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1937 – Istituto Belisario Arnò per Sordi in Manduria (Taranto) – Istituto Suore Salesiane dei Sacri Cuori
L’Istituto Belisario Arnò, una scuola che si adegua ai tempi che cambiano e che presenta un modo alternativo di imparare, molto più a misura di bambino, che passa dalla famiglia alla famiglia. L’intervista alla coordinatrice didattica, suor Mafalda Chianura
Dalla vita………….alla vita: questo potrebbe essere l’aforisma ideale per descrivere il suor Mafalda Chianura pensiero, coordinatrice didattica dell’Istituto Belisario Arnò, al momento in cui ci siamo incontrati per parlare della sua scuola.
Nel freddo gelido dei giorni della merla, mentre la zona in cui sorge l’istituto è parzialmente interdetta al traffico, la direzione della viabilità cittadina porta proprio all’ingresso di questa scuola paritaria, compressa tra la chiesa di Santa Lucia e il resto dei palazzi signorili di una Manduria d’altri tempi da cartolina ingiallita nella cassapanca della nonna, in cui il don e la donna erano d’obbligo alla società bene del nostro comune; di fronte la posta….., unica direzione obbligatoria per una società in bolletta a tutti gli effetti.
Minuta, grinta da leonessa, tutt’uno con il suo velo di suora della Congregazione di Filippo Smaldone in odore di centenario di presenza sul nostro territorio, fondatore dell’ordine di appartenenza di Suor Mafalda, tra il grigio e l’azzurro, skinny per usare il linguaggio trendy della moda, contrastato da un maglione ed un gilet rigorosamente total blu, come da stile dei religiosi per contrastare quel pizzico di vanità che già pervade il mondo in fatto di sregolatezza di costumi.
A farle corona un’organizzazione piramidale di altre consorelle, ciascuna con un compito, che dall’ingresso sino all’ultimo ambiente della casa, gestiscono con la meticolosità di casalinghe tutt’altro che disperate, il normale scorrere della vita da consacrate, tra le solite incombenze di manutenzione della scuola, i doveri di religiose e l’accoglienza dei bambini che quotidianamente e per tutto l’anno, vivono e fanno vivere gli ordinati ambienti della casa in cui l’odore di antico dei mobili retrò, vera e propria tentazione per gli amanti del genere, si sposa con quel tanto di declinazione al virtuale dell’high-tech per la presenza del computer e simili per chiosare il tutto con la contaminazione su entrambi dei disegni che incorniciano l’ingresso ed i corridoi, segno di un’attività didattica che si muove.
File rouge, l’ordine che pervade del trovare ogni cosa e persona al suo posto, mentre negli occhi di Suor Mafalda scorre la pellicola dell’organizzazione a prova di orologio svizzero che resta impressa nell’iride, anche quando parliamo e che è capace di una governance da manager o business woman, se solo il linguaggio della società del business is business mal si conciliasse con la natura di una donna che ha deciso di dedicarsi agli altri per vocazione.
Ci sediamo in uno studio, in cui la precisione domina come altrove, e mentre la clessidra scorre imperterrita, sommersi dallo squillo del telefono ed il mayday di una routine simile a tante altre, tra l’assenza segnalata di una docente causa febbre e l’sos tata per Suor Mafalda, ella riversa la sua interiorità che è dentro la sua scuola in tutto e per tutto. Nelle parabole, pane quotidiano di una vita dedicata alla preghiera, suor Mafalda racconta in modo concitato, facendo attenzione a non dimenticare nulla, il suo POF, tanto per mantenere il linguaggio noto alla categoria degli insegnanti, di una scuola paritaria parificata destinata alla scuola dell’infanzia, primaria e la sezione dei lupetti della classe primavera, piccoli gruppi di bambini seguiti con rapporto strettissimo di docenti, pari ad uno su dieci, ad ampio spettro di intervento in fatto di formazione sull’inglese, l’ed. musicale, di informatica e lavagna interattiva, che costituisce lo strumento di didattica traversale per tutte le discipline, cui si aggiungono i numerosi laboratori destinati a queste attività, per non parlare della fornita biblioteca, di una mensa che non discrimina tra ricchi e poveri, dando compimento concretamente al vangelo, di sale da gioco luminose ed un parco gioco ad hoc per catturare i tepori della bella stagione in arrivo ed un servizio autobus per mamme sulla crisi di nervi per lo smaltimento di surplus casa & lavoro.
Tanto per mettere subito le cose in chiaro, suor Mafalda sgombra il campo dai tabù ed i pregiudizi, forse troppi che pesano sulla sua scuola.
«Non solo accoglienza ai sordomuti, che pure costituiscono un ampio impegno dell’istituto per la piena integrazione dei diversamente abili nel mondo della scuola e del lavoro, ma attenzione a ciascun bambino che impara il significato della libertà di esprimersi nel pieno rispetto del suo percorso di evoluzione psicopedagogica. Non pensate che sia un istituto obsoleto per ideologia, conservatore per principio, se non per il rispetto della scelta religiosa fatta dalle suore, ma una scuola che si adegua ai tempi che cambiano e che presenta un modo alternativo di imparare, molto più a misura di bambino, che passa dalla famiglia alla famiglia».
In cantiere tanto: un pacchetto di progetti che coinvolgono la cittadinanza e che forma intere generazioni di professionisti nell’apprendimento de linguaggio Lis, delle più moderne tecniche di insegnamento per docenti di ogni grado, volute nel suo istituto a testimonianza di una presenza tutt’altro che marginale. Tra i fiori all’occhiello del Pof di questo anno scolastico, molta carne sul fuoco: un progetto sull’alimentazione in 7 moduli curato dal dott. Mimmo Colapinto dal titolo “Attenti al piatto-mangiar bene si può”, che completa il piano alimentare seguito dalla mensa delle suore secondo una tabella definita e predisposta dalla Asl locale, un progetto sullo sport, “Sportivamente a scuola”, con particolare attenzione all’aspetto psicomotorio strettamente inteso, ed una serie di tornei previsti in accordo con il Coni, con cui l’istituto è convenzionato; ultimo, ma non per questo meno importante, un progetto sul rispetto della natura “E’ ora di piantarla”, per insegnare ai bambini quanto perfetta sia la natura dal momento in cui si pianta il seme a quello in cui si gusta il frutto della pianta, fosse solo quello della sua bellezza nel creato.
E mentre il mio incontro con la suora è alle battute finali per l’arrivo di una lieta notizia di una vita che nasce, c’è ancora posto per un’ultima raccomandazione.
«Aiutami a far sapere sui tetti, come Gesù insegna, che non siamo da sole, ma siamo qui al servizio di un’intera cittadinanza che può gustare la presenza di Dio, fonte di ispirazione esclusiva del nostro operato, nella piazze, alla luce del sole, dove la nostra povertà di umili servitrici del vangelo offre l’occasione di una vera e sentita testimonianza».
Le prossime sfide? Mica cotiche: una scuola a favore dell’integrazione dell’immigrazione, già impegnata in tal senso, e un taglio più europeo tanto per dimostrare che l’istituto non è rimasto nel presepe.
Una stretta di mano rubata tra un bambino che arriva e una mamma con una lunga lista di raccomandazioni, e via in questa fredda giornata di inverno, in cui forse non è stato un caso che ci sia visti in occasione della festa di Don Bosco!
Caso o che?
Mimmo Palummieri – Fonte: manduriaoggi (2012)
«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: storiadeisordi@gmail.com
“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini