella, sorella di Mons. Giovan Battista Zanella, fondatore degli asili infantili nel Trentino. Fin da bambino rivelò una malformità fisica e la menomazione dell’udito e della parola. Ma lo sguardo era vivace, l’intelligenza forte, il cuore generoso.
Il piccolo Vigilio aveva iniziato a disegnare fin dai dieci anni presso le Normali di Agostino Perini, un attento uomo di cultura di quel tempo. Nel 1842 venne esercitato nella pittura dalla contessa Anna Ciurletti, nata de Mersi. Risale al 1840 l’incontro con il vescovo di Trento Giovanni Nepomuceno De Tschiderer (1777-1860), che rimane impressionato dalla vivacità espressiva del ragazzo, anche se non poteva esprimersi a parole. Da quell’incontro, come sappiamo, prese il via l’Istituto dei sordomuti di Trento, dove il Tabarelli fu il primo allievo assistito. Compiuto il ciclo di studi previsto dal regolamento, egli rimase presso l’Istituto come maestro di disegno per gli allievi e svolse questo incarico in maniera gratuita. Fece anche alcuni viaggi fuori provincia, visitando mostre di pittura e frequentando per periodi brevi corsi di pittura a Milano. Di questo “Leopardi trentino”, come viene definitivo dallo scrittore Antonio Pranzelores, rimane un numero cospicuo di tele e di disegni, custoditi in varie istituzioni culturali del Trentino, tra le quali ovviamente in primo luogo l’Istituto sordomuti di Trento. Fu capace decoratore e restauratore di dipinti in varie chiese della diocesi. Molto valido anche come ritrattista; celebri il suo autoritratto e quello del suo principale benefattore, il vescovo Tschiderer. Un suo olio su tela raffigura la commemorazione del terzo centenario del Concilio di Trento, ora conservato al Museo Diocesano Tridentino. Trascorse l’ultima parte della sua vita assieme alla sorella Francesca a Trento. Quando si spense il 27 gennaio 1876, il direttore dell’Istituto Principesco Arcivescovile per i Sordi di Trento don Domenico Amech (1818-1880) pubblicò un articolo a stampa per tutti i sordomuti in cui, tra le altre qualità della scomparsa, saltava soprattutto la mitezza del suo carattere. “Anima mobilissima – scriveva – coll’istruzione sentì svilupparsi un amore irresistibile al bello che si racchiude e rivela nella pittura. Ad esso dedicò esclusivamente la sua vita”. ps031
Tratto dal libro “L’Istituto Sordomuti di Trento” di Armando Vadagnini. Tip. Grafiche Artiginalelli Trento, 1995.
Leggi in formato pdf l’articolo su La Chiesa S. Andrea a Terlago (Trenti) cliccando qui.