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La vita di Ieralla come un film: I 60 anni di lavoro del Presidente più amato dai silenti italiani

I 60 anni di lavoro del Presidente più amato dai “Silenti” Italiani: Vittorio Ieralla, di Franco Zatini (Roma, 1998, Tip.proprio ENS, pp.214)

Nel testo “I 60 anni di lavoro del presidente più amato dai silenti italiani”, uscito nel dicembre 1998 a cura della Sede Centrale ENS e redatto con competente meticolosità dal sordo fiorentino Franco Zatini, membro del Consiglio Direttivo dell’Ente Sordomuti, è contenuta la storia dell’ENS, che si è potuta formulare grazie all’opera svolta in quel periodo iniziale dallo stesso Vittorio Ieralla. Il triestino Ieralla fu eletto primo segretario dell’Associazione San Giusto della città giuliana, costituitasi nel 1920 per iniziativa di un esiguo numero di sordomuti. Successivamente, quando nel 1922 la “San Giusto” fu riconosciuta Ente Morale per decreto del Commissario Civile di Venezia, i soci sordi aumenteranno rapidamente di numero.

Libro scritto da Franco zatini dedicato a Vittorio Ieralla

Quattro anni più tardi Ieralla fu nominato presidente dell’associazione triestina, carica che ricoprì ininterrottamente fino al 1950, quando fu designato Commissario Governativo, con decreto ministeriale, dell’appena costituito Ente Nazionale Sordomuti. La prima Assemblea Generale dei Soci, che equivale all’odierno Congresso Nazionale, si svolse ad Assisi nella primavera del 1958, e Ieralla fu eletto presidente nazionale.

Carica che gli fu riconfermata nei successivi quadrienni fino al 1982, quando nella notte fra il 24 e il 25 luglio morì improvvisamente nel sonno, mentre era ospite in un albergo di Pordenone, dove si era recato su invito dei sordomuti locali per partecipare ad una manifestazione internazionale di “silenziosi”. Ai suoi funerali, intervennero sordi da tutta Italia. In sessantadue anni d’intenso lavoro, Ieralla ha lasciato un’impronta indelebile che Franco Zatini ha voluto raccogliere in una preziosa opera editoriale.

In quest’opera, si raccontano le vicissitudini per l’abrogazione dell’articolo 340 del vecchio Codice Civile, richieste ufficialmente al Governo di allora nel 1927. Quel deprecato articolo, risalente al 1866, recitava testualmente che “…il sordomuto è di diritto inabilitato, salvo il caso in cui il Tribunale lo abbia dichiarato abile a provvedere alle cose proprie”. In parole semplici, significava che il sordomuto non poteva firmare gli atti pubblici, ma aveva bisogno di un tutore. Nel 1866, quando il legislatore di allora promulgò quella legge, lo fece per difendere in qualche modo i sordomuti che erano esseri lasciati in abbandono dagli stessi famigliari, trascurati dai Governi, dileggiati dai cittadini. Ma già nel 1920 la condizione dei sordomuti, almeno di quelli che vivevano nella città, era cambiata in meglio, poiché alcuni avevano potuto frequentare le scuole, quindi farsi una cultura, e da qui ebbero inizio le rivendicazioni, dapprima per ottenere il diritto obbligatorio all’istruzione per tutti i minorati dell’udito e in seguito, dopo aver ottenuta quella prescrizione, anche il procedimento per l’abrogazione dell’articolo 340 di una legge ormai ritenuta iniqua e che pertanto “…pian piano dovevamo necessariamente toglierci quella casacca di vergogna che non poteva più coprirci…”, situazione che aveva espresso Vittorio Ieralla, il 7 ottobre 1927, a Padova, in occasione del primo Congresso Nazionale dei Sordomuti, presentando l’Ordine del Giorno, poi approvato all’unanimità dall”assemblea “…con un lungo applauso”, la nuova federazione intendeva presentare al Governo una precisa istanza per abrogare quella norma “…poiché l’obbligatorietà dell’istruzione scolastica rende i sordomuti più idonei a tutte le funzioni della vita sociale!”, come si legge nell’esposto. Ma l’iter era appena all’inizio e la strada irta di ostacoli poiché contrastata dagli stessi “educatori” dei sordi, secondo cui “…l’abolizione dell’articolo 340 apporterebbe documento morale e materiale agli stessi sordomuti!”.

A quella affermazione il giovanissimo Ieralla, sostenuto dai più anziani ed esperti Prestini, A. Magarotto, Comitti, Squilloni e altri, ribatté che: “Noi soli – i sordi, N.d.R., – conosciamo quali siano i bisogni morali dei sordomuti, poiché li abbiamo profondamente vissuti!” Il presidente nazionale dell’ENS, Ida Collu, presentando il volume, rivela che “…leggendo il libro rivedi come in un film tutte le sequenze della storia dei sordi che hanno portato alla costituzione dell’Ente Nazionale Sordomuti…”, “…poiché in effetti, quel testo ripercorre tutte le tappe che portarono al riconoscimento dei diritti individuali del sordo e poi dei diritti della nostra Associazione, passando inevitabilmente per la scuola e per il lavoro, che sono la chiave dell’autonomia e della libertà”.

L’autore del libro, Franco Zatini, così ricorda Ieralla: “L’ho conosciuto di persona quando ero piccolo, durante una sua visita diplomatica alla sede dell’associazione fiorentina. Compresi subito che era una persona autorevole, di sani e grandi valori. Quando nel 1977 fui eletto consigliere a Firenze, Ieralla mi osservò e mi salutò con tutta la sua fraterna ammirazione, chissà se previde che sarei in seguito arrivato all’attuale incarico nazionale nell’ENS. Grazie a lui e ai “pionieri” del suo tempo, il progresso dei sordi ha ora raggiunto livelli altissimi!”. Il libro sui sessanta anni di lavoro svolto da Vittorio Ieralla, si può richiedere alla Sede Centrale ENS di Roma.

Marco Lué – rc007 (1998)

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